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Piolet d’Or 2013: premiate tutte le salite. Vincono tutti oppure nessuno?

COURMAYEUR, Aosta – Vincono tutti. Il Piolet d’Or 2013 è stato assegnato a tutte e sei le salite in nomination agli Oscar dell’alpinismo consegnati questa sera a Courmayeur. Questa l’inaspettata decisione presa dalla giuria presieduta dall’inglese Stephen Venables: secondo i giurati infatti, poiché le imprese sono state tutte straordinarie in modo molto diverso fra loro non possono essere comparabili, e quindi non si può sceglierne una più meritevole delle altre. E’ l’essenza dell’alpinismo, ben lontano dalle logiche delle gare? Di certo non ci sono traguardi da tagliare, e non è una novità, ma la decisione di sceglierle tutte – o meglio, di non scegliere – ha lasciato la platea a bocca aperta, suscitando molte perplessità. E costituisce per il futuro un pesante precedente.

“Il 2012 è stato un anno eccezionale per il numero di salite innovative che per il loro stile incarnavano i valori del Piolet d’Or – recita il verdetto ufficiale -. Per arrivare a selezionare le sei ascensioni nominate, tutte di altissimo livello, la giuria ha dovuto fare un grande lavoro. Che si tratti di una nuova via su un 6000, di una lunga cresta su un 8000, della conquista di una famosa e mitica montagna o di una scoperta remota, tutte e sei le ascensioni nominate hanno un fattore in comune: sono andate oltre la cima, si sono impegnate in una discesa diversa, ed ogni salita a suo modo ha dovuto affrontare delle difficoltà molto elevate. Per queste motivazioni, la Giuria presieduta da Stephen Venables ha deciso di assegnare il Piolet d’Or a tutte le ascensioni nominate”.

I vincitori del Piolet d’Or 2013 sono quindi: i francesi Sébastien Bohin, Didier Jourdain, Sébastien Moatti e Sébastien Ratel per la via al Kamet; i britannici Mick Fowler e Paul Ramsden per la salita dello Shiva; i russi Dmitry Golovchenko, Alexander Lange e Sergey Nilov per la via alla Muztagh Tower; gli statunitensi Kyle Dempster, Hayden Kennedy, e Josh Wharton per la via al Baintha Brakk-Ogre; i britannici Sandy Allan e Rick Allen per la salita al Nanga Parbat lungo la Mazeno Ridge;  i giapponesi Tatsuya Aoki, Yasuhiro Hanatani e Hiroyoshi Manome per la via al Kyashar.

L’annuncio è arrivato decisamente inaspettato e ha lasciato la platea dei giornalisti, riuniti oggi a Courmayeur, senza parole. Davanti all’obiezione che una vittoria di tutti equivale a una non vittoria, Venables ha risposto che il problema sta nella parola “vincitori”, che in italiano non rispecchia il senso della premiazione: una questione linguistica a suo dire, ma non solo a nostro parere. Secondo l’alpinista britannico presidente di giuria, la scelta è stata presa in linea con i principi del Piolet d’Or che mirano a sostenere un alpinismo puro, a celebrare un’etica delle salite coerente con l’esplorazione e lo stile pulito. Pertanto non è importante stabilire un vincitore, né è realmente possibile visto che non si tratta di uno sport di gara.

“Sette anni fa – ha detto Venables – sono stato nella giuria del Piolet d’Or e quell’anno abbiamo subito la pressione degli sponsor. Il premio si era ridotto a una lotteria. Quest’anno abbiamo preso la decisione in modo unanime”.

Eppure un vincitore è sempre stato trovato nelle 20 edizioni passate della Piccozza d’oro, eppure nei premi, nei festival, persino nei concorsi di bellezza o culinari, un vincitore lo si sceglie: sulla base del gusto, della propria idea di bello, di buono o di difficile, per quello si seleziona una giuria, altrimenti basterebbe un cronometro.

Fatto sta che questa è sembrata ai giurati la decisione che meglio rispecchia il premio alpinistico. Se condizionerà le future edizioni dei Piolet d’or, o se farà in qualche modo perdere di senso e di importanza questo riconoscimento, non è da considerarsi un problema a loro avviso, anzi, sarà probabilmente argomento di discussione tra alpinisti, esperti e giornalisti di settore.

Il premio alla carriera è stato dato a Kurt Diemberger, che si è detto felice del riconoscimento, interpretato da lui stesso per l’insieme delle sue avventure sulle montagne del mondo – dall’attività di film maker a quella di esploratore -, più che per aver scalato in prima ascensione due ottomila.

Quanto alle menzioni speciali a David Lama e Peter Ortner per la prima salita in libera della via del Compressore e a Hayden Kennedy e Jason Kruk per aver schiodato la stessa via, Venables ha spiegato che l’iniziativa è da considerarsi come un incoraggiamento agli alpinisti a scalare in modo pulito e leggero. “Cesare Maestri con i suoi chiodi ha rubato il futuro alle generazioni di alpinisti che sono venute dopo di lui – ha detto il presidente riportando anche l’opinione di Silvo Karo -. La menzione è stata per noi come riconoscere un regalo fatto alla montagna”.

 

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4 Commenti

  1. Non sono d’accordo con questa decisione. Posso capire la difficoltà di scelta, ma scegliere di NON scegliere mi sembra una mossa abbastanza “rinunciataria” di una giuria composta da persone che stimo.

  2. Venables: uno che non ha mai salito pareti estreme, tantomeno il Cerro Torre. Diciamo che l’obiettivo e infangare Cesare Maestri. Stop

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