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Polvere di stelle nella neve dell’Antartide

Nella neve che ricopre le distese dell’Antartide è nascosta polvere di stelle. Una affermazione che sembra uscita da un film Disney, che ci riporta alla mente la mitica Campanellino di Peter Pan con la sua scia di polvere di fata, quando in realtà è la scienza che parla.

Un recente studio svolto dall’Università tecnica di Monaco in collaborazione con il Dipartimento di Fisica Nucleare dell’Università Nazionale Australiana (ANU) e gli istituti austriaci Alfred-Wegener-Institut, Excellence Cluster Universe e Atominstitut, ha difatti evidenziato in campioni di neve antartica la presenza di un raro isotopo radioattivo del ferro: il ferro-60. La sua peculiarità è di essere di origine interstellare.

Come si legge nell’articolo pubblicato sulla rivista Physical Review Letterssi tratterebbe di polvere stellare “fresca”. Dalle analisi condotte si è giunti infatti alla conclusione che l’isotopo si sia accumulato in Antartide nel corso degli ultimi 20 anni.

Dopo gli allarmanti articoli scientifici sulla presenza di microplastiche e altri inquinanti nelle precipitazioni nevose anche negli angoli più remoti del Pianeta, finalmente una notizia che ci fa semplicemente alzare gli occhi al cielo.

Analisi spettrometriche della neve

Per confermare l’origine interstellare, la mezza tonnellata di neve raccolta nei pressi della stazione Kohnen, una delle basi tedesche in Antartide, è stata trasportata a Monaco e sottoposta a spettrometria di massa. La concentrazione di ferro 60 è stata confrontata con isotopi la cui abbondanza in campioni terrestri è nota, ovvero manganese-53 (isotopo prodotto dai raggi cosmici) e ferro-55 (prodotto dalle armi nucleari). Nella polvere antartica non sono state ritrovate le quantità normalmente rilevate in campioni di origine terrestre, pertanto il ferro 60 non può che provenire dallo spazio.

Da quali stelle arriva il ferro-60?

Il ferro-60 può provenire soltanto da stelle di enormi dimensioni. Decine di volte più grandi del Sole (riuscite a immaginare?). Ciò significa che l’isotopo rinvenuto in Antartide provenga dal di fuori del nostro Sistema solare.

Non è la prima volta che il raro isotopo venga trovato sul nostro Pianeta. In precedenza è stato infatti individuato nei sedimenti oceanici del Pacifico. Inoltre tracce sono state trovate anche sulla Luna e nei raggi cosmici. Secondo gli scienziati deriverebbe da una supernova esplosa “non troppo lontano” dalla Terra, altrimenti i suoi effetti si sarebbero diluiti nello spazio. Ma neanche “troppo vicino”, altrimenti saremmo forse già morti. Ancora una volta è difficile per noi piccoli esseri umani immaginare di quali distanze si parli.

L’ipotesi del team di ricerca capitanato dal fisico nucleare Dominik Koll della Australian National University, è che la polvere stellare sia stata raccolta dalla Terra durante il suo passaggio all’interno di una “nube interstellare locale”. Una sorta di effetto panno antistatico.

La nube interstellare locale

Nel dicembre 2009 sulla rivista Nature fu menzionata per la prima volta la cosiddetta “Local Fluff” (batuffolo di lanuggine locale), come è stata ribattezzata dagli scienziati la nube interstellare locale.

Grande circa 30 anni luce, ha un aspetto sfrangiato e contiene una miscela di atomi di idrogeno ed elio ad una temperatura di 6000°C. La sua origine deriverebbe dall’esplosione, circa 10 milioni di anni fa, di un gruppo di supernove (non troppo vicine, non troppo lontane). Il nostro Sistema Solare è praticamente in movimento nel fluff a una velocità stimata di 26 chilometri al secondo.

Come si legge sul notiziario online dell’Istituto Nazionale di Astrofica MEDIAINAF, “l’idea degli astronomi è che questa nube locale si sia formata dopo che l’onda d’urto prodotta dall’esplosione della supernova ha compresso e ionizzato il gas nel mezzo interstellare. In quest’ottica il ferro-60 potrebbe collocarsi ai bordi della nube, pertanto qualsiasi cambiamento nell’abbondanza del radioisotopo in Antartide potrebbe indicare che la Terra stia superando il confine della nube interstellare locale”.

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