Storia dell'alpinismo

Anna Bagenholme: morta e risorta dopo due ore in un fiume ghiacciato

Anna Bagenholm
Anna Bagenholm

OSLO, Norvegia — Il suo cuore non batteva più. La temperatura corporea era scesa fino a 13,7 gradi centigradi. La speranza di tenerla in vita era pressochè un’assurdità. Ma ci provarono: dopo qualche ora, improvvisamente, la vita ricominciò a scorrere nelle sue vene, fino a farla riprendere completamente. Questa l’incredibile esperienza di Anna Bagenholm, una ragazza svedese che nel 1999 precipitò in un lago ghiacciato durante una discesa con gli sci sulle montagne norvgesi. E rimase sott’acqua per oltre un’ora.

La Bagenholm aveva 29 anni all’epoca dell’incidente, passato alla storia della medicina per la più bassa temperatura corporea a cui una persona sia mai sopravvissuta. Anna stava sciando sulle montagne vicino alla città di Narvik con alcuni amici, quando ha urtato una roccia ed è caduta, infrangendo la superficie ghiacciata di un torrente e precipitando nelle acque gelide a testa in giù. Erano le 18.20. E’ rimasta così, incastrata con la testa sott’acqua e gli sci in aria, per 80 minuti.

Sott’acqua, Anna ha trovato una sacca d’aria che le ha permesso di non morire annegata. Ma per l’estremo freddo, dopo 40 minuti, è andata in arresto cardiaco. I due colleghi che sciavano con lei hanno provato a liberarla, ma il ghiaccio era spesso ben 20 centimetri e il suo corpo era incastrato.

Quando i soccorritori l’hanno estratta dalle acque del lago, era gelida e bianca in volto. Non respirava, aveva le pupille dilatate e il suo sangue non circolava. Insomma, praticamente senza vita. Ma hanno provato a salvarla: elitrasportata d’urgenza al Tromsø University Hospital, è stata sotto le cure di 100 tra infermiere e dottori che hanno lavorato senza sosta per salvarle la vita.

Durante il volo e in ospedale, nessun tentativo di rianimazione cardiopolmonare o con defibrillatore ebbe esito. L’elettrocardiogramma era piatto. Ma in ospedale, il dottor Mads Gilbert, anestesista e capo del pronto soccorso, sapeva che prima di dichiarare morto chi si trova in ipotermia bisogna provare a scaldarlo: e così fecero con la circolazione extra-corporea.

Fu letteralmente un miracolo: alle 22.15, il cuore di Anna ricominciò a battere e la sua temperatura salì. Lentamente, tutti gli organi vitali ripresero a funzionare e dopo 10 giorni, Anna riaprì gli occhi.

Era paralizzata dal collo in giù. Ha dovuto passare 2 mesi in terapia intensiva. E ancora oggi soffre di sintomi minori per danni ai nervi di mani e piedi. Ma in pratica, ha completamente recuperato tutte le funzioni vitali: qualche mese dopo l’incidente, era già tornata al lavoro.

Che cosa la salvò? Il gelo. Secondo i medici, la sua salvezza fu l’estremo freddo che nel lago congelò i suoi organi, preservandoli da gravi danni. Petter Andreas Steen, medico del National Hospital di Oslo, disse che “il suo metabolismo rallentò a tal punto per il freddo che i tessuti necessitavano di pochissimo ossigeno per mantenersi”. Per questa ragione il suo cervello non subì alcun danno.

La storia della Bagenholm è stata oggetto di convegni e trattati medici, di libri e perfino di una fiction. Ha dell’incredibile, ma segnò il passo nella storia della medicina. Oggi, in Norvegia, l’ipotermia terapeutica per salvare le vittime di arresti cardiaci è molto usata.

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2 Commenti

  1. Veramente interessante scoprire queste cose. Sembra impossibile possano succedere casi come questo, sembrano leggende , ma in questa volta, per fortuna è realtà!

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