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La bufera sui piumini Moncler: questione animalista, di lusso o attacco al marchio italiano?

piumaMILANO — L’indignazione dilaga su giornali, tv, radio e soprattutto sul web. Da 48 ore, dopo l’attacco della trasmissione Report di Milena Gabanelli ad una delle aziende italiane più conosciute del mondo, la Moncler e i suoi piumini sono sulla bocca di tutti. Si discute di oche spennate vive, di prezzi esagerati, di dubbia qualità e di delocalizzazione che impoverisce l’Italia: queste le accuse lanciate dalla trasmissione, ma l’azienda italiana nega tutto e rispedisce al mittente affermando di usare solo fornitori qualificati e certificati al rispetto degli animali. Si finirà probabilmente in causa. Nel frattempo, qualcuno inizia a domandarsi se – pur nel diritto d’inchiesta – non suoni stonato un attacco così “personale” al noto marchio di lusso, la cui storia è legata all’alpinismo e in particolare alla prima salita del K2.

La trasmissione di Report, nota per le sue inchieste audaci e provocatorie, è andata in onda domenica 2 novembre su Rai 3. A suscitare in maggior misura lo sconcerto e lo sdegno dei telespettatori, le immagini su come vengono spennate le oche vive in Ungheria, da dove per la verità, nessuno ha dimostrato arrivino le materie prime di Moncler, tantomeno il servizio di Report che allude ma si interrompe alla domanda diretta.

La notizia ha fatto subito il giro del web, dove si è scatenato di tutto di più. Commenti, tweet, insulti sulla pagina Facebook, petizioni di ogni genere ed è nato, come ultimamente capita spesso con qualsiasi polemica in atto, l’hashtag che invoca al boicottaggio. Risultato: ieri in Borsa il titolo Moncler è crollato ed è stato sospeso per eccesso di ribasso (-6,87% teorico), anche se in mattinata il titolo è tornato sul mercato ed è in leggera risalita.

Durissima la reazione dell’azienda, che ha dato mandato ai propri legali di difendersi in tutte le sedi. Moncler – marchio diventato italiano dopo l’acquisizione dell’azienda da parte di Remo Ruffini – definisce “strumentali” i servizi di Report e dichiara che “utilizza solo piuma acquistata da fornitori obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali”.

“Moncler specifica che tutte le piume utilizzate in Azienda provengono da fornitori altamente qualificati che aderiscono ai principi dell’ente europeo EDFA (European Down and Feather Association) – si legge nel comunicato ufficiale apparso ieri sera sul sito dell’azienda -, e che sono obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali, come riportato dal Codice Etico Moncler. Tali fornitori sono ad oggi situati in Italia, Francia e Nord America. Non sussiste quindi alcun legame con le immagini forti mandate in onda riferite a allevatori, fornitori o aziende che operano in maniera impropria o illegale, e che sono state associate in maniera del tutto strumentale a Moncler”.

Moncler precisa inoltre che “per quanto riguarda la produzione, come già ha comunicato inascoltata a Report, produce in Italia e in Europa: in Italia quantità limitate, e in Europa nei luoghi deputati a sostenere la produzione di ingenti volumi con elevato know-how tecnico che garantisca la migliore qualità riconosciuta a Moncler dai consumatori. Moncler non ha mai spostato la produzione come afferma il servizio, visto che da sempre produce anche in Est Europa. In Italia ha mantenuto collaborazioni efficienti con i migliori laboratori”.

C’è poi la questione del lusso. Secondo report, i piumini che Moncler vende a mille euro ne costano in realtà meno di 100. I dubbi sulla qualità andranno risolti, ma il prezzo resta un problema piuttosto astratto, visto che nel settore lusso i prezzi alti sono un “must” legato al marchio e non certo alla materia prima. E visto che il cliente finale, da sempre, è disposto a pagarli proprio in quanto simbolo di un certo status.

In ogni caso, questa la risposta dell’azienda: “Per quanto riguarda i ricarichi, il costo del prodotto viene moltiplicato, come d’uso nel settore lusso, di un coefficiente pari a circa il 2,5 dall’azienda al negoziante, a copertura dei costi indiretti di gestione e distribuzione. Nei vari Paesi la distribuzione applica poi, in base al proprio mercato di riferimento, il ricarico in uso in quel mercato. È evidente quindi che le cifre menzionate nel servizio, che prendono in considerazione solo una piccola parte del costo complessivo del prodotto, sono del tutto inattendibili e fuorvianti”.

Resta dunque la questione animalista, a cui allude Report e a cui Moncler ha dato risposte chiare nelle ultime ore. Ma in attesa che la causa arrivi in tribunale, come annunciato sui giornali, ci permettiamo di domandarci perchè una questione di tale ampiezza sia stata utilizzata – invece che per una campagna internazionale – per attaccare un singolo marchio, simbolo italiano del lusso nel mondo. Forse perchè fa più “rumore” di una campagna per salvare le oche?

Quanti prodotti contenenti piume troviamo sul mercato? Dalle giacche alle pantofole, dai prodotti di marca a quelli delle grandi catene, dai cuscini alla biancheria da letto, non tutti vantano una tracciabilià del prodotto nè possono garantire che le piume siano prodotte in paesi come l’Italia, dove – come ha ricordato la Lav in queste ore – la spiumatura in vivo è vietata da anni.

