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Cerro Torre, Salvaterra: è Detassis a smentire Maestri, non può essere un errore

PINZOLO, Trento – “Non credo che la foto possa risalire alla spedizione del 1958 e che quello ritratto in foto sia Luciano Eccher. Mi sono fatto mandare dalla Sat di Trento tutte le fotografie e tutte le pagine delle riviste conservate sulle spedizioni del ’58: tra i vari documenti c’è un resoconto di Bruno Detassis che racconta esattamente, giorno per giorno, cosa è stato fatto. Bruno Detassis era molto preciso e di questa salita non parla. Una cosa del genere per il ’58 sarebbe stata la salita dell’anno: uno non può dimenticarsela”. Parla così Ermanno Salvaterra, alpinista trentino ed esperto conoscitore del Cerro Torre, chiamato in causa dallo stesso Rolando Garibotti nella vicenda riguardante la foto “sbagliata” o “rivelatrice della verità”, pubblicata sul libro di Cesare Maestri. Ecco cosa ci ha spiegato.

La tomba di Egger (photo Ermanno Salvaterra)
La tomba di Egger (photo Ermanno Salvaterra)

Garibotti dice che la sua scoperta è nata guardando e riguardando quella foto sul libro di Maestri insieme a te. Com’è andata?
È successo 3 anni fa. Fino a quando non me l’ha detto Rolo io non avevo mai pensato a quella foto, non mi ero mai chiesto chissà che punto della parete è. Io cercavo di ritrovarci quella prima parte di parete, di farla combaciare con il racconto di Maestri. Dicevo: magari non ci siamo mai spostati noi in quel punto, per avere un accesso fotografico su quel tratto di parete. Ma ne avevamo parlato. Il casino è uscito quando Rolo ha visto una fotografia di Colin (Haley). Bisogna dire che di solito tutti usano il Colle della Standhardt oggi, per andare sul versante ovest del Cerro Torre, perché è più accessibile dal versante est. C’è solo questo canale di neve dove sì, l’ultima parte è un po’ ripida, ma noi alpinisti saliamo praticamente slegati. Poi quando arrivi di là devi fare due o tre corde doppie, perché il tratto sottostante è su rocce difficili. Di ritorno da ovest di solito non si torna da lì, ma o si fa il giro dallo Hielo Continental dal passo del Viento e del Marconi, oppure si ritorna dall’altro colle che è quello che va alla Bifida, perché se sali di qui trovi un terreno abbastanza facile. Quando Rolo ha visto la foto l’ha subito riconosciuta e me l’ha mandata. Mi ha detto che sarebbe andato lui stesso a verificare da vicino e a scattare una foto: voleva farla esattamente dallo stesso punto in cui era stata scattata.

Cosa dimostra adesso questa foto?
Che quella foto non è stata fatta dove è stato dichiarato. In merito alla spiegazione che è stata data, cioè che la foto potesse risalire alla spedizione del 1958, quella dell’anno prima, e che quello ritratto in foto non fosse Toni Egger ma Luciano Eccher, non credo sia così. Mi sono fatto mandare dalla Sat di Trento tutte le fotografie e tutte le pagine delle riviste conservate sulle spedizioni del ’58 (quelle relative al ’59 le avevo già). Tra i vari documenti c’è un resoconto di Bruno Detassis che racconta esattamente, giorno per giorno, cosa è stato fatto. Bruno Detassis era molto preciso e di questa salita non parla. Quando uno di loro andava da qualche parte, alla sera tornava e raccontava tutto e Detassis annotava, dove erano andati, che quota avevano raggiunto, dove avevano bivaccato, ecc. Ogni volta che si sono spostati Eccher e Maestri hanno fatto cose in giornata. Per fare una cosa del genere, vale a dire partire dal versante est superare il Colle Standhardt e scendere sulla ovest, non sarebbe stata sufficiente una giornata, non ai quei tempi. Una cosa del genere per il ’58 sarebbe stata la salita dell’anno. Uno non può dimenticarsela, era una salita che richiedeva una fatica enorme.

