Cronaca

La morte di Simon Gautier, la parola al Soccorso Alpino

La vicenda di Simon Gautier, l’escursionista francese che il 9 agosto ha chiesto aiuto con una drammatica telefonata al 118 dopo essere caduto in un dirupo nel Cilento, è finita nel peggiore dei modi. Simon, 27 anni, che nel volo si era rotto entrambe le gambe, non è stato in grado di fornire indicazioni sulla sua posizione.

Dopo la prima chiamata, i collegamenti si sono interrotti. Il suo cadavere è stato trovato solo il pomeriggio del 18 da un volontario del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, in un canalone in località Ciolandrea, sulla costa meridionale del promontorio.

Secondo le indiscrezioni dei media (ma su questo indaga la magistratura), la morte dovrebbe essere stata rapida, e dovuta a un’emorragia causata dalle fratture. Per recuperare il corpo, e caricarlo su una motovedetta, è servita la mattinata successiva.

Durante le ricerche, gran parte dello spazio nei notiziari italiani è stato occupato dal dolore dei familiari di Simon, da quello degli amici arrivati a Sapri per dare una mano ai soccorsi. Sui media francesi sono apparse critiche ai soccorritori italiani, e richieste di far intervenire le analoghe strutture d’Oltralpe.

Dopo il ritrovamento di Simon, invece, l’attenzione dei giornali e delle televisioni si è concentrata sui ritardi nel trasformare il vecchio 118 nel nuovo 112, e sull’impossibilità di localizzare un cellulare in molte zone d’Italia.

È un tema molto più comprensibile per telespettatori e lettori della libera decisione, da parte di un giovane, esperto di sentieri e allenato, di affrontare senza aiuti tecnologici (Simon non aveva un GPS) un itinerario di escursionismo di bassa quota in ambiente selvaggio.

Si è parlato poco o nulla, invece, dello sforzo straordinario compiuto, per nove lunghissimi giorni, dai volontari del Soccorso Alpino arrivati da cinque Regioni. Girolamo Galasso, che ha coordinato questo lavoro per conto del CNSAS della Campania, ci aiuta a ricostruirlo e ad apprezzarlo come merita.

Quando siete entrati in azione?

“Abbiamo iniziato a lavorare nella tarda mattinata di sabato 10, dopo essere stati allertati dalla Prefettura di Salerno”.

Quanti volontari sono scesi in campo?

“Lo sforzo è stato enorme, con 100 soccorritori mobilitati, e circa 40 sempre presenti sul terreno. Sono intervenuti volontari del CNSAS di Campania, Basilicata, Lazio, Puglia e Basilicata, e quelli di Abruzzo, Umbria e Molise sono stati messi in preallarme. In più c’erano i Vigili del Fuoco e i Carabinieri, con i loro elicotteri, e i volontari della Protezione Civile locale”.

Alcuni amici dell’escursionista francese hanno dichiarato che i soccorritori erano pochi. Cosa risponde?

“Che non è vero. Non conoscevamo il punto di partenza di Simon, la sua unica chiamata è partita al confine di tre celle. All’inizio lo abbiamo cercato in un territorio vastissimo, che arrivava fino a Maratea e a Lauria. I soccorritori si sono dovuti sparpagliare”.

Com’è possibile? Sappiamo che le telecamere della stazione di Policastro hanno visto passare Simon, e che dei testimoni lo hanno notato sulla spiaggia di Scario…

“Sì, ma queste informazioni sono arrivate solo tra il 15 e il 16. Prima, ripeto, abbiamo cercato su un territorio vastissimo”.

Come siete arrivati alla zona giusta, il Belvedere di Ciolandrea? Varie testate autorevoli hanno scritto che nella zona non ci sono sentieri conosciuti o segnati. Invece la prima descrizione di una traversata da quelle parti è uscita nel 1983 in Mezzogiorno di Pietra di Alessandro Gogna. Simon sapeva l’italiano, l’avrebbe potuta consultare…

“Sapevamo di quella descrizione, e su Internet ne abbiamo trovate altre due. Simon ha seguito il sentiero più basso, segnato in rosso, poi lo ha lasciato ed è finito in un dirupo”.

