Scienza e tecnologia

Everest: operativa la stazione Abc-Pyramid

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KATHMANDU, Nepal — E’ un giorno importante per la ricerca scientifica italiana: la stazione di rilevamento atmosferico più alta del mondo, la ABC-Pyramid, è totalmente operativa e ha cominciato a raccogliere dati sulla composizione dell’atmosfera che sovrasta l’Himalaya e il plateau centrasiatico.

Ne dà notizia il responsabile scientifico del progetto, Paolo Bonasoni (nella foto sopra, a sinistra):  "Oggi domenica 19 febbraio alle 16.30 il laboratorio Abc-Pyramid situato a 5079 metri di altezza in prossimità della Piramide Ev-K²-CNR ha ufficialmente iniziato l’attività scientifica". 

"Sono attivi cinque campionatori  – prosegue Bonasoni – per determinare le caratteristiche ottiche, chimiche e fisiche degli aerosol (black carbon incluso) oltre a misure continuative di ozono e di tutti i parametri meteorologici. Oggi è pure iniziato il campionamento "in flask" che permetterà la determinazione dei gas clima-alteranti. Questa attività è costantemente seguita dalla Piramide e, grazie ad un sistema di connessionne satellitare, dall’Istituto Isac-Cnr di Bologna".

Si tratta di un successo scientifico e tecnologico di grande rilievo. Quella scintillante Piramide di vetro e alluminio, e la relativa stazione di monitoraggio atmosferico, sono gioielli di tecnologia italiana incastonata nel cuore dell’Asia. "Sono il simbolo della nostra professionalità, della nostra capacità di fare ricerca scientifica – ha commentato il presidente del Comitato Ev-K²-CNR, Agostino Da Polenza. Ma anche della nostra capacità di lavorare in equipe e cooperare allo sviluppo dei Paesi asiatici". 

Si è trattato di un’impresa straordinaria. Diciotto tonnellate di materiali sono stati trasportati a oltre 5000 metri di altezza. A mettere i bastoni fra le ruote agli uomini e alle donne del Comitato Ev-K²-CNR ci aveva pensato il tempo. Con temperature fino a 25 gradi sottozero e raffiche di vento a 150 chilometri l’ora che avevano letteralmente devastato la struttura metallica esterna della stazione. 

L’equipe di Da Polenza, tuttavia, non si è persa d’animo. Sotto la direzione di Guido Salton – guida alpina e tecnico di grande esperienza – nel giro di due settimane un gruppo di carpentieri, falegnami, elettricisti ricercatori ha ricostruito lo shelter, utilizzando del solido legno fatto arrivare in loco attraverso due voli degli elicotteri Mi-17 che hanno traportato ulteriori 4 tonnellate di materiale.  
 
Poi è toccato all’alimentazione elettrica della struttura, garantita da un sistema fotovoltaico costituito da 16 gruppi da sei pannelli ciascuno, che producono un’energia elettrica pari a 16 kilowatt, sufficienti a illuminare cinque appartamenti occidentali. L’energia viene accumulata in 120 batterie che garantiscono alla stazione una autonomia di circa 3 giorni, in condizioni di totale assenza di sole.  

"E’ stato un lavoro complesso – spiega Da Polenza -. Abbiamo fatto di tutto per rispettare la tempistica e gli impegni presi. Abbiamo lavorato all’esterno a mani nude, carichi come muli, con condizioni climatiche davvero proibitive per riuscire a mettere in piedi questa stazione che fa parte del progetto Abc (Atmospheric brown clouds) dell’Unep,  il programma di protezione dell’ambiente delle Nazioni Unite. La soddisfazione di esserci riusciti ripaga gli sforzi. Sono stati tutti molto bravi".

Infine si è arrivati alla taratura dei sofisticati strumenti della stazione. E quindi alla trasmissione dei dati: " Dall’interno dello shelter – spiega Bonasoni – il computer invia i dati atmosferici rilevati dagli strumenti al server della Piramide attraverso una rete in fibra ottica o una connessione wi-fi di back-up. E dal server, tramite un collegamento satellitare fisso, i dati vengono trasferiti in tempo reale al centro di controllo situato presso l’Isac di Bologna".  

Insomma, un sistema ad altissima tecnologia. Tanto preciso da far invidia ai colleghi stranieri che partecipano all’Abc, molti dei quali appartengono alla Nasa. "L’invio dei dati verso la Piramide e verso Bologna – precisa Bonasoni – avviene già da una decina di giorni, in modo perfettamente funzionante e funzionale". 

Giustificata dunque la soddisfazione del responsabile scientifico: "Un ringraziamento a chi, qui in Himalaya, ha reso possibile questa eccezionale prestazione: Giampietro Verza, Guido Salton, Marco Pesenti, Ubaldo Bonafè, Daniele Palazzina, Beppe Monti, Ulisse Frosio, Andrea Salton, Marco Vallesi, Maurizio Gallo, Ugo Pegurri, Cristina Piolini, Agostino da Polenza, Elisa Vuillermoz, Hervè Venzac, senza dimenticare quanti, a Bologna e Bergamo hanno contribuito: Fabrizio "Biko" Roccato, Angela Marinoni, Paolo Cristofanelli, Francescopiero Calzolari, Alberto Cortinovis, Chiara Belotti, Beth Schommer e Gianni Tartari".

 
Ma a questa strordinaria impresa hanno dato il loro contributo determinante anche la squadra nepalese composta da Norbu Sherpa, Pasang Sherpa, Kesar Bahadur Kc, Sarki Dorjee Tamang, Jettha Raj Bahadur Rai, Tanke. E poi tutti i carpentieri, il capo dei falegnami Tsirring nonchè le strutture di appoggio a Kathmandu come la Cho-Oyu Trekking di Nima Nuru Sherpa.
 
Insomma di è trattato di un lavoro d’equipe enorme. "Come dimenticare poi Hari Shrestha e Krishna Das Shrestha e l’impegno di tutto lo staff del Representative Office di Ev-K²-CNR. E anche e soprattutto quello degli amici del Ronast e dei Ministeri e delle Istituzioni che ci supportano e collaborano con noi in questa grande avventura della scienza sul tetto del mondo", ha concluso Agostino Da Polenza.  
 
Wainer Preda

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