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Litigi all'Uli Biaho, Saro Costa lascia la spedizione. I Ragni proseguono sulla Ovest

Uli Biaho (Photo courtesy www.ragnilecco.com)
Uli Biaho (Photo courtesy www.ragnilecco.com)

ISLAMABAD, Pakistan — Sta entrando nel vivo la spedizione dei Ragni di Lecco Matteo Della Bordella e Luca Schiera, che insieme a David Bacci e Silvan Schupbach stanno tentando di salire una via nuova, in stile alpino, sulla parete Ovest della torre di Uli Biaho, e non più sulla Sud Est come da programmi iniziali. Nel vivo dell’azione e nel vivo della polemica. Se sul campo gli alpinisti stanno aprendo i primi tiri della via a sinistra dello spigolo Giordani, dall’Italia Saro Costa, fino a qualche giorno fa anche lui membro della spedizione, racconta sul suo blog del litigio che l’ha portato alla decisione di lasciare il gruppo e rientrare a casa dopo solo un giorno dall’inizio dei lavori in parete.

“Eravamo un gruppo pronto per provare una nuova via nel gruppo di Trango – esordisce Saro Costa nel report pubblicato sul suo blog il 15 luglio -, è successo qualcosa, sono nate discussioni e ognuno ha fatto la propria scelta con relative conseguenze. Ho avuto l’occasione di partecipare a questa spedizione con i Ragni di Lecco e ho deciso di provarci. Di tutti conosco bene solo David. Questo credo sia il punto cruciale della situazione che è venuta a crearsi e cioè aver accettato di partire con persone che non si conoscono bene”.

I problemi secondo il racconto dell’alpinista milanese, sorgono al primo giorno in parete. Della Bordella e Schupbach salivano per primi, seguiti da Costa e Bacci. Schiera era rimasto al campo base con Arianna Colliard, che è in spedizione con i ragazzi per curare la documentazione video e fotografica. Durante la salita la seconda cordata decide di fermarsi a 5050 metri, la prima invece di continuare. I 4 alpinisti avrebbero dovuto rincontrarsi sulla via del ritorno per scendere insieme, ma l’incontro non è avvenuto: secondo Costa perché gli altri due non si sono attenuti agli accordi presi e sono ridiscesi invece da un’altra via, senza preoccuparsi dei compagni in parete che invece erano fermi ad aspettarli.

Una volta ritrovatisi tutti al base è nato il diverbio a seguito del quale Costa ha deciso di non tornare sulla montagna con i suoi compagni e di rientrare in Italia. Dal suo punto di vista infatti, il fatto gravissimo era che Della Bordella e Schupbach non si fossero preoccupati di loro in parete.

“Voglio evidenziare che tutte le discussioni si sono svolte in modo civile – scrive Costa -, con tutti i membri in grado di intendere e di volere e analizzando tutte le questioni quindi nessuno ha agito di nascosto o slealmente. Decido di scendere portando via tutto il mio materiale, in breve mi rendo conto che il materiale portato da me non era indispensabile alla spedizione e quindi ho deciso di prendere tutto, non per ragioni economiche ma per principio. Nessuno dei membri mi ha chiesto di lasciare qualcosa. Comunicando la lista del materiale che avrei preso, Matteo non mi ha dato ascolto dicendo che non gli importava niente mentre David e Luca sanno cosa ho preso e per loro andava bene. Mi è stato chiesto e ho lasciato tutto il materiale Adidas che mi era stato fornito (compresa la giacca e quindi mi sono preso un giorno di pioggia) e anche le sei barrette e la busta di sali e disinfettante per l’acqua che avevo preso per il trekking di ritorno (bevuto e mangiato con i portatori quindi mi sono preso una bella diarrea)”.

Nei giorni dopo Della Bordella e Schiera, insieme Bacci e allo svizzero Schupbach sono ritornati sull’Uli Biaho. La nuova via scelta si trova sulla parete Ovest a sinistra dello spigolo Giordani. Secondo l’ultimo aggiornamento pubblicato sul sito dei Ragni “i tre sono riusciti a salire in stile alpino per due giorni, bivaccando in parete, fino a quando il peggioramento delle condizioni meteo non li ha costretti a rientrare. Per tentare di completare la via il gruppo dovrà ora aspettare una nuova finestra di bel tempo. Come già si era capito nei precedenti contatti la difficoltà di questa salita non è solo in parete: l’avvicinamento è già di per sé una bella rogna, con tratti delicati ed un impegnativo traverso su ghiaccio attorno ai 75 gradi”.

I ragazzi pertanto attualmente sono al campo base, ma stando a quanto ci ha spiegato Fabio Palma, presidente dei Ragni di Lecco, utilizzano il telefono satellitare solo saltuariamente e per comunicazioni importanti, pertanto un eventuale loro commento alla vicenda non può che essere rimandato. Nel frattempo quindi, abbiamo parlato proprio con Palma.