Ermanno Salvaterra (photo Ermanno Salvaterra)
Ermanno Salvaterra (photo Ermanno Salvaterra)

Quindi secondo te è Detassis che in qualche modo smentisce quanto ha dichiarato recentemente Maestri?
Esatto. Non regge neanche che Maestri dica oggi che quella didascalia è sbagliata, perché in tutti questi anni, alla prima ristampa del libro avrebbe potuto farla correggere.

Rolando Garibotti dice che questa foto riapre il mistero su cosa sia successo realmente a Egger. Perché?
Io ho conosciuto bene un amico di Egger, uno che non era un alpinista forte ma che scalava con lui, Edward Müller, che se ne è andato due anni fa. Lui è stato quello che per diversi anni ha dato un aiuto economico a Toni Ponholzer per trovare la via del 1959. Mi sembra che abbia fatto 19 o 20 tentativi, arrivando molto in alto. Lui era amico di Egger e credeva in quella salita. Io l’ho conosciuto perché sono riuscito ad andare dove c’era la tomba di Egger, credo fosse nel 1993. Ho fatto molta fatica, lo confesso: ho praticamente tolto i sassi da terra che coprano i resti di Egger. Si trova in fondo al canale che porta alla Poincenot, in un posto sicuro, tutta la roba è rimasta lì in tutti questi anni. Quando ho trovato la tomba ho avvertito Muller. Me lo ricordo come fosse ora, mi si raggela il sangue: dentro c’era un maglione rosso, all’interno perfetto, com’era quando lo indossava Egger. Era il maglione di un gruppo di arrampicatori di Lienz. Di tutta questa storia la cosa che non ho mai accettato, che non mi è mai piaciuta, è che Toni Egger è morto sicuramente in un modo diverso da quanto è stato raccontato. Secondo Rolo, Egger e Maestri sono andati sul versante ovest, passando dal punto in cui è stata effettivamente scattata la foto, forse perché volevano andare in cima al Torre da Ovest. Rolo dice, tutti quei giorni che hanno detto di aver trascorso in parete al Torre, che cosa hanno fatto? Li avranno passati sul versante ovest, fino a dove siano arrivati non lo so. Anche io ho dei dubbi su cosa sia successo a Egger. Rolo ha parlato con glaciologi argentini per capire se lo spostamento dal punto di caduta descritto da Maestri al punto in cui è stato ritrovato il corpo sia possibile. Ma loro gli hanno detto che è difficile da dire. Maestri dice che è caduto dalla est sotto il Torre, ma il luogo in cui sono stati trovati i resti nei vari anni è molto più lontano, almeno un chilometro a destra rispetto al punto in cui Maestri ha detto che è caduto. E poi è sceso di 700, 800 metri, ma questo non è un problema, è normale che i ghiacciai si spostino.

Insomma, un nuovo capitolo in una storia destinata a non chiudersi..
Io penso che la colpa del fatto che non si sia fatta luce sull’intera vicenda sia del Cai. Guarda la vicenda di Bonatti: il povero Walter ha dovuto aspettare che morisse Desio perché cominciassero a considerare quello che lui aveva detto fin dal primo giorno. Anche qui doveva essere il Cai a tirare fuori la verità, solo che il Cai non farà mai una cosa del genere. Del resto Cesare Maestri ne è membro onorario…

 

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14 Commenti

  1. Quella del torre del 59,e’ la piu’ grande bugia dell’alpinismo.Comunque,nessun grande l’ha mai detta,da messner,a kukuczha,a loretan,a buhl,a boukrief,a bonatti,a inurrategi ecc……………………….a lui,la si puo’ far passare.

