Alpinismo

Bufera sui Piolets d'or: "un non-risultato indegno". Montagnes e Vertical si dimettono

CHAMONIX, Francia — “Montagnes Magazine, co-fondatrice e co-organizzatrice dei Piolet d’Or, deplora l’esito della 21a edizione, che indebolisce l’evento e il suo status di punto di riferimento nel mondo dell’alpinismo, offusca l’immagine della montagna all’opinione pubblica e non riconosce la vera personalità degli alpinisti che fanno la storia”. Scoppia la bufera sul noto premio alpinistico del Piolets d’or, che nei giorni scorsi ha assegnato la piccozza d’oro a tutte e sei le salite in nomination. Ieri, con parole durissime, la rivista francese Montagnes Magazine si è dissociata dalla decisione, che sin da subito aveva suscitato stupore e perplessita, e ha rassegnato le proprie dimissioni dal premio, di cui è stata fondatrice nel 1991. Lo stesso comunicato annuncia anche le dimissioni dal premio di Claude Gardien, direttore di Vertical.

“La giuria presieduta dal britannico Steve Venables ha voluto sottolineare lo stile alpino e l’esplorazione delle salite – scrive Manu Rivaud, giornalista di Montagnes Magazine, coinvolta nell’organizzazione dei Piolets d’or, nel comunicato di dimissioni -. Tutte queste salite, in realtà erano state messe in evidenza dalle candidature. Ma non meritano certamente di essere ricompensate anche con lo stesso premio, sono troppi i fattori che le differenziano fra loro. Lo scorso 5 aprile la Giuria ha mancato al suo servizio all’alpinismo, non riuscendo a mettere in evidenza queste differenze”.

“Come si può premiare salita del Nanga Parbat (8124 metri) dal Mazeno Ridge allo stesso modo della traversata dello Shiva (6124 metri), senza alcuna amarezza? – scrive ancora la Rivaud -. Averlo fatto è stato come ignorare il concetto di impegno, i problemi dell’alta quota e la capacità degli uomini di innovare. Questo è far perdere la via alle future generazioni. E’ negare la storia dell’alpinismo. È trascurare l’arte di scalare le vette più alte e i suoi artisti, è prendere in giro gli alpinisti che non hanno ottenuto il premio nelle passate venti edizioni”.

Così, senza remore e senza paura, Montagnes Magazine si dimette ufficialmente dal premio che non solo aveva fondato nel 1991 con Groupe d’Haute Montagne francese, ma che avevano anche rifatto insieme nel 2008, dopo una crisi interna dovuta, si dice, alla troppa ingerenza degli sponsor.

Il risultato di questo restyling guidato da Christian Trommsdorff – i “Piolets d’or”, con una “s” in più – è però durato poco. Già al momento dell’annuncio aveva suscitato diverse perplessità per la mancanza di chiarezza delle nuove regole, prime fra tutti quelle della Grivel, storica azienda italiana partner del premio dal 2003. “La forma plurale “Piolets d’Or” modifica profondamente la filosofia originaria che era quella di premiare la più significativa realizzazione dell’anno precedente – avevano dichiarato Betta e Gioacchino Gobbi della Grivel nel 2008, quasi prevedendo il futuro -. Invece ora non si individua più un “primo” ma si avranno 1, 2, 3 o magari addirittura 6 Piolets d’Or. Ci sono poi molti punti non chiari, chi seleziona le nomination e quando viene fatta la selezione, i conflitti di interesse, i criteri con cui sono scelti i membri della giuria. Siamo convinti che la validità di un premio sia nella chiarezza e nella trasparenza dei giudizi”.

E così è stato. Per i primi due anni tutto è sembrato andare liscio. Ma già nel 2012 erano sorte diverse polemiche a causa dell’inspiegabile esclusione dalle nomination di eventi storici come la prima invernale in Karakorum di Denis Urubko e Simone Moro al Gasherbrum II. Oggi, la “riduzione” dell’impresa sul Mazeno Ridge al livello di imprese di alto livello esplorativo ma evidentemente inferiori a livello tecnico, è stato troppo.

E si riparte di nuovo da zero.

 

Per un racconto più dettagliato sulle reazioni all’annuncio dei vincitori fatto il 5 aprile, vedi il reportage di Valentina d’Angella che si trovava a Courmayeur: Piolet d’Or 2013: premiate tutte le salite. Vincono tutti oppure nessuno? 

Per approfondire le salite in nomination: Nomination ai Piolet d’or 2013: le spedizioni nel dettaglio

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6 Commenti

  1. ma che cosa c’entra? va bene l’autostima, ma paragonarsi ai nominati al piolet d’or mi pare troppo. come a dire che siccome c’è sanremo o il festivalbar che eleggono un vincitore allora non c’è più la bellezza o la libertà di cantare.
    la verità è che chi si crede alpinista si prende troppo sul serio e pensa di essere ingiudicabile, insindacabile, al di sopra di sè, degli altri e degli dei.
    Cerchiamo di prenderci meno sul serio. E’ un premio, mica un tribunale, piuttosto un gioco. è bello vincere ma anche veder vincere gli altri, senza tante paranoie.

    1. Vero, è solo un premio, ma proprio per questo l’idea di assegnarlo a tutti i partecipanti ne scredita molto il risultato!! Fa sembrare sia che la giuria non abbia voluto scegliere (per motivi che solo loro sanno) sia che appunto il premio vada “bene per tutti”. Chiaro che tutte le salite in gara erano di altissimo livello, ma un premio è fatto apposta perchè sia una a vincere e non tutte. Poi anche nel caso di un solo vincitore ci sono spesso polemiche, ma scegliere tutti vincitori e come non voler attribuire il premio e quindi sminuirlo

  2. In 2011 il grande alpinista polaco Voytek Kurtuyka scrisse riguardo al Piolet d’Or:
    “I sadly perceive that the world’s turning into “vanity fair”, full of “Idols” “Star Dances” etc. Of course the trap of those awards and distinctions more and more infects and rules the climbing community. I believe this is very much against the spirit of climbing. These awards are bordering with a sort of blasphemy. Would you for instance award publicly a hermit for the years of spiritual practice? We are of course not the hermits, but our experiences sometimes are close to a sort of enlightment that changes our life… I want to preserve those precious moment unspoiled. I can’t trade these moment for a public honors. Many people are trading their souls for the desired award. What consisted initially the challenge or the love of their lives turns into a marchandise on the “vanity fair”. ”

    Anche da leggere la opinione di Marko Prezelj
    http://www.alpinist.com/doc/ALP18/newswire-prezelj-rejects-piolet-d‘or

    Penso che Venables e la giuria sono stati molto bravi a premiare tutti

  3. Un pò di Piolets d’Or fa Salvaterra e Garibotti non parteciparono, benchè nominati, perchè non in accordo con lo spirito della manifestazione.
    Ne consegue che gli alpinisti che erano presenti (molti provenienti da lontano) aderivano allo spirito della manifestazione e quindi si aspettavano di essere o meno premiati.
    Il fatto di aver scelto di premiare tutti penso non sia una soluzione accettabile anche per gli stessi partecipanti piochè sa di presa in giro.
    E’ più di tutti dovrebbeo sentirsi in questa condizione i due inglesi del nanga Parbat che stra meritavano la vittoria.

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