Come lo avete trovato?

“Una squadra ha seguito una traccia di sentiero, si è affacciata su un canalone, con il binocolo ha individuato lo zaino. La zona è ripidissima e interrotta da salti, raggiungere il corpo è stato lungo e difficile”.

Cosa mi può dire del ritrovamento senza infrangere il segreto istruttorio?

“Che Simon dovrebbe essere caduto da un salto di almeno 5 metri. Che la sua morte dovrebbe essere stata rapida. E che il cellulare non era vicino al corpo. Probabilmente, dopo aver chiesto aiuto, è scivolato ancora”.  

Domanda sgradevole ma necessaria, il CNSAS in Campania è all’altezza del suo compito?

“Certamente sì. La Regione ci ha riconosciuto nel 2015, alla base dell’elisoccorso all’aeroporto di Pontecagnano è sempre presente un nostro tecnico. Ogni anno compiamo 40-50 interventi con il verricello, magari per soccorrere persone che sono cadute su uno scoglio”.

C’è qualcosa da aggiungere al dibattito di questi giorni sulla possibilità di localizzare i cellulari?

“Oggi possiamo attivare la Sms Location, ma è necessario che la persona cercata dia il suo assenso, solo toccando il cellulare. In futuro potremmo avere un sistema che funziona senza questo intervento, o droni in grado di localizzare il cellulare che cerchiamo dall’alto”.

Ha qualcosa da chiedere alla politica nazionale e locale per questo tipo di questioni?

“Ne ho due. La prima è di capire che l’Italia è un Paese impervio, anche al Sud. La seconda è di smetterla con le lungaggini, e di adeguare il sistema delle richieste di soccorso agli standard dell’Unione Europea. Altrimenti non si rischiano multe, ma tragedie”.

Ricordiamo tutti Rigopiano, e le conseguenze di una risposta sbagliata a una richiesta di aiuto da parte di una funzionaria della Prefettura di Pescara. Ha qualcosa da rimproverare alla centrale del 118 Campania?

“No, hanno fatto il loro lavoro benissimo”.

Pensa che altri soccorritori, italiani, francesi o di altri Paesi, avrebbero potuto essere più rapidi ed efficaci di voi nella ricerca di Simon?

“No. Nelle condizioni che abbiamo dovuto affrontare, nessuno avrebbe potuto fare di meglio”.  

Articoli correlati

26 Commenti

  1. Massimo rispetto per il CNSAS e tutti i volontari in genere ma non si può affidare un servizio così importante nelle mani di volontari. In Italia ci sono le strutture che possono occuparsene come Vigili del Fuoco, Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e Carabinieri, che sono pagati e preparati per farlo, dispongono delle tecnologie e mezzi adatti…ripeto, massimo rispetto per i volontari, ma che rimangano volontari e chi è pagato coordini gestisca e si prenda le responsabilità del caso!

    1. Sei dei vigili del fuoco per caso?
      No, cosi, visto le castronerie che scrivi….
      Il CNSAS è un corpo fatto di volontari, ma molto meglio addestrati di tanti corpi professionistici. (Vedi gli interventi quotidiani fatti in tutta Italia.)
      E per questo coordina gli interventi in ambiente impervio. (e se lo fanno coordinare a loro, qualche motivo ci sarà, no??)
      Prima di sparare certe affermazioni senza senso, informati.

      1. Cartonerie? So benissimo di cosa parlo anche se non lavoro come vigile del fuoco, tu invece ora mi dirai che quando stai male vai a curarti dal macellaio e non del medico e se hai bisogno di riparare un tubo dell’acqua va i dal panettiere…rispettate la professionalità delle persone prima di tutto e poi ti ripeto massimo rispetto per i volontari ma non può esistere un sistema basato solo su di loro a capo di tutto ci deve necessariamente essere una struttura statale che ha le risorse, umane e materiali e tecnologie per gestire situazioni del genere, come succede nel resto del modo!

