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Senza attrezzatura nè preparazione: ecco perchè le valanghe in Himalaya sono mortali

Fissaggio corde sull'Everest (Photo courtesy alpenglowexpeditions.com)
Fissaggio corde sull’Everest (Photo courtesy alpenglowexpeditions.com)

NEW YORK, Usa — Niente Artva, pala e sonda. E nessuna formazione sulla valutazione del pendio e sull’autosoccorso. Ecco il perchè di tanti incidenti mortali in Himalaya causati delle valanghe. Spesso, le vittime sono le squadre di sherpa che attrezzano la via, e che si muovono per prime sul pendio: è necessario dotarli di attrezzatura e preparazione adeguata. Ecco in sintesi l’appello lanciato in rete nei giorni scorsi da Adrian Ballinger, nota guida alpina americana e fondatore della Alpenglow Expedition.

Ballinger, ex guida della Himex di Russell Brice, ha condotto più di 100 spedizioni in Himalaya. La sua società organizza spedizioni quasi “d’elite”: nota per l’alta qualità del suo lavoro, conduce solo piccoli gruppi di clienti accompagnati da guide alpine, tutte certificate American Mountain Guides Association. Durante le spedizioni 2013, Ballinger si è trovato però ad aver a che fare con 3 incidenti da valanga durante la messa in sicurezza della salita, a suo parere affrontati in modo inadeguato. E ha deciso che è tempo di fare qualcosa.

“Troppo spesso sherpa o alpinisti vengono travolti da valanga mentre fissano le corde – scrive Ballinger sul suo blog e per Explorersweb -. Il loro lavoro è certamente rischioso, perchè spesso sono i primi a salire dopo periodi di maltempo. Ma a mio avviso il problema più grosso è la mancanza di informazione e di strumenti di autosoccorso come Artva, pala, sonda. La situazione deve cambiare, ed è una responsabilità nostra, delle spedizioni commerciali, oltre che di organizzazioni locali come la Nepal National Mountain Guides Association o la Guias de Montana del Peru”.

“Per anni ho sentito dire che le valanghe in Himalaya sono così distruttive che Artva pala e sonda sarebbero inutili – prosegue la guida -. Non c’è niente di più falso. Abbiamo regolarmente a che fare con neve fresca e ventata, che provoca valanghe a lastroni. Spesso non sono tali da causare incidenti mortali, l’attrezzatura di autosoccorso potrebbe salvare diverse vite. Questi strumenti potrebbero anche aiutare nella ricerca dei corpi, spesso lunga e pericolosa per i soccorritori che non hanno mezzi adatti a condurla. L’unica ragione che vedo per non dotare le squadre di questi materiali è il loro costo, ma non è una ragione valida”.

Adrian Ballinger (Photo courtesy alpenglowexpeditions.com)
Adrian Ballinger (Photo courtesy alpenglowexpeditions.com)

Ballinger non ha dubbi. La montagna himalayana va affrontata come qualsiasi altra montagna nel periodo invernale ed è necessaria un’azione mirata di formazione. “Sul Cho Oyu ho visto come questa ignoranza abbia causato un incidente evitabile e una paura irrazionale che ha bloccato la salita di tutti per una settimana – racconta -. Un gruppo do sherpa è stato travolto da un piccolo ammasso di neve ventata su un pendio non attrezzato, ed è caduto per 150 metri fra rocce e ghiaccio. Dopo questo episodio si è diffusa la convinzione che l’intera montagna fosse instabile e gli sherpa si sono rifiutati di salire anche dopo quasi una settimana di sole e assenza di vento. Alla fine, abbiamo attrezzato la salita io ed una guida nepalese, da campo 2 alla cima. Non è stato per arroganza o stupidità. Abbiamo solo usato l’esperienza nel valutare la montagna, che abbiamo acquisito in anni di formazione e pratica su diversi terreni. Dobbiamo iniziare a diffondere queste conoscenze a chi lavora in alta quota”.

Ma è realmente così grave la carenza di formazione e attrezzatura sull’Everest e sugli altri 8000? Non tutti sono d’accordo. Ma formazione, aggiornamento e corsi adeguati sembrano essere davvero una priorità sulla quale si debba lavorare. Su questi temi abbiamo voluto chiedere il parere ad una guida alpina nepalese, Tendi Sherpa, in possesso del patentino internazionale dell’Uiaa, e ad uno degli alpinisti più esperti nel campo delle spedizioni e dei soccorsi in Himalaya, Silvio “Gnaro” Mondinelli.

A loro abbiamo chiesto anche un parere sulla rissa all’Everest della primavera scorsa che, secondo Ballinger, avrebbe creato diffidenza e ostacoli al clima di collaborazione necessario per un cambiamento di standard nelle salite himalayane. “Ho notato che molti occidentali si tengono a distanza dagli sherpa che attrezzano la via – scrive -, non vogliono intromettersi: è la conseguenza peggiore che potesse venire da quella brutta vicenda. Le guide hanno grande esperienza e devono partecipare ai processi decisionali sulla via da attrezzare. Solo lavorando insieme, noi e i locali, possiamo rendere più sicura la salita di tutti”.

 

INTERVISTA:
Gnaro Mondinelli: Artva, pala e sonda? Forse. Ma sugli 8000 è più importante l’aggiornamento

INTERVISTA:
Tendi Sherpa: l’esperienza di una guida garantisce sicurezza. Ma in Nepal sono poche

 

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