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Anna Torretta, quando la guida alpina è donna

Guida alpina, architetto, mamma, donna. Anna Torretta non necessita di molte presentazioni, è un modello. Una figura di riferimento. Sportiva dall’altissimo profilo, nell’arrampicata su ghiaccio è una vera fuoriclasse. Più volte campionessa italiana, vice campionessa del mondo nel 2006, si dedica a questa disciplina per otto anni. Nel frattempo coltiva l’ereditaria passione per la montagna spingendosi dalle Alpi all’Himalaya, dal nord al sud America. Nel giro di una manciata d’anni colleziona alcune delle vie di misto più dure al mondo. Nel 2012 nasce Lidie, la sua prima figlia, e nel 2016 Petra, la secondogenita. È mamma e moglie, ma questo non le impedisce di dedicarsi all’alpinismo. Attività che, da oltre vent’anni, oltre a essere la sua passione è anche il suo mestiere.

Convinta sostenitrice di una montagna dove la parità di genere possa essere un punto concreto, nel 2001 fonda a Innsbruck “Avventura Donna”, la prima scuola di alpinismo femminile nella capitale tirolese. La sua vita è raccontata in due volumi “La montagna che non c’è” (Piemme, 2017) e “Whiteout” (Hoepli, 2020). Recentemente, attraverso i suoi canali social, ha comunicato di non aver superato le selezioni per diventare Istruttore delle Guide Alpine Italiane portando all’attenzione un dato che spesso sfugge all’attenzione mediatica: “l’Italia rimane l’unico Paese europeo a non avere donne nel corpo Istruttori delle Guide Alpine UIAGM”.

Sei guida alpina dal 2000, quando hai deciso di intraprendere questa strada?

“È stata una cosa molto casuale, nata durante una gita in montagna. Già da ragazzina papà mi portava con lui in gita, spesso si andava con le guide. Stavamo scendendo dalla Piccola Ciaramella quando la guida mi ha domandato cosa volessi fare da grande. Era dietro di me, ma posso immaginare lo sguardo quando mi ha sentito dire che avrei voluto fare o l’architetto o la guida alpina.”

Alla fine hai fatto entrambe le cose…

“Ho sempre pensato di poter unire le due attività. Mi sono laureata con una tesi dal titolo ‘Bivacco fisso a quota 3500m’ e anche dopo ho sempre continuato a progettare per la montagna, collaborando anche con diverse aziende nella fase di progetto delle attrezzature.”

Guida alpina, donna, mamma… in che ordine metteresti queste tre definizioni?

“Dipende dai periodi. Ultimamente sono stata molto guida, mamma e poi donna. Le selezioni per diventare Istruttore delle Guide Alpine Italiane hanno sottratto molto tempo alla famiglia. In generale direi che dalle 16.30 alle 8.30 sono una mamma. Nel resto della giornata mi trasformo in ‘Anna, alpinista e scalatrice’, più che ‘Anna la guida alpina’.”

Le donne guida alpina sono ancora poche in Italia, secondo te qual è la ragione?

“Penso che le donne, a differenza degli uomini, abbiano bisogno di un maggiore stimolo. Di essere prese per mano per far si che capiscano di poter credere in se stesse, nelle proprie capacità. Per questo io immagino corsi di formazione specifici, dove lavorare tra donne.”

Corsi come quelli che hai organizzato in passato?

“Esatto, anche se adesso sto meditando di ricominciare a farli. Vorrei mettere su una scuola sullo stampo di quelle francesi dove si tengono corsi per donne. Corsi che non sono solo di avvicinamento, per principianti, ma dove si scala ad alto livello.

Oggi uno dei più grandi problemi per una donna è trovare un’altra compagna di cordata con cui andare, con cui sentirsi allo stesso livello. È importante nella crescita alpinistica perché aiuta a migliorare la propria autostima. Permette a queste ragazze di imparare a prendere l’iniziativa.”

Ti hanno mai detto di lasciar perdere?

“Come guida no, assolutamente. È capitato con quest’ultimo tentativo alle selezioni come istruttore. Per me era il quarto tentativo e qualcuno mi ha detto ‘tanto sai come funziona’. Io so di aver dato il massimo, ma il livello era veramente alto. Quello che mi chiedo è: perché le selezioni per guide uomini e donne devono seguire le stesse regole? Negli sport ci sono categorie maschili e femminili; nemmeno nei Marines a una donna vengono richiesti gli stessi standard che si richiedono agli uomini. È molto discutibile come criterio.”