        1. Caro Simone,
          non si può “generalizzare”.
          Il nostro soccorso alpino p.e. (parlo della prov. di BZ) – sono tutti professionisti volontari!

        2. Simone…ti ripeto, non scrivere solo perchè hai una tastiera davanti… informati va…
          Ti auguro con tutto il cuore di non aver mai bisogno del soccorso alpino ma, se per caso ne avrai bisogno, capirai la professionalità, la tecnica ecc.
          Poi vedi tu, hai la tua opinione.
          Meno male che la maggior parte della gente non la pensa come te.
          Saluti

  2. Ci si legga sul web”Statuto Cnsas”.Il caso e’anche gonfiato dai media.Esistono dispersi in zona montuosa Dolomiti di Agordo e Zoldo..se si infrattano o hanno cambiato percorso rispetto al programma ..non c’e’verso..si possono mimetizzare e ci si passa vicino senza accorgersi….oggi trovato riverso in un torrente della Slovenia il corpo di uno scomparso da nove mesi dal Triestino..I soccorsi di Corpi Militari, Gdf,Vigili,ecc. si integrano..non si sovrappongono ai volontari.
    Apollo 13 si salvo’ grazie al pilotaggio a vista e mano, nel default di apparecchiature e telecomunicazioni..
    L’estensione dei mezzi di localizzazione e’altra questione.

    1. Sono d’accordo con te, lo vedo tutti i giorni purtroppo, per questo mi pare assurdo che un servizio così delicato lo Stato che per costituzione deve garantire la sicurezza ed il soccorso sul territorio nazionele, pur avendo tutti i mezzi e gli uomini addestrati per volgere questo servizio si deve affidare a dei volontari, ripeto massimo rispetto, però mi sembra assurdo…vigili del Fuoco, Gdf in primis visto che hanno all’interno strutture che posso svolgere questi compiti e che già lo fanno, e non mi si venga a dire che non sono professionisti!

      1. Simone,
        la forza del volontariato sta proprio nel fornire le proprie competenze nei momenti di necessità quando non sono sufficienti i professionisti e i mezzi istituzionali. Come dici tu il medico o l’infermiere vengono pagati nel caso operano all’interno del servizio sanitario nazionale, ma nel caso di una emergenza, se competenti nel saperla affrontare, vige maggiormente (perché fuori dall’orario di servizio) l’articolo 593 codice penale (omissione di soccorso) e non il contratto di lavoro di 30 ore settimanali.
        Se creo, come pensi tu, un corpo di soccorso nelle emergenze stipendiato, qualora avessi uno stato di emergenza e mi trovassi il personale in sciopero sai cosa accadrebbe?
        Io sono un sanitario e prima di tutto è importante assistere o intervenire sull’individuo e poi contano i soldi, e sono contenta di non pensarla come te e di continuare ancora per molti anni nella mia professione.

  3. Sono perplesso di fronte all’atteggiamento dei media su questo triste caso. Poteva essere l’occasione di parlare di sicurezza in montagna, in termini di effettiva preparazione personale all’ambiente naturale, in termini di responsabilità personale delle proprie azioni (un percorso solitario), in termini di dotazioni (una mappa IGM? Una semplice bussola? Un goniometro?). La montagna non è uno sfondo sul quale muoversi semplicemente allenati. Avrebbero dovuto parlare di questo.

  4. Aldilà di altre, pur importanti questioni, continuo a chiedermi, anche dopo aver letto questo interessante articolo, se la telefonata e le indicazioni date da Simon siano state attentamente ascoltate e analizzate. Simon diceva di essere partito da Policastro e di volersi dirigere verso Napoli, quindi in direzione N, riferiva di vedere il mare e di essere caduto in un dirupo! Perché lo si cerca verso Maratea per giorni? Perché non lo si cerca a N di Policastro, sulla costa, in una fascia compresa fra qualche chilometro e 15/20?
    Simon effettua la telefonata alle 9 del mattino del 9 agosto e lo stesso Responsabile del Soccorso riferisce che sono stati mobilitati il giorno successivo in tarda mattinata. 27/28 ore dopo la telefonata.
    Nessuno vuole disconoscere l’impegno e la professionalità dei volontari del CNSAS. Professionalità vuole, però che si analizzi ogni soccorso per trarne tutti gli insegnamenti e le esperienze del caso.