Quanto durerà, dunque, l’indignazione e l’appello al boicottaggio? (Sembra ormai lontana la polemica sull’uccisione dell’orsa Daniza, i cui fautori volevano boicottare le vacanze in Trentino, ma ora stanno prenotando per i mercatini di Natale).
E quanto è giusto che duri, visto che effettivamente nemmeno Report dimostra in alcun modo che Moncler utilizzi piume derivanti da questo metodo – piuttosto allude accostando l’immagine del marchio a una domanda a cui l’intervistato non risponde -? Quanto è giusto che realtà italiane solide come questa azienda, simbolo di un’Italia che per una volta domina l’economia invece che subirla, paghino per questo sfogo sui social network dove va di moda l’indignazione facile, ma non l’impegno nè la ricerca effettiva della verità?

Chiediamo anche a voi un parere.

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12 Commenti

  1. Da cittadino vegano che va in montagna dico quanto segue. L’attacco nei confronti di Moncler può benissimo essere stato mirato, si sa che il giornalismo è un’arma tagliente e precisa per chi la sa usare, e non voglio certo discutere queste sacrosante impressioni che molto probabilmente sono fondate. Fare passare questo fatto, però, come un’attenuante no assolutamente. Se è tutto vero ciò che dice Report, Moncler fa schifo a prescindere. Puerile poi il tentativo di addolcire la pillola ancora di più mettendo nel sacco l’incoerenza di chi piange Daniza e poi continua ad andare in Trentino, come se si volesse censurare il diritto all’indignazione e andando in cerca a tutti i costi di motivazioni. Triste, inoltre, vedere lo schema mentale di una società vista a stereotipi e, in questo caso il perpetuarsi, dello stereotipo dell’animalista come un soggetto da caricatura.
    Posso capire l’atteggiamento garantista, però francamente per me l’articolo odora di posizioni ideologiche ben precise…

      1. Beh, mi sono presentato come “cittadino vegano” ci credo bene che si capisca come la penso. Poi però ho affermato che il servizio di Report sarà sicuramente fazioso e di una faziosità oltretutto ben calibrata. Non confondiamo l’affiorare dei propri valori con la faziosità e l’avere i paraocchi. Se hai letto bene, con Moncler sono stato addiritura garantista,ammettendo che il ragionamento sussiste solo impicando la verità del servizio. Hai letto bene il mio commento?

  2. Quelle di Report sono inchieste giornalistiche (perdipiù all’interno di una rete televisiva pubblica) e non giudiziarie. Quindi hanno lo scopo – nei limiti del diritto di cronaca costituzionalmente garantito – di porre dei dubbi su comportamenti poco trasparenti di certi soggetti, e non di accertare verità (di competenza di ben altri organi).
    Fa specie constatare che il presente sito Montagna.Tv abbia un atteggiamento così apertamente critico nei confronti della trasmissione pubblica e così apertamente indulgente nei confronti dell’azienda privata oggetto del servizio.
    Invito gli utenti a riflettere.

    1. se le notizie sono false non c’è nessun diritto di cronaca…
      Brava Montagna TV che ha atteggiamento critico. Le notizie devono essere vere ! Altrimenti ne va della credibilità delle ( poche ) ditte italiane che ancora ci sono

      1. Gent. Sig. Max, non sapevo che Lei fosse il giudice dell’instaurato procedimento penale, e che già abbia raccolto le prove della colpevolezza dei giornalisti…? Se non è così, quanto affermato da Report è vero fino a prova contraria. Si tratta di un principio cardine di ogni nazione civile. Le gravi notizie riportate da Report saranno vagliate da chi di competenza, e se false, i colpevoli puniti (per la cronaca, Report è stata innumerevoli volte querelata, ma mai condannata. Ci sarà un motivo…). Fino a quel momento l’indignazione è più che giustificata, e tutti (soprattutto altri giornalisti come Montagna.Tv) hanno il dovere di vigilare su come procede l’accertamento della verità, ma senza sputare sentenze.

  3. In effetti anche io mi sono domandato perchè ce l’avevano con Moncler visto che nessuno nei servizi dice che le piume provenivano da oche spennate in quel modo.

  4. A me sembra che la critica sia rivolta ai pecoroni del web che si scagliano contro il diavolo del momento e poi il giorno dopo si dimenticano. E su questo concordo pienamente.
    Riguardo Moncler posso dire che non ho mai comprato piumini di quell’azienda perchè mi sembra ridicolo spendere quei soldi per una giacca, non doveva dirmelo report che il costo delle materie prime non giustifica tanta follia.

  5. ci sono tanti altri tipi di imbottiture…per la giungla metropolitana….duvet indispensabile solo per alpinisti.Nel caso specifico ci sono moltissime ditte che usano piumino…scorretto evocare spesso la sola ditta griffata…c’è da sospettare …e la causa intentata la vedo ardua.Tanto in ogni caso chi paga ???la Rai o la Giornalista ??

  6. Difesa d’ufficio dello sponsor della spedizione “K2 60 anni dopo” a cui Montagna.tv è legata a filo doppio? Temo che il commento non verrà pubblicato

  7. Il servizio l’ho visto solo in parte, quindi sulla questione oche non mi pronuncio. Quello che ho visto era la parte sulla lavorazione, e il paradosso che quando Moncler era “francese” produceva in Italia, ora che è “italiana” produce in Moldova, anzi in un’enclave clandestina, la Transnistria. Condivido il giudizio sul facile sdegno dei social network, facili ad infiammarsi ma corti di memoria

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