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Il ghiaccio si fonde: perchè i crolli sulle Dolomiti

Crollo Latemar (photo courtesy www.3bmeteo.com e corriere.it)
Crollo Latemar (photo courtesy www.3bmeteo.com e corriere.it)

BOLZANO — Ogni anno si allunga la lista dei numerosi crolli che interessano le Dolomiti, la cui fragilità viene periodicamente alla luce con lo sgretolamento di guglie e pareti rocciose favorite dagli agenti atmosferici. L’ultimo risale allo scorso 2 Ottobre: è avvenuto sul massiccio del Latemar e ha investito il sentiero che porta al rifugio Torre di Pisa, sopra la seggiovia Absam-Mayerl, tra Oberggen e Pampeago.

I distacchi rocciosi e i conseguenti crolli sono un fenomeno che da sempre scuotono il meraviglioso mondo dolomitico e sono favoriti alle alte quote soprattutto dallo scioglimento dei ghiacci dovuto alle alte temperature.

In particolare il permafrost sta subendo una fusione al di sopra dei 2500 metri, soprattutto in questo periodo di temperature particolarmente elevate anche alle alte quote. Si sta in pratica sciogliendo il ghiaccio che riempie i crepacci, ovvero una sorta di “cemento” che ad alte quote era perennemente sotto zero e faceva da collante per la struttura fragile delle guglie di roccia dolomitica; non a caso i maggiori crolli si registrano proprio tra Agosto e Settembre.

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3 Commenti

  1. L’esistenza, le funzioni stabilizzanti e l’attuale sciglimento del permafrost sottosuperficiale intorno ai 2500m mi risulta sia noto a ben pochi tra coloro che si recano nelle zone interessate. Il sentiero in questione e’ puramente escursionistico e frequentatissimo, anche da anziani e bambini. Che una comitiva si trovasse al momento del crollo sufficientemente vicina per fotografarlo, e lontana per non subire danni, e’ solo questione di pochi, forse 10 minuti. Riflettiamo e non parliamo d’acqua calda!

  2. Una piccola pignoleria: il Latemar, per composizione delle sue rocce, non farebbe ancora parte delle Dolomiti. Ma agli effetti dei crolli per scioglimento del permafrost non cambia assolutamente nulla. AT

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