    1. Si hai ragione. Le indicazioni verbali date da Simon avrebbero comunque dovuto indirizzare la ricerca sulla costa della masseta. Probabilmente hanno passato ai soccorsi l’area coperta dalle 3 celle telefoniche. Questo è stato indubbiamente un errore.

  5. A me queste polemiche mi disgustano.
    Uno o due anni fa, ricordo bene, due turisti italiani ebbero un incidente in Francia e, mentre lui morì sul colpo, lei venne sbalzata nel fiume ed i soccorritori francesi, dopo forse neanche una settimana di ricerche, le sospesero dandola comunque per morta (https://www.fanpage.it/attualita/il-caso-di-stefania-barral-dispersa-dopo-un-incidente-ricerche-sospese-troppo-presto/). Dovette andare il padre insieme ad un gruppo di italiani per trovare il corpo di sua figlia.
    Nessuno disse niente ed in Francia non montò nessuna polemica.
    E i francesi si permettono di criticare i nostri soccorritori che per 10 giorni non hanno mai mollato e hanno continuato le ricerche?
    Il nostro paese, oltre ad avere la memoria corta, disgusta anche per l’operato giornalistico generale e della nostra opinione pubblica che, anzichè difendere la professionalità italiana facendo squadra e rispedendo le critiche al mittente, da spazio a queste insulse polemiche che non hanno ragione di esistere ed infangano chi sacrifica tempo e vita per il prossimo.
    Un pò di orgoglio diamine!

    1. ..conosco bene il caso di Stefania baral….tutto vero quello che hai scritto…tutti sono sempre pronti a criticare compresi i media italiani . Ma dai francesi niente abbiamo da imparare semai il contrario….fare un po’ squadra e magari credere un po’ nelle nostre capacità e lasciare da parte le critiche….quel a ,sentir dire i francesi esperto escursionista visto che era in giro in solitaria non poteva “armarsi” di qualche diavoleria che in caso di incidente poteva essere localizzato?…purtroppo e pieno il mondo di gente che pensano di essere dei supermen e poi succedono queste cose e mettono pure in difficoltà il prossimo e come non bastasse buttano ancora fango su chi si e dato un sacco da fare….saluti

    2. Guardi che non tutti i francesi hanno criticato il comportamento dei nostri soccorritori (grande colpa l’hanno la famiglia e gli amici con le loro precipitose dichiarazioni riguardo i soccorsi) e le posso garantire che molti hanno capito la complessitá delle ricerche e che molti hanno anche espresso molti dubbi sull’ enorme imprudenza del povero Simon con il triste epilogo che conosciamo (se sa leggere il francese le consiglio gli articoli sul caso apparsi sul giornale Le Monde). Vede in Francia, come in Italia, ci sono persone ragionevoli ed altre meno. Non é questione di orgoglio, é questione di buonsenso ovunque si abiti.
      Cordialmente

