Storia dell'alpinismo

Corde di canapa e capsule del tempo, i 150 anni della Cima Grande

Più di un secolo fa, quando è nato il turismo di montagna, le imprese dei migliori alpinisti appassionavano gli ospiti degli alberghi. Più tardi, con le vacanze di massa e la diffusione dello sci, questo rapporto si è perso. E le Dolomiti, il Monte Bianco o il Cervino sono diventati dei magnifici sfondi, per attività che con l’alpinismo non hanno nulla a che fare.

Ma il filo tra le grandi pareti e il turismo può essere riannodato. Lo dimostrano le celebrazioni dei giorni scorsi per i 150 anni della prima salita della Cima Grande di Lavaredo, compiuta il 21 agosto 1869 da Paul Grohmann, Franz Innerkofler e Peter Salcher.

A Sesto, e negli altri centri dell’Alta Pusteria, iniziative culturali hanno cercato di avvicinare la montagna ai villeggianti. La mattina del 21 le celebrazioni si sono spostate ai piedi delle Tre Cime, tra il monumento a Grohmann sulla stradina tra i rifugi Lavaredo e Auronzo e il rifugio Locatelli-Innerkofler che offre il più classico colpo d’occhio sul massiccio.

La sera del 21, nel Palazzo del Ghiaccio di Dobbiaco, la prima del docufilm Die Grosse Zinne (La Cima Grande), di e con Reinhold Messner, ha raccontato ad alpinisti e profani le avventure dei primi salitori del 1869, e quelle dei protagonisti di altri capolavori come Hans Dülfer (1912), Emilio Comici (1933), Lothar Brandler e Dietrich Hasse (1958) e Alexander Huber (2002).

A Sesto, il centro altoatesino più legato alle Tre Cime, installazioni e opere d’arte hanno di avvicinato le vette e le ascensioni al fondovalle. Sulla Cima Nove, la Cima Dieci, la Cima Undici, la Cima Dodici (o Croda dei Toni) e la Cima Una, sono stati installati cinque specchi in grado di visualizzare il concetto della “Meridiana di Sesto”.

Una grande meridiana di dolomia è stata installata alla base della funivia dei Monte Elmo. Ben 78 panchine, decorate con riproduzioni di libri di vetta delle Tre Cime, sono state sistemate a formare un grande arco, e verranno poi distribuite nell’abitato.

Nelle vetrine del paese sono state sistemate molte opere d’arte. L’installazione Tracce, di Luca Gransinigh, che simula il viaggio di un alpinista ottocentesco distratto, ha portato l’artista a collocare tra la stazione di San Candido e la Val Fiscalina una serie di capi di vestiario e di oggetti (corda, zaino, binocolo, cappello, ramponi…) che sorprendono i passanti.

Accanto al rifugio Locatelli-Innerkofler, in un masso di dolomia ricostruito in bronzo, è stata sigillata una “capsula del tempo” con i pensieri e gli auguri dei ragazzi delle scuole di Sesto e dei partecipanti alla festa del 21. Verrà aperta tra 50 anni, alle 12.30 del 21 agosto del 2069.

Il pubblico degli appassionati di montagna, raccolto la sera del 21 agosto a Dobbiaco ha accolto con grande interesse Die Grosse Zinne, il docufilm di Reinhold Messner, proiettato in tedesco con sottotitoli (purtroppo pieni di imprecisioni e di errori, e non è la prima volta!) in italiano.

Insieme ai sindaci e ad altri personaggi locali, ha partecipato alla serata, presentata dal giornalista Markus Frings, anche Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano. “I produttori, il regista, i tecnici, i protagonisti di Die Grosse Zinne sono tutti sudtirolesi”, ha commentato nel suo intervento Kompatscher.

“Chi conosce la storia di queste montagne si gode una passeggiata intorno alle Tre Cime molto più di chi viene solo per un selfie frettoloso”, spiega l’intramontabile Messner all’inizio del documentario. Poi, le parole dell’alpinista altoatesino accompagnano le ricostruzioni delle cinque imprese che, tra il 1869 e il 2002, hanno fatto la storia della Grande.

“Tutte le ascensioni sono state filmate sui passaggi autentici, e non altrove” spiega la guida alpina Erwin Steiner, che ha seguito come consulente la produzione. Per chi scrive, la ricostruzione più spettacolare del film è quella della straordinaria arrampicata di Hans Dülfer, nel 1912, sulla parete Ovest della Grande. A impersonare l’alpinista tedesco, che sale in pedule d’epoca e con una corda di canapa, è Simon Messner, il figlio di Reinhold.

Di grande fascino anche le ricostruzioni delle salite di Comici e dei fratelli Dimai, e dei quattro tedeschi che nel 1958 hanno tracciato la Direttissima sui grandi strapiombi della Nord. Viene utilizzato un video originale per mostrare la salita in free solo della stessa via compiuta nel 2002 dal campione bavarese Alex Huber.

Particolarmente impressionante, nella ricostruzione della prima ascensione del 1869, è il fatto che le due guide arrampichino con ai piedi i calzettoni di lana. “Abbiamo fatto come loro, l’aderenza non va male, poi però per una settimana ho avuto un fortissimo dolore ai piedi”, racconta Andreas Schäfer, che impersona il capocordata Peter Salcher.

“Anche la corda con cui ci siamo legati era originale, di canapa”, aggiunge Manuel Baumgartner, che interpreta (solamente in parete) Paul Grohmann. “In altri film sono state utilizzate delle false corde d’epoca, con all’interno del nylon in grado di tenere un volo. Noi abbiamo preferito non usarla. Non avevamo né chiodi né altri ancoraggi, se uno di noi fosse volato l’unica speranza per non morire tutti e tre era che la corda si rompesse”. 

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2 Commenti

    1. Ciao Alessandro, ne avevamo parlato lo scorso 10 agosto degli eventi per i festeggiamenti degli anniversari della salita della Cima Grande e del Sassolungo 🙂

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