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Idroelettrico sulle Alpi, purtroppo manca un controllo: intervista a Oscar Del Barba

Energia idroelettrica
Energia idroelettrica

BERGAMO — “L’energia idroelettrica viene definita rinnovabile, ma non si tiene conto delle opere necessarie ad impiantare le centrali, che spesso lasciano nell’alveo del fiume meno acqua di quanta servirebbe. Il vero problema, è che in Italia manca un controllo”. Questo il parere di Oscar Del Barba, presidente di Cipra Italia, la sezione italiana della Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi. Lo abbiamo intervistato sul tema della captazione idroelettrica dei torrenti alpini.

Presidente, qual è il suo parere sulla captazione idroelettrica dei torrenti alpini?
E’ sempre stato detto che l’energia idroelettrica è rinnovabile perchè sfrutta l’acqua, ma nessuno ha mai spiegato in che modo si arriva a sfruttarla nè si tiene mai conto delle opere necessarie per impiantare questi sistemi industriali. Perchè in realtà si tratta di questo. La captazione è sfruttare la velocità e la potenza dell’acqua per produrre elettricità e restituire l’acqua a valle. In questo passaggio c’è un’alterazione dell’ambiente naturale che i cittadini oggi non sono più disposti ad accettare. O perlomeno non senza un ripristino dei luoghi.

E’ recente la polemica in Valsassina. E’ vero che esistono già abbastanza centrali in zona?
In tutta la Valtellina, che è composta da un’asta principale che è l’Adda, e da tutte le valli laterali che sono almeno una quarantina, quasi tutti i corsi d’acqua hanno una o più centrali idroelettriche. Solo due valli non hanno subito captazioni, e non si capisce per quanto durerà. E’ una battaglia che dura da dieci anni quella di contrastare l’ulteriore utilizzo di questi corpi idrici. Non si capisce poi il vantaggio finanziario dove vada a finire, se a livello locale o alla società idroelettrica. Vale il principio per cui le risorse naturali dovrebbero essere governate dalle comunità locali e se non intendono usare oltre certi limiti le proprie risorse ne avrebbero il diritto.

Che danni subisce il fiume se si costruisce una centrale?
C’è un discorso da fare sui minimi deflussi vitali, cioè sull’acqua che viene lasciata scorrere nell’alveo per permettere agli elementi naturali di continuare a vivere. Le cose non sono così semplici perchè i minimi deflussi vitali sono stati calcolati non in funzione dell’equilibrio di vita acquatica di quel corpo idrico ma seguono logiche parametriche e ragionieristiche. Nessuno va mai a vedere qual è la portata derivata dalle industrie idroelettriche. Conti molto sommari fanno scoprire che in valtellina la produzione di energia elettrica è molto superiore all’acqua che si dichiara di usare. Perchè? Le cose sono due: o hanno delle macchine performanti che in realtà non esistono ancora in commercio, o ancora oggi nell’idroelettrico si usa più acqua di quella che la concessione consentirebbe. Quindi, nell’alveo, viene lasciata molta meno acqua di quella che servirebbe.

Nessuno controlla la situazione?
No, non c’è di fatto un controllo se non per situazioni particolari di rischio. Dopo la nazionalizzazione dell’energia elettrica, progressivamente tutti gli uffici idrografici periferici che controllavano le portate dei fiumi sono stati smantellati. Si vuole accelerare e semplificare l’industria, ma dall’altro lato non c’è un controllo reale, o meglio c’è sulla carta ma poi in realtà si scontra con i cavilli burocratici. Per esempio, l’incertezza dei procedimenti giudiziari a cui si deve appellare il cittadino in caso di soprusi: procedimenti che durano anni e anni e non arrivano a conclusione.

Come ci si dovrebbe regolare?
Bisogna veramente valutare qual è l’uso dei corpi idrici e capire quali percentuali una regione vuol destinare all’uso della risorsa idrica, solare, eventualmente eolica e di altro tipo.

Qual è il ruolo della Cipra?
Cerchiamo di promuovere le buone pratiche utilizzando esempi concreti. Quando si presenta una situazione così, illustriamo situazioni in altri paesi alpini dove i problemi sono stati risolti in modo diverso. Vogliamo divulgare conoscenza insomma.

Com’è la situazione a livello nazionale?
Dipende dalle normative dei singoli paesi. In Francia c’è il nucleare, negli altri paesi le modalità dell’uso dell’idroelettrico sono legati alle procedure più articolate delle nostre. Da loro non si arriva all’ultimo momento con il committente che ha in mano il progetto già approvato e grida che se non glielo si fa fare dovrà licenziare qualcuno e tagliare gli investimenti. In genere negli altri paesi si negoziano i progetti con le autorità locali e poi se ci sono le condizioni si procede, non esistono colpi di mano.

Quale sarebbe la soluzione migliore per un’energia rinnovabile in montagna?
Sicuramente la vera soluzione rinnovabile è l’energia solare, quindi fondamentalmente il fotovoltaico e il solare termico, anche se bisogna fare dei ragionamenti sul ciclo di produzione di questi pannelli. C’è anche il geotermico. In realtà non esiste sotto un profilo strattamente razionale un impatto zero della produzione energetica, vale sempre il principio della termdinamica che nulla si crea, nulla si distrugge. Però esistono situazioni meno impattanti di altre. L’idroelettrico ha lo stesso problema dell’eolico: nessuno pensa cosa significa installare dei marchingegni come le torri e le pale eoliche in cima alle montagne.Installare pannelli fotovoltaici che creano una sovraproduzione e vendere l’energia come accade in molti paesi alpini soprattutto di lingua tedesca è positivo.

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2 Commenti

  1. io vivo in val camonica ed essendo una valle ricca di laghi alpini molti dei quali trasformati in dighe, la valle è letteralmente invasa da pali e cavi di corrente elettrica, se ne trovano ovunque in montagna e a valle, oltre a deturpare l’ambiente (aspetto da non sottovalutare), il rischio è anche che comprometta la salute di chi ci abita

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