  6. Sono convinto che questa tragedia sia frutto soprattutto dell’imperizia del giovane Simon e mi dispiace, ho veramente sperato che ce la facesse. A latte ormai versato, con l’intento di fornire qualche elemento per evitare in futuro casi simili, mi sentirei di dare i seguenti consigli. Sono consigli dettati dal buon senso, prima che dall’esperienza.
    1) Pianificare attentamente il proprio itinerario anche con l’utilizzo di strumenti come google earth o google maps. Se Simon l’avesse fatto probabilmente non avrebbe scelto il sentiero basso che ha percorso. Ho analizzato attentamente questa zona, era evidente che il sentiero ad un certo punto si perdesse in una boschina assai fitta al termine della quale, il terreno si faceva ripidissimo e privo di tracce di camminamenti. Percorrere oltre 500 metri di dislivello al 60 o 70% di pendenza con salti e dirupi è impresa per persone non comuni, e anche per questi non è esente da rischi.
    2) Munirsi di GPS (anche solo di uno smartphone con GPS) e di una app di trasmissione delle proprie coordinate in caso di necessità. Ce ne sono centinaia, le più utili sono quelle che trasmettono un link di posizionamento di Google maps, via Internet o anche via SMS se non c’è la rete. Alcune trasmettono anche l’altitudine approssimativa. Questo è un parametro che può limitare grandemente l’estensione delle aree di ricerca. Una cosa che il 118 avrebbe potuto chiedere a Simon quando ha dichiarato di vedere il mare era a che altezza approssimativa lo vedeva sotto di sè. Non avrebbe cambiato il corso degli eventi ma è un parametro che i soccorritori avrebbero potuto usare per localizzarlo. L’app “Where are u del 112”, purtroppo non funziona su tutto il territorio italiano, ma è ben fatta e funziona bene. Speriamo la estendano a tutto il territorio italiano alla svelta.
    3) Portarsi dietro acqua, viveri, batterie o caricabatterie che consentano di mantenere vivi i propri apparati elettronici ed eventualmente anche una torcia nel caso si debba affrontare qualche notte.
    4) Ma soprattutto, mai affrontare zone impervie da soli, non serve spezzarsi le gambe per trasformare una gita in una tragedia. Basta anche una semplice storta. Se proprio si vuole andare da soli, usare solo sentieri segnalati, frequentati e non abbandonarli mai.
    Per quanto concerne la preparazione dei volontari del CNSAS, concordo con Lorenz, sono tra le persone meglio preparate in assoluto, capaci di attivarsi in tempi rapidissimi, con tutte le dotazioni tecnologiche necessarie, e pienamente qualificate a svolgere il loro ruolo a fianco di organismi come vigili del fuoco o altro.

  7. Quattro passaggi:
    aprire Google Maps,
    schiacciare sul simbolino che individua la posizione,
    schiacciare sul punto che compare sulla mappa e nella barra in alto ( e anche in basso) dello schermo compaiono i numeri di latidune e longitudine. Comunicarli all’operatore del 118.
    Forse il povero Simon, che moriva dal dolore per le ferite, anche sotto la guida dell’operatore del 118 non sarebbe riuscito a farlo, oppure non aveva maps.

  8. Ancora più semplice. “Apri whatsapp, seleziona un contatto, clicca sulla spilla, seleziona posizione, invia”. Questo è quello che l’operatrice del 118 avrebbe dovuto dire, invece di dar prova di non saper gestire una chiamata di soccorso montano.

  9. Ma il mondo è pieno di rimbecilliti? TUTTI hanno un GPS, anche il trekker francese: l’aveva in mano mentre telefonava. Tutti i cellulari moderni ce l’hanno. Tutti i cellulari hanno almeno un’App che può inviare la posizione GPS, GoogleMaps, Mappe Apple (per gli iPhone) oppure l’onnipresente Whatsapp e 100 altre, volendo. Il fatto che nessuno, né il trekker, né il 118, né i media, né i vari logorroici commentatori TV, e nemmeno voi lo sappiate lo trovo inconcepibile.

    1. Il mio cellulare non ha nessuna app, e non né può avere. Per google maps e app simili uso il mio secondo cellulare.
      Ma è presunzione assurda affermare che “tutti i cellulari hanno google maps”.

  10. Non saprei , ma qualcuno ,esperto medico di pronto soccorso, compagno di escursione, intervenendo prontamente ,sarebbe stato in grado di fermare emoraggia di arteria femorale conseguente a frattura esposta?O sarebbe precipitato come il compagno per le caratteristiche del terreno?

