AlpinismoAlta quota

Covid all’Everest, Furtenbach chiude la spedizione: negligente e disumano mandare le persone in quota

Venti di jet stream che e un imminente ciclone in arrivo dalle coste indiane stanno bloccando la stagione alpinistica all’Everest dopo tre giorni di bel tempo che hanno consentito a circa 170 scalatori di arrivare in vetta. Ad attendere il proprio turno al campo base ce ne sono altri 300, guide escluse. I giorni buoni dovrebbero essere quelli attorno al 20 maggio, ma tutto dipenderà da quanto l’Himalaya verrà toccata dall’imminente maltempo.

Le rinunce

Negli ultimi giorni sono arrivate anche alcune rinunce a causa della situazione Covid.

La Cina cancella la spedizione

La prima arriva dalla Cina, che ha preferito far ritirare la spedizione locale composta da 21 alpinisti per paura dei contagi in vetta da parte degli scalatori provenienti dal versante nepalese, dove è in corso un focolaio. La scorsa settimana la Cina aveva avvisato che era sua intenzione creare una barriera di separazione anti-Covid sulla vetta tra i due versanti, ma evidentemente compreso che sarebbe stato infattibile hanno preferito cancellare la spedizione.

Furtenbach: disumano mandare su le persone

Chiude la propria spedizione anche Lukas Furtenbach, manager dell’omonima agenzia austriaca, che è anche il primo a rompere il muro di omertà che è ancora ben saldo sulla situazione Covid al Tetto del Mondo. “Sappiamo tutti che abbiamo una massiccia epidemia nel campo base. Tutte le squadre. I piloti degli elicotteri lo sanno, le assicurazioni lo sanno, l’HRA (Himalayan Rescue Association, che gestisce l’infermeria al campo base) lo sa. Continuare a mandare su le persone è negligente dal punto di vista legale e disumano dal punto di vista morale“.

Una vera e propria denuncia, quella dell’alpinista, che racconta: “Avevamo i nostri protocolli di sicurezza, ci muovevamo isolati e lo eravamo anche nel campo base, abbiamo fatto test approfonditi. Siamo stati ancora più attenti quando è iniziata l’epidemia di Covid nel campo base, quando abbiamo sentito delle prime squadre con casi positivi e del governo che negava questi casi, mentre altre squadre continuavano a fare feste. Ho chiesto di testare in massa il campo base. Sono stato ignorato”. E continua: “Abbiamo fatto ancora più test, mentre altri non hanno mai iniziato o hanno smesso dopo che troppi sherpa o clienti sono risultati positivi. Possiamo mandare in montagna persone, clienti o guide o sherpa, che si sentono bene e risultano negativi, ma queste possono comunque essere infette e ammalarsi il giorno successivo, o dopo due giorni a C3 o C4. Il Covid è un virus polmonare, diventare sintomatici a C3 o a un campo superiore, con febbre e problemi respiratori, può essere un problema. Un problema davvero grave, che può essere fatale perché gli elicotteri non possono volare lassù. Non potevo convivere con l’essere responsabile della morte di uno sherpa o di un cliente a causa di un’infezione Covid che si sarebbe potuta rivelare durante il nostro tentativo di vetta” spiega l’austriaco motivando la decisione di tornare a casa.

La situazione che emerge dal racconto di Furtenbach appare più grave di quanto le notizie ufficiali continuano a far credere. A confermare è anche Tashi Sherpa, presidente di Seven Summits Treks, che in un’intervista alla CNN parla di 30 loro clienti positivi.

Al Dhaulagiri Soria torna a casa

Al Dhaulagiri, Carlos Soria torna a casa. I giorni scorsi l’alpinista aveva dichiarato che finché la situazione dei blocchi degli voli interni e internazionali non si fosse risolta, sarebbe stato al campo base dove si sentiva più sicuro rispetto al caos di Kathmandu. Oggi, l’82enne ha lasciato la montagna dopo che l’ambasciata gli ha raccomandato di abbandonare il Nepal con un volo di rientro organizzato dalla Spagna. 

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4 Commenti

  1. Oltre a stock di bombolone di ossigeno, le prossime spedizioni si porteranno lampade speciali a raggiUV-C virus killer?al posto delle bandierine votive…mascherine usate di vari colori??..la via e la cima saranno’ormai punteggiate da chiazze giallastre di urina o usano pannoloni??

  2. Ah però questi, fino ad ora dove quale parte della terra hanno vissuto. Facevano più bella figura a dire ” scusate ci abbiamo provato ma non è andata” che accusare gli altri del pericolo. Pensava forse di essere solo al mondo? Mi sembra di sentite quelli che sono in giro e dicono” roba da matti ,quanta gente che c’è” . Bho

    1. Magari non si aspettava un’epidemia di COVID proprio posto dove le malattie polmonari sono da evitare in ogni modo e quindi dove l’attenzione (mascherine, tamponi, ecc…) avrebbe dovuto essere massima.

      1. Ok, ma per arrivare li non vieni paracadutato dallo spazio, passi per aeroporti, dogane,incontri gente di tutto il mondo, poi con incubazione a 15 giorni e asintomatici, non so. Dico solo che non ha fatto bella figura a fare il fenomeno e accusare. Di solito ai veri alpinisti non mancava il coraggio di ammettere errori senza condannare altri. Tutto qui.

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