“Il post parla da sé – ci ha detto -, preferisco non aggiungere altro. Saro non si è sentito di continuare ed è tornato indietro, va bene così. Certo in una spedizione leggera come questa il materiale serve tutto, non c’erano grandi carichi trasportati da elicotteri. I ragazzi hanno portato il materiale necessario all’apertura di una difficile via all’Uli Biaho. Abbiamo faticato a trovare materiali e copertura economica per tutti. Poi ognuno è libero di dire se non se la sente, è libero di tornare indietro. Quanto alle altre decisioni bisognerebbe rifletterci un po’. Per quanto mi riguarda io rimango concentrato solo spedizione: la via è dura e i ragazzi hanno affrontato anche un traverso su ghiaccio di 75 gradi, insomma è  impegnativo”.

Il Blog di Saro Costa: http://sarocosta.blogspot.it
Foto e info: www.ragnilecco.com

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13 Commenti

  1. Fatemi capire. Questo Costa, di 23 anni, se ne va portando via del materiale? Mi rendo conto in breve che il materiale non gli serve? ma era lui il capo spedizione? E pubblica un racconto di parte mentre gli altri non lo sanno? Bell’elemento che si sono portati dietro

  2. non è la prima volta che “qualcuno” fa di testa propria. Come non dimenticare il cambio di nome alla via della Torre Egger ?

    EGOISTA !!!

  3. ha fatto bene il Saro a lasciare li l’infimo indumento adidas e ha portarsi via il suo materiale (leggete il suo blog)…il Teo si sta montando la testa! Arrampicare ed essere un uomo vero di solito vanno insieme non separati…dai Teo ripigliati, almeno fallo per chi ti ha stimato 🙂

  4. Si va diffondendo la prassi di dare risalto a quelli che urlano e si lamentano invece che a quelli che fanno. Meno male che rimane qualcuno della seconda specie. Forza ragni

  5. Mi perplime il fatto che la via di Giordani, Walde, Venzo e Rosanna Manfrini non sia stata spacciata all’epoca per una salita top mondiale, termine che i promoter dei ragni usano già per la via nuova che faranno ora 25 anni dopo, a fianco e nello stesso stile (speriamo)… probabilmente è solo questione di promozione o esaltazione eccessiva… esagerata come il traverso a 75° su ghiaccio… buona fortuna

  6. La versione dei fatti di Saro Costa, pubblicata sul suo blog, è a mio parere molto precisa e dettagliata. Davvero discutibile il silenzio degli altri alpinisti, e non si tratta di mezzi di comunicazione (visto che hanno un satellitare e gli aggiornamenti sulla spedizione vengono pubblicati). E forse il direttivo dei Ragni invece di “concentrasi sull’attività alpinistica della spedizione”(come scrive sul sito del gruppo il suo presidente), dovrebbero riflettere sul comportamento sconcertante del proprio membro e capospedizione.

    1. Certo. Meglio dare il ruolo di capospedizione a un cittadino che scala da tre anni e che a metá avvicinamento diventa isterico. E se ne torna a casa con le sue caramelle.

    2. Mi permetto un piccolo appunto per riflettere….
      In una spedizione è inevitabile qualche screzio o litigio. Spesso per cazzate cosmiche, ma di fondo per pura affermazione della personalità! E qui, da quello che ho letto nelle parole di Saro, c’è stata l’incomprensione e non c’è stata voglia di ricucire. D’altronde chi va a fare una spedizione del genere ha sicuramente una personalità spiccata, forte determinazione e poca propensione al compromesso! Poi, si litiga con la moglie in vacanza, figurati in tenda in Pakistan con la tensione e, perché negarlo, con le ambizioni, i pericoli, e le scelte personali che un viaggio del genere include. Rimane il fatto che le persone mature (parlo avendo letto solo su internet, non so nulla di più) devono capire che spesso, per fare due passi avanti, è saggio farne uno indietro. E questo vale per tutti. Per cui sono dispiaciuto dell’accaduto, ma così stanno le cose. Per concludere con una metafora, se decidi di fare un lavoro in una società, e un collega ti sta sulle balle cosa fai? Te ne vai o continui a lavorare? Fai la tua scelta, con le conseguenze che ne derivano. Lo so che il paragone non è calzante al 100%, ma secondo me ha un senso. Hanno litigato e uno è tornato indietro? Succede, capisco, ma non esprimo giudizi sul merito stretto della discussione. Buoni o cattivi che siano la spedizione va avanti, nessuno ha costretto nessuno ad andare in Pakistan, e se non si ha la visione del progetto globale e ci si ritira, di default, è un errore. Nessuno deve giustificare niente a nessuno. E, per esprimere invece un giudizio, se decidi di andartene non porti via niente, questa la trovo una cosa molto sbagliata! In ogni caso, per correttezza, aspettiamo di sentire tutte le campane, prima di emettere sentenze.

  7. E’ desolante come la gente si divida in fazioni ancora più che gli stessi litiganti. Non è possibile, specie su questioni di questo tipo, rimanere spettatori neutrali? Alla fine sono cavoli loro. Poi ognuno si fa la propria opinione, ma qui vedo già chi parteggia ancora prima che la seconda campana sia suonata

  8. Di questa spedizione a noi alpinisti medi non frega un gran che,dispiace dirlo ma è un fatto…per fortuna che ci sono ste vicende “umane” a renderla alla portata degli interessi della gente altrimenti nessuno ne parlerebbe!!bulna fortuna

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