  11. Pace all’anima sua ma il ragazzo è stato quanto mai imprudente.
    Non ci si avventura MAI da soli in montagna o per sentieri impervi e senza dare comunicazione dei propri spostamenti a persone di fiducia. Le escursioni sono sempre piene di insidie.
    Detto questo, sono rimasto basito sullo scambio telefonico tra l’operatrice al telefono ed il ragazzo. Non lo si abbandona in quel modo al telefono, indipendentemente dalla formazione professionale della signora. Per etica e morale professionale qualche sforzo ulteriore sarebbe stato necessario. Ho denotato una certa superficialità nella conversazione. Sicuramente da parte sua sarebbe stato possibile fare molto di più magari provando a condividere la posizione con il gps del telefono. MI chiedo come non si sia potuto chiederlo espressamente al telefono oltre alle altre domande, alquanto ridondanti, fatta dall’operatrice.

  12. Ho letto a suo tempo di Krakauer: “Nelle terre estreme”o “Into the wild”.Tra le varie ipotesi sulle cause della morte per il Solitario MC Candelss( bacche tossiche causa di deperimento organico), si allude anche alla mancanza per scelta di un avere una carta topografica della zona .In quella ufficiale era presente una specie di teleferica a cavo e cestello che gli avrebbe permesso di attraversare il fiume diventato largo ed impetuoso al disgelo primaverile, quando aveva deciso di andarsene dal remitaggio.
    Ho visto in servizi tv alcune carte del tragitto campano ad uso turistico, ma in una IGM topopografica completa professionale un escursionista forse avrebbe potuto vedere la zona con isopse indicanti pericolo..terreno scosceso..

  13. Spiace per la morte di questo giovane ,descritto esperto ma in realtà a mio avviso nn lo era. Riguardo le polemiche Francesi, meglio guardino gli affari loro che di errori e coglionate ne fanno pure loro. In oltre credendosi ancora dei re sole pensano di poter comandare in casa d’altri.Bravo Giampiero a ricordare il fatto dei due Italiani.!!!!!!!!! Riguardo l’utente che ha scritto il primo post, due son le cose , o sei in malafede o sei poco pratico in materia.

  14. Due parole. Ho fatto parte del CNSAS per 27 anni, con centinaia di interventi di soccorso e di elisoccorso. Ho avuto a che fare con il SAGF, con i Vigili del Fuoco, con tutti i Corpi di Soccorso, militari e non. Non c’è da fare: il parallelo “volontario = non professionista” è duro a morire. Nel CNSAS ci sono professionalità (molte Guide alpine), ma soprattutto c’è professionismo, nel senso che il meglio del panorama dell’alpinismo e dello scialpinismo presta la propria competenza a vantaggio della comunità, degli appassionati di montagna ma anche in caso di calamità naturali.
    Discorso a parte va fatto sul SAGF. Da capostazione CNSAS dell’Aquila ho collaborato, in maniera eccellente, con la locale Stazione SAGF: però va anche ricordato che la Stazione SAGF di cui parlo “copriva” un’area pazzesca, dalle Marche al Molise. Indiscutibile la loro preparazione e buona volontà, ma da questo ad occuparsi in forma esclusiva di un’attività così importante, ne passa. Anche sul discorso competenza ho da ridire, rispetto a tanti commenti sconclusionati: un Finanziere, pur non essendo un alpinista davvero esperto, può percorrere un iter formativo ed entrare a far parte del SAGF. Questo percorso ne farà – però – un buon soccorritore, non un buon alpinista. Agli appartenenti al CNSAS viene richiesta, al contrario, una competenza specifica preventiva e, vi assicuro, il livello è alto, molto alto.
    Sulla localizzazione: in attesa che qualche governante illuminato si degni di allineare l’Italia agli standard francesi (tanto per fare un esempio), ricordo che il CNSAS, in collaborazione con il CAI, ha sviluppato l’App “GeoResQ”, installabile su uno smartphone, che permette di tracciare e localizzare un utente. L’applicazione è gratuita per i soci CAI, a pagamento (modesto) per i non soci. Invito tutti gli appassionati di montagna a prendere informazioni e a dotarsene, scaricandola da sito https://wp.georesq.it

