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Divieto di escursioni in quota? Un’umiliazione per i professionisti, intervista a Fabio Salini

Fabio Salini (photo courtesy FB)
Fabio Salini (photo Daniele Castellani – www.danielecastellani.com)

BERGAMO — Divieti in montagna. La polemica sulla loro utilità e opportunità si è riaccesa dopo le ordinanze comunali emesse nei giorni scorsi su Grigna, Grignetta e Gran Sasso. Quest’ultima, che è stata poi ritirata, è stata la più criticata perchè il divieto di escursioni non era ristretto ad un evento eccezionale, ma si estendeva a tutti i casi in cui vi fosse pericolo valanghe 3 o superiore. In questa intervista Fabio Salini, guida e istruttore delle guide alpine della Lombardia, spiega il punto di vista di chi, in montagna, ci va per professione, sottolineando com questi divieti hanno risvolti molto pesanti per il loro settore, anche se vengono emessi più che altro per “lanciare un segnale” al pubblico generico. “Bisognerebbe far partire la formazione dalle scuole come in altri Paesi” dice Salini.

Fabio, da guida, qual è la prima cosa che hai pensato quando hai saputo di questi divieti?
Ho pensato che il diritto di muovermi e di poter lavorare sul mio terreno veniva meno. Mi sono cadute le braccia, è stata una mortificazione. Ho dedicato tutto il mio percorso professionale cercando di apprendere conoscenze relative alla movimentazione sul terreno di avventura e da qualche anno a questa parte come istruttore delle guide cerco di trasmettere queste esperienze alle future guide alpine. Poi i sindaci emettono queste ordinanze che impediscono ai professionisti di svolgere la loro professione.

Intervistati, si sono detti consapevoli del fatto che fosse più un “segnale” che un provvedimento realmente punitivo. Ma per una guida che ricadute ci sono?
Questo “segnale” può essere interpretato e utilizzato in futuro da altri Comuni. Le ricadute sono molteplici:
– Limitazione geografica delle nostre gite alpinistiche e sci alpinistiche
– Nessun riconoscimento della nostra formazione di figura professionale
– Creano dei precedenti importanti che possono essere presi ad esempio da altri comuni che si vogliono lavare le mani dalle responsabilità sul loro territori
Vale soprattutto nel caso del Comune dell’Aquila il divieto di fuoripista va di pari passo con il bollettino nivologico. Se il grado di pericolo è 3 o maggiore (4 o 5) il divieto permane. Nella stagione invernale il pericolo 3 e 4 si traducono, per le guide, in un sacco di giorni di lavoro persi.

Secondo te hanno valutato queste cose?
No. Spero di no.

Da guida come affronteresti il problema?
Informazione e formazione.

La formazione è la soluzione migliore, concordano tutti. Ma richiede una partecipazione attiva da parte dell’escursionista che non sempre è disponibile. Che fare allora?
La formazione sarebbe interessante farla partire da molto lontano. Dalle scuole materne e dalle scuole Primarie come viene fatto in altri paesi. Questa sarebbe una proposta interessante. Uno o più progetti pilota che potrebbero portare avanti, in collaborazione con le Guide alpine, proprio i Comuni che si sono distinti per i divieti. Viviamo ai piedi delle Alpi, sarebbe un passo avanti per la cultura delle nuove generazioni.

Dal punto di vista pratico, quelle montagne sono forse frequentate più da escursionisti generici che da guide con clienti, persone che forse capiscono meglio la lingua dei divieti che dei bollettini. Cosa ne pensi?
Non mi risulta che le guide non operino sulle montagne oggetto del contendere. Comunque questi divieti sono facili da emanare, ma non fanno cultura.

Nei panni di comuni, Cnsas e Protezione civile, cosa faresti/avresti fatto per lfar comprendere l’eccezionalità del fenomeno di questi giorni?
Informazione e prevenzione. Magari aprendo un TG regionale proprio con una comunicazione che evidenzi l’eccezionalità delle precipitazioni legate al clima caldo di questi ultimi giorni indicando la presenza del pericolo 4 su una scala fino a cinque.

Secondo te è vero che oggi c’è più gente che va in montagna, ma che ci va in modo un po’ inconsapevole, sprovveduto oppure troppo presuntuoso? Perchè?
Nel periodo invernale l’impennata in termini di presenze è stata data anche dai ciaspolatori, una disciplina che conta molti appassionati. Per molti frequentatori della montagna invernale (fortunatamente non per tutti) investire nella propria sicurezza non sembra essere una priorità.

Altro da aggiungere?
Uno o più incidenti sulla A4 non comportano la chiusura dell’autostrada. Le numerose morti dei cercatori di funghi non vengono risolte con ordinanze che ne impediscano la raccolta.

 

 

Foto: Daniele Castellani http://www.danielecastellani.com

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