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Nuova Zelanda: niente neve, aiuti alimentari per stazioni sciistiche in crisi

Remarkables - Queenstown Nuova Zelanda (Photo Travelpod.com)
Remarkables - Queenstown Nuova Zelanda (Photo Travelpod.com)

QUEENSTOWN, Nuova Zelanda — Avrebbero dovuto aprire il 4 giugno, ma le montagne sono ancora completamente prive di neve e così la stagione invernale non può partire. Si tratterebbe del ritardo maggiore negli ultimi 50 anni e starebbe provocando una pesante crisi economica nelle stazioni sciistiche neozelandesi. Così le istituzioni stanno cercando di salvare i lavoratori stagionali letteralmente dalla fame, portando loro pacchi di cibo e provviste, per tenere duro finché i primi soldi non arrivino a riempire le casse vuote.

Non solo sulle montagne si registra lo zero assoluto di manto nevoso, ma anche le temperature sono ancora così alte da non permettere neanche l’utilizzo dei cannoni sparaneve per imbiancare artificialmente le vette neozelandesi. Un problema non da poco che si sta protraendo ormai da settimane, con pesanti ripercussioni economiche per le oltre 1000 persone impiegate nelle stazioni sciistiche, che nell’ultimo periodo non hanno visto entrare nemmeno un soldo. Si tratterebbe per lo più di lavoratori stagionali, che pagano un affitto all’interno dei resort e che lavorano con i turisti nelle diverse attività offerte dai resort.

Secondo il quotidiano Otago Daily Times, erano 50 anni che non si aveva un inverno così in ritardo, tanto che martedì scorso centinaia di pacchi assistenza sono stati recapitati dalla Salvation Army food ai bisognosi, e altri ancora verranno inviate se la situazione dovesse sfortunatamente potrarsi ancora. Le stazioni colpite dalla crisi sono quelle di Remarkables, Mt Hutt, Snow Park, Treble Cone e Cardrona skifields: in tutte queste aree infatti, le montagne sono ancora completamente marroni, con temperature ben superiori allo zero.

La settimana prossima partirà l’alta stagione in Nuova Zelanda e Australia con le vacanze scolastiche, e se la neve non dovesse ancora arrivare sarebbe una perdita enorme per le località sciistiche: si calcolano centinaia di migliaia di dollari per ogni settimana persa. Basti pensare che, secondo il portavoce della Ski Areas Association neozelandese, l’anno scorso circa 1 milione e 400.000 persone sono passate dai 25 comprensori del Paese.

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Un commento

  1. Tutto questo per chi afferma che proteggere l’ambiente costa: si’ costa per qualcuno, mentre non proteggerlo costa per moltissimi di piu’. A.T.

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