  2. Chiedo scusa: quella foto può essere vera. Può essere Egger. E’ sepolto con quel maglione. Rosso. Degli scalatori di Lienz. Può essere stata usata (falso tra falsi) per far bere la storia della salita. Finora aveva funzionato. Peccato che fosse sulla Perfil de Indio (e NON sulla Aguja Bifida – che è distinta – come falsamente – ammò – scrive Filippini sulla Gazzetta).
    Vedi PATAclimb.com – Completing the Puzzle. Quinta foto.

  3. Ormai l’hanno capito anche gli asini che garibotti e salvaterra hanno bisogno di parlare di Maestri, tirando fuori una nuova c@zz@t@ al giorno sulla salita Egger-Maestri, perchè altrimenti non li nota nessuno.

  4. Nulla a che vedere con la classe di un David Lama o Alex Huber e tanti altri, che senza fare i vigliacchi con altri, sono riconosciuti tra i migliori alpinisti al mondo. Come confrontare giganti con gnomi.

    1. Forse non hai visto il film di Lama e quello che dice di Maestri, o non hai letto quello che dice Huber di Maestri. Guarda che all’estero non ce n’è uno che non lo chiami grande falso e ci vanno pesante da sempre. Per forza, se dichiari di aver usato chiodi a pressione e non ci sono, e pubblichi foto con didascalie sbagliate, vuoi anche che ti stendano tappeti rossi? E chiedi ai familiari di Egger cosa pensano di Maestri. Neanche Ghedini riuscirebbe a renderlo innocente

  5. Pace a Cesare Maestri. Mi inchino alla sofferenza che il dramma vissuto della morte di Toni Egger deve aver inciso nella sua anima.
    L’episodio della morte di toni Egger da lui raccontato è senz’altro veritiero, non avrebbe mai potuto inventarlo se non vissuto realmente, vi si coglie tutto il dramma e certi particolari e coincidenze, che chi ha qualche conoscenza di vita (pochissimi) deve riconoscere reali e del tutto in contrapposizione a quel che un uomo razionale possa inventare. Per anni nessuno ha creduto a Bonatti, sarebbe bastato confrontare il suo racconto a quello di Lacedelli e Compagnoni per capire la verità, (io non ho mai avuto dubbi), da quello di Bonatti traspariva l’esperienza, il dramma profondamente vissuto, dagli altri un resoconto superficiale e sciatto che non dimostrava alcuna vera partecipazione di un vissuto in prima persona.(Ma chi aveva il coraggio di intaccare l’ambizione di un paese?). Lo stesso vale per Maestri; ogni altra questione in fondo è insignificante

  6. ma guarda te, perfino il maglione rosso, che solo gli scalatori di Lienz usavano maglioni rossi… strano che ne ho anch’io 3/4 maglioni rossi… praticamente una panzana peggio dell’altra… e tanti ancora ci credono… dai su, sveglia… sviluppina la mattina…

    1. Ma infatti è Egger. Nel 1959. Solo da tutt’altra parte. Magari se ti leggessi le cose prima di fare queste figure. E’ proprio perchè è Egger nel 1959 da tutt’altra parte che oltre al fatto che non si è mai trovata traccia della via che diceva di aver fatto c’è un’altra prova colossale che ha raccontato il più falso dei falsi. Guarda che io ho un autografo di Maestri ed era per me un mito ma non si possono avere le fette di salame degli occhi. Ha gravemente mentito e detto il falso su una morte

    1. Uno che non ha mai truffato nessuno come invece ha fatto per decenni Maestri e che come tutti era stato ingannato da Maestri. In Patagonia ha anche fatto un bel pò di cose grandi tutte vere. Ferrari, Orlandi, Salvaterra, Della Bordella e Schiera sono gli italiani che hanno fatto di più in Patagonia

      1. sono trentino e di parte come alby, ma dimenticare leoni, giordani, sarchi, nadali e altri per sostituirli con giovani freeclimber che “ripetono” mi sembra un commento alpinistico poco obiettivo

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