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La montagna senza mucche è come Venezia senza gondole

Mucche montagnaTRENTO — E’ Lorenzo Dellai, presidente della provincia autonoma di Trento, ad aver pronunciato ieri la frase “La montagna senza pascoli e mucche sarebbe come Venezia senza le gondole”. Lo ha fatto in occasione della “Festa di primavera”, importante fiera organizzata dalla Federallevatori nel capoluogo regionale questo weekend.

In occasione della fiera sono stati ufficializzati i risultati raggiunti dal comparto nell’ultimo anno: le cifre relative a fatturato, produzione e dimensione delle aziende zootecniche, in Trentino, sembrano resistere bene alle asperità del mercato e alle incertezze economiche del periodo. Dellai si è complimentato con gli allevatori, ma ha vouto richiamare l’attenzione generale sulla preziosità di questo settore, troppo spesso trascurato a livello nazionale.

“La tenuta del settore zootecnico è questione che va ben al di là del pur fondamentale Pil – ha detto Dellai – posto che crediamo nell’importanza dell’identità dei territori quale bussola per non perdersi nei flutti della globalizzazione”.

“Gli allevatori sono qualcosa di più di un semplice settore economico – ha detto ancora il presidente della provincia – perché oggi come oggi rappresentano un autentico presidio culturale, uno dei modi con cui possiamo difendere la nostra specificità di gente alpina. Come ho avuto modo di dire altre volte, la montagna senza pascoli e mucche sarebbe come Venezia senza le gondole”.

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6 Commenti

  1. Sono favorevole, basta che anche in alta quota ed in malga non si vedano i silos del mangime con integratori ed i camioncini che arrivano a riempirli !Basta che nei caseifici arrivino cisterne di latte di provenienza trentina !

  2. Anche io sono favorevole, ma sono necessari dei controlli, sopratutto in Appennino (nel mio caso umbro-marchigiano). Qui troppo spesso si vedono mucche che bloccano le strade e tori lasciati pascolare nei prati dove si ritrovano le famiglie. Senza parlare di contaminazioni (elevate cariche batteriche) di falde acquifere principali.

    1. Mirko, premettendo che in generale condivido la tua idea mi viene una battuta: i prati sono per le mucche e i tori non per le famiglie. Tornando seri è vero che un toro libero puo essere pericoloso ma tante volte le famiglie pretendono di riunirsi dove in realtà altre bestie mangiano.

    2. Malghe e pascoli in quota esistono da molte tempo prima che la montagna diventasse passatempo e svago per famiglie. Piuttosto molto spesso ho visto il problema contrario: bambini (ma non solo) che, davanti a genitori indifferenti, tormentano gli animali al pascolo (anche pecore, asini e cavalli, mica solo mucche).

    3. mirko abbia pazienza, premettendo che il bestiame deve essere vigilato soprattutto se in aree limitrofe a strade garantendo l’incolumita’ di tutti , pero’ potremmo anche scendere dal veicolo e fare quattro fischi, si spostano immendiatamente. gli allevatori devono essere sostenuti dalla collettivita’, dovremmo essere tutti loro riconoscenti mangiando magari solo prodotti delle ns rispettive aree e sempre e comunque italiano!!!! e poi le vacche sono splendide………….

  3. Bellissima frase, ma ocorre anche garantire agli alpigiani un giusto guadagno. Al giorno d’oggi non è facile trovare gente disposta a restare per 2 o 3 mesi soli in una baita a 2000 metri – mungere mattina e sera – fare il formaggio – curare gli animali che si ammalano – procurarsi la legna per il fuoco – sistemare il sentiero … Ecc. Ecc. Tutto questo viene fatto con il costante pericolo che qualche fulmine uccida non solo gli animali. Quando siamo a spasso in montagna e per caso degli animali ci sbarrano il tragitto dobbiamo pensare a tutto questo – avere pazienza – mettere al guinzaglio il cane – fare un giro più largo – e magari comprare del burro o del formaggio anche se è più caro del supermercato.
    Ps. per legge i tori non possono esere lasciati liberi al pascolo e le falde acquifere inquinate da sostanze chimiche o radioattive non sono peggio?

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