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Intervista a Mike Horn, l’ultimo vero esploratore

Ama l’avventura no limits, si é ritrovato davanti a orsi polari e coccodrilli. Ha disceso il Rio delle Amazzoni e ha seguito l’Equatore, un lungo percorso di 40mila chilometri, in mountain bike, a piedi e in trimarano. Stiamo parlando di Mike Horn, l’avventura fatta persona. Ha vissuto esperienze incredibili in tutti gli ambienti, dal più freddo al più caldo, spesso arrivando allo stremo delle forze ma trovando sempre le energie per andare avanti e continuare. Le sue imprese spaziano dal mare alla terra ferma andando, negli ultimi anni, alla ricerca dell’aria rarefatta su per i versanti delle più alte montagne del Pianeta. Finita la stagione alpinistica in Karakorum, che l’ha visto protagonista su K2, Mike si è preso qualche settimana di riposo prima di riprendere la sua avventura, direzione oceano artico. Siamo riusciti a intercettarlo a bordo della sua Pangaea, barca a vela rompighiaccio da 35 metri, in navigazione verso il Polo Nord.

 

Mike, sei consapevole di essere una leggenda vivente?

“So che per alcuni sono una leggenda, ma non sono un super uomo. Sono una persona normale, anche se magari non vivo come l’essere umano medio. Credo che nulla sia impossibile, semplicemente bisogna trovare modo per renderlo possibile. È questo che mi dà la forza di uscire, di andare in mezzo alla natura, e fare cose che altre persone non farebbero. Mi sento forte, ma so di non essere invincibile.”

Hai portato a termine spedizioni dall’Equatore ai poli, ti dedichi a discipline che vanno dalla vela all’alpinismo. Quanto spirito di adattamento serve?

“Oggi le persone hanno troppa paura di perdere quel che hanno accumulato nel corso degli anni, il che limita le loro vite e pone un freno alle loro azioni. Ci sono molti motivi che rendono facile arrendersi. Fallire va bene, diciamo oggi, perdere va bene. Nel mio caso però è diverso perché io quando fallisco o perdo in quello che faccio, perdo la vita. Non ho alcuna possibilità se non quella di spingere di più.”

Qual è la tua filosofia di vita?

“Una volta che ho un’idea in testa, la pianifico. Terminata la pianificazione esco e lo faccio, creo uno slancio ispiratore: puoi semplicemente iniziare a pianificare per poi portare a termine l’obiettivo.”

Ripensando a tutte le avventure vissute: c’è mai stato un momento in cui hai perso la speranza?

“Non mi è mai capitato. Nelle mie avventure se perdo la speranza, muoio. Non esiste la possibilità di lasciarsi andare.”

Invece qual è stato il momento più felice che hai vissuto?

“La fine della traversata in Antartide.”

Come immagini l’avventura perfetta?

“Ne ho vissute molte, credo che la vera avventura stia negli oceani. Vorrei scoprire il fondale marino.”

Come abbiamo anticipato sei in viaggio vero il Polo Nord, ci puoi raccontare qualcosa in più su questa nuova spedizione?

“Il nostro obiettivo è quello di attraversare l’oceano artico ghiacciato passando per il Polo Nord e continuando fino a raggiungere le Svalbard, in Norvegia. Ci siamo concessi un massimo di tre mesi per compiere questo tragitto di oltre 2500 chilometri, prima che arrivi l’inverno polare. Se tutto andrà bene verremo sbarcati a 85° nord dall’Alaska, dove inizieremo la nostra lunga traversata a piedi e con gli sci. 900 miglia nautiche attraverso l’oceano ghiacciato, o almeno crediamo. Questa distanza è calcolata senza tenere conto dell’inevitabile deriva del ghiaccio che potrebbe raddoppiare o addirittura triplicare le miglia da coprire per raggiungere l’altro lato.”

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Un commento

  1. Andrò a leggere qualcosa di più, perché non so se parole tutte così perentorie siano il risultato di un necessario stringere mediatico, o rispecchino davvero la sua mentalità. Mi vengono in mente molti esempi d’uomini del passato che forse avrebbero usato altri toni. Non credo che lui sia così diverso, da loro, rispetto all’immagine che sembra offrire questa intervista.

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