  15. allora estendendo il senso l’unico professionista coinvolto nella vicenda risulta essere il telefonista…siamo a posto.
    senza elettronica o certezze aree così vaste vanno rastrellate per cui + si è meglio è.
    CNSAS ? quelli recuperano no limits!
    solita mentalità italiana media che per fare bene bisogna avere la patente che ti deve dare lo stato, ma lo stato chi?
    io gironzolo +gg da solo e continuerò a farlo perchè si sta benissimo, senza andare a ficcarmi nei guai

  16. Anni fa ero un appassionato trailrunner e mi capitava spesso di allenarmi in montagna da solo e mi ero posto il problema di come “aiutare” eventuali soccorritori a trovarmi se qualcosa fosse andato storto. Dato che facevo giri lunghissimi mi è apparso subito chiaro che se mi avessero dovuto cercare su aree vastissime anche il più preparato team di soccorritori avrebbe impiegato giorni. Dato che la tecnologia all’epoca veniva solo parzialmente in aiuto mi ero dato delle regolette per i miei piacevolissimi “lunghi” in solitaria, provo a condividerle sperando di fare cosa utile.
    – Andavo da solo su percorsi che conoscevo bene in zone che conoscevo bene.
    – Andavo solo con tempo stabile e alla minima avvisaglia di maltempo facevo marcia indietro
    – Lasciavo a casa alla mia compagna un itinerario dettagliato, indicando che sentieri intendevo percorrere e in quali punti sarei passato, una roba tipo: parto dal parcheggio x, per il sentiero xx, passo sulla montagna y poi scendo al passo z ecc ecc. Una bella paginetta da lasciare sul tavolo della cucina in bella vista. La mia compagna non aveva idea di dove fossero quei posti ma aveva istruzione di dare quella paginetta ai soccorritori in caso di problemi.
    – Seguivo il programma o tornavo indietro niente esplorazioni o divagazioni.
    – Man mano durante la giornata dove il cellulare prendeva mandavo degli sms alla mia compagna dicendogli “Tutto bene sono sul monte Y vado verso Z” oppure ” Sono stanco sono al passo Z torno indietro oppure scendo dal sentiero xx perchè il tempo sta cambiando.
    – Cellulare carico sia il mio che quello del lavoro entrambi ben protetti.
    – Mi ero comprato un piccolo tracker gps che mi indicava le coordinate su un piccolo schermo, faceva solo quello ma aveva una batteria che durava giorni (all’epoca i cellulari erano più rudimentali)
    – Studiavo la zona sulla mappa in maniera più completa possibile per sapere non solo dove sarei andato ma anche da che parte “fuggire” in caso di problemi.
    – Sopra a tutto ero molto allenato e veloce

    In quegli anni si verificò una tragedia, durante un’escursione invernale un gruppo venne investito da una bufera, si divisero e uno del gruppo morì di freddo e venne ritrovato solo in primavera. Ero su una montagna a pochi km di distanza e ancora oggi mi chiedo come mai quel gruppo decise di proseguire, il tempo cambiò rapidamente ed era evidente che l’unica cosa da fare era scendere prechè il vento era fortissimo e fuori dal limite degli alberi si rischiava di volare via, sapevo bene dove mi trovavo e mi ricordo che fuggii velocemente verso valle e dovetti andare in autobus a recuperare la macchina. Probabilmente in gruppo si sentirono più sicuri di me da solo e probabilmente in quel gruppo qualcuno perse la testa e si sparpagliarono per mezza montagna. C’era una sola cosa da fare, scendere velocemente a valle.

    Quanto alla vicenda in oggetto avrei provato a fare qualche domanda in più al povero Simon, “Apri WhatsApp e condividi la posizione” e avrei dato retta alle sue scarse indicazioni aveva detto da dove era partito e dove stava andando e vedeva il mare, è poco ma è già qualcosa.

    Adesso se dovessi andare da solo a fare giri simili mi porterei un tracker satellitare, costa ragionevolmente poco e anche gli abbonamenti sono accessibili, la tecnologia viene in aiuto usiamola.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close