LibriStoria dell'alpinismo

Severino Casara presenta l'Arte di arrampicare di Emilio Comici

Emilio Comici - Tavola 34 - Lo Stile di Comici in arrampicata libera
Emilio Comici - Tavola 34 - Lo Stile di Comici in arrampicata libera

BERGAMO – È un pezzo di storia dell’alpinismo. Non solo il soggetto del libro, ovvero le scalate del grande Emilio Comici, ma tutto il volume in sé curato dall’alpinista Severino Casara e pubblicato dall’editore Hoepli nel 1957. “L’arte di arrampicare di Emilio Comici” è ancora oggi in libreria, in una nuova edizione datata 2010, arricchita da una postfazione scritta da Spiro Dalla Porta-Xydias. Un pezzo da collezione che non può mancare nelle case degli amanti della letteratura di montagna.

“L’arte di arrampicare di Emilio Comici” è prima di tutto un bellissimo volume. Non solo per la veste editoriale, elegante e pregiata, ma per il contenuto di testi e immagini. Il libro si divide in due parti: la prima contiene il prezioso scambio epistolare tra Casara e Comici, compagni di cordata e amici intimi. La seconda invece raccoglie 342 foto del grande alpinista triestino.

“Il 2 settembre 1940, nella piazza di Bolzano, salutai Emilio Comici per l’ultima volta. Dopo la nostra ascensione nel gruppo del Sassolungo, egli volle accompagnarmi da Selva fino a Bolzano con la macchina. Mi pare ieri e son trascorsi sedici anni. Era nel guscio della sua ‘Topolino’ che non voleva partire. Dovetti spingerla. Dal finestrino uscì una mano a salutarmi, poi la vettura infilò il viale dei platani per tornare a Selva. Ci scrivemmo e il 20 ottobre lo attendevo in pianura, ma la sera prima un telegramma mi annunciò la sua morte. Era caduto da una breve parete di scuola per la fatale rottura di un cordino”.

Comincia così il ricordo di Casara dell’emico Emilio. Con una prefazione commovente, che rende subito chiaro come le pagine che attendono il lettore non parlino solo di un grande alpinista, ma anche dell’uomo, visto dagli occhi un amico scalatore.

Ripercorrendo la biografia di Comici, l’autore parla del suo modo di arrampicare, avanguardia pura per i tempi. Fu “esponente massimo dell’arrampicamento moderno sulle Dolomiti- scrive infatti Casara -, mentre nell’arrampicamento libero, che è la più ardita forma dell’alpinismo classico, il massimo esponente fu Paul Preuss”. Uno stile elegante quello di Comici, leggero come una danza.

“La prima cosa che si deve curare nell’arrampicamento – scrive l’autore ricordando le esatte parole di Comici – è lo stile, perché, come in tutti gli sport, lo stile dà maggior rendimento con un minor spreco di energie. E a questo si può giungere soltanto quando si proceda sulla roccia con disinvoltura e pienamente sicuri di sé”.

E dopo l’excursus sulla vita e la scalata si arriva forse alla parte più intensa del libro, quella delle lettere, dello scambio epistolare dei due amici, con tanto di autografi fuoritesto (18).

A pagina 102 dell’ultima edizione del 2010, comincia la postfazione. È un altro nome molto noto a scriverla: Spiro Dalla Porta-Xydias, uno dei più celebri autori italiani e presidente del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna.

“Casara ha voluto in quest’opera glorificare la rara, forse inimitabile armonia con cui Comici ha saputo affrontare la montagna – scrive Dalla Porta-Xydias -: spostiamo la nostra attenzione alla foto nella quale Severino riprende magistralmente l’autentica Arte arrampicatoria di Comici (Tavola 34 – vedi foto) e ci fa capire e condividere la definizione data allora da Franza Rudowsky, presidente dell’Oestereichischen Alpenverein: ‘Arrampicava come se avesse le ali d’un angelo’.”

Copertina del libro L'arte di arrampicare di Emilio Comici
Copertina del libro L'arte di arrampicare di Emilio Comici

Titolo: L’arte di arrampicare di Emilio Comici
Autore: Severino Casara
Casa editrice: Ulrico Hoepli Editore
Pp. VIII-126 con 342 tavole fotografiche
Prezzo: 29,90 euro

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2 Commenti

  1. Ero amico di Casara (Scalatore e Poeta della Montagna) e grande ammiratore di Comici, stilista del VI grado, impareggiabile). Riprendere i meriti di entrambi uniti è un merito di Dalla Porta, che ne è degno.

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