AlpinismoAlta quota

Cina, 15 alpinisti prigionieri della bufera: 3 russi muoiono su un 7000

Pobeda Peak (Photo Summitpost)
Pobeda Peak (Photo Summitpost)

AKSU, Cina — Quindici alpinisti sono rimasti bloccati per 6 giorni tra 6000 e 7000 metri di quota sul Pobeda Peak, alcune settimane fa. Il gruppo scendeva dalla vetta della montagna, con i suoi 7439 metri la più alta della catena dello Tien Shan e vicina alla più nota Khan Tengri. Una violenta bufera li ha sorpresi durante la discesa: dopo giorni i soccorsi sono riusciti a trarli in salvo, ma 3 di loro non ce l’hanno fatta.

Il massiccio del Pobeda Peak, il cui nome ufficiale in chirghiso è Jengish Chokosu, si trova sul confine tra Kirghizistan e Cina. E’ una montagna considerata difficile e pericolosa soprattutto per gli improvvisi cambiamenti del tempo. E’ a 16 chilometri a sud ovest del Khan Tengri da cui è divisa dal South Engilchek glacier (detto anche Inylchek), sul quale di solito si trovano i campi basi alpinistici di entrambe le montagne.

La vicenda risale alla fine di agosto ma la notizia si è diffusa solo giorni dopo. Il gruppo di 15 alpinisti, composto da 12 russi e da 3 polacchi, sono arrivati in vetta tra le 12.40 e le 14 del 23 agosto. In quel momento il tempo era bello ma le condizioni sono rapidamente cambiate poco dopo l’inizio della discesa.

Quando si trovavano ancora in cima, uno di loro, il russo Yuri Efremov (60 anni) ha cominciato a sentirsi male, mostrando evidenti segni di problemi al cuore, peggiorata poi durante la discesa. Nonostante l’aiuto dei compagni e le medicine prese intorno a 7200 metri, l’alpinista ha continuato a stare male. Nel frattempo il tempo peggiorava notevolmente e intorno alle 17 la visibilità era pressoché nulla.

La bufera di neve ha imperversato per circa 6 giorni sulla montagna. I 15 alpinisti non hanno potuto fare altro che rimanere fermi a quota 6900 metri ed aspettare. Sono stati 2 giorni dentro le tende, troppo piccole per così tante persone. Efremov è morto il 25 agosto, mentre un suo compagno, il 28enne Kirill Mokhov, è deceduto il giorno dopo. Il 26 agosto però il tempo ha concesso agli alpinisti una breve tregua, durante la quale hanno continuato a scendere.

Poche centinaia di metri più sotto hanno trovato una grotta dove si sono riparati per altri due giorni. Il 28 agosto alcuni alpinisti hanno deciso di fermarsi a 6400 metri, mentre altri di provare a raggiungere quota 6100 metri per cercare le corde fisse, attraversando una spessa coltre di neve e scavando con le pale. Uno di questi, il russo Andrew Bainazarov, è morto il 29 agosto durante la discesa.

Finalmente il 30 agosto, gli scalatori sono riusciti ad arrivare a 5.500 metri di altezza, sul Dikiy Pass, dove l’elicottero dei soccorritori ha potuto recuperarli. in due voli sono stati evacuati tutti gli alpinisti, alcuni dei quali non erano in grado di stare in piedi o camminare.

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