Tra poco compi 50 anni, un numero importante, di quelli che ti fanno guardare al presente e al futuro con un occhio diverso. Cosa sogni oggi, che ambizioni hai per domani?

“In questi due mesi ho scalato tanto e mi è tornata la voglia di fare qualche salita con i giovani. L’avevo un po’ persa con la maternità, stando dietro alle bambine è difficile organizzarsi. Ora che sono più grandi riesco a ritagliare meglio i miei tempi.

Non ho particolari ambizioni. In inverno mi sono tolta diverse soddisfazioni, anche su vie che non avrei mai pensato di salire e poi il dry-tooling, su cui sono tornata a mettere il mio nome. Il futuro lo vedo abbastanza sereno con la mia famiglia. Voglio crescere i figli e ritagliarmi i miei spazi, spero di poter tornare ancora in spedizione con delle ragazze.

Un progetto a cui voglio dedicarmi è quello della scuola di alpinismo dedicata alla formazione delle donne, ambizione in cui ho speso buona parte della mia vita.”

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7 Commenti

  1. Non la conosco, altrimenti non lo chiederei, so che su ghiaccio era forte e leggera ed è molto impegnata nel fare il mestiere di guida, anche partecipando a festeggiamenti come quello di oggi del cai per le “donne in montagna”: auguri a tutte !
    Vorrei capire che alpinista sia: mi basta sapere che abbia ripetuto anche le famose grandi vie difficili delle Alpi (di ED, ED+ si può dire che ce ne siano meno di 200), non trovo mai niente di ciò.
    Per capire non chiedo un curriculum dettagliato, mi basta solo qualche indicazione scelta di vie sulle grandi pareti, come per esempio Eiger, Cervino, Jorasses per il misto e Civetta, Marmolada, San Lucano e Bianco per la roccia.
    Grazie.

    Cercate di capire il mio vizio giovanile, per tanti più che fastidioso, di voler sapere di ogni alpinista che alpinista sia.
    Lo faccio da sempre per conoscere e imparare….fra un po’ diverrà solo curiosità e del tutto inutile…. per raggiunti limiti d’età 🙂

      1. Grazie, leggo che non ha salito le grandi vie alpinistiche, quasi nessuna.
        Oltre ad essere una forte sportiva, mi aspettavo fosse anche una forte alpinista.

  2. legggere ‘tanto sai come funziona’
    che una forte Alpinista come lei e sopratutto anche Guida Alpina si senta dire questa frase è scandaloso,reputo che l’ambiente delle guide e di tutto il club alpino stia diventando un un sudiciume politico.
    Povero Quintino Sella penso che si stia rivoltando nella tomba,se potesse ritornare in vita penso che scioglierebbe il soldalizio…
    Avanti a testa alta Anna e appena possibile di chiederò di accompagnarmi in vetta al Bianco..

    1. Beh quella frase può avere diversi significati e non solo in senso negativo.
      Lei stessa ammette di non avere il livello richiesto chiedendo l’applicazione di due metri di giudizio differenti tra uomini e donne per essere valutati.
      A mio avviso questa non è parità. Se ci sono dei requisiti da soddisfare e in quattro tentativi non sono stati mai raggiunti forse il problema non è il sistema, ma lei.

      1. Difficile giudicare o valutare le persone.
        Mi avete fatto venire in mente un’altra guida donna che ha cercato di diventare istruttore “con tutti i suoi mezzi”, creando anche delle difficoltà ad alcune guide.
        Non mi interessa giudicare l’organizzazione delle guide, cerco solo di capire che persone siano quelle che mi capita di incontrare, ma mi interessa di più capire che alpinisti siano, vale anche per queste donne che aspirano a diventare istruttore e hanno dedicato la loro vita alle attività in montagna.
        I premi e i comunicati dei media quasi generici servono sempre poco per capire, quasi sempre fanno solo notizia e creano nella gente atteggiamenti fideistici e mitomania.
        Gian Piero per me hai ragione.
        Lorenzo tutto il mondo è paese: i fatti recenti valdostani mi sembra lo dimostrino, ma anche quelli siciliani…………… per citarne due.
        Una battuta: in vetta al Bianco per che via…… così, tanto per sapere che alpinista sei 🙂

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