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Scoperto in Liguria il nido di aquila reale più basso delle Alpi

Nel Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri è stato scoperto il nido di aquila reale più basso delle Alpi. Parliamo di una quota pari a 380 metri sul livello del mare. Un ritrovamento senza precedenti.

La scoperta si deve a due studiosi: Fabiano Sartirana, naturalista e ornitologo che svolge per il Parco delle Alpi Liguri attività di educazione ambientale e di monitoraggio della sentieristica, e il collega Rudy Valfiorito. I risultati dello studio effettuato in val Roja, al confine con la Francia, sono stati di recente pubblicati sulla “Rivista italiana di ornitologia”.

Il nido d’aquila reale più basso delle Alpi

Come dichiarato dai due autori all’interno dell’articolo scientifico intitolato “Nidificazione di Aquila reale (Aquila chrysaetos) ad una quota eccezionale per le Alpi”, la bibliografia attualmente disponibile descrive i nidi di aquila distribuiti tra Alpi e Prealpi, a una quota compresa tra i 500 e i 2.000 metri:

  • Tra 800 e 2.000 m sui rilievi alpini. Talvolta a quote superiori, come nel caso del Parco Nazionale dello Stelvio e in Valle d’Aosta, dove sono noti siti di nidificazione tra 1.700 e i 2.200 metri.
  • A quote più basse ma mai inferiori ai 500 m sui rilievi prealpini.

Nella provincia di Imperia sono 8 le coppie di aquile note, con una densità relativa di 4,6 coppie per 1.000 chilometri quadrati. I nidi rilevati finora sono 12, tra cui appunto il più basso tra quelli alpini, localizzato su una parete rocciosa della bassa valle Roja.

La coppia di aquile “proprietarie” del nido è attenzionata da anni dal Parco. Nel 2013 e nel 2016 è riuscita a riprodursi con successo. Si sa inoltre che utilizzi i crinali di Testa d’Alpe come aree di caccia.

La maestosa aquila reale

L’aquila reale (Aquila chrysaetos) è uno dei rapaci più maestosi. Sa raggiungere in volo altezze vertiginose sfruttando le correnti ascensionali. Dotata di una potente vista, scruta dall’alto il suolo alla ricerca di prede, generalmente piccoli mammiferi, quali marmotte o cuccioli di camoscio. L’acutezza visiva è circa otto volte superiore a quella umana.

Un esemplare adulto misura in media 74 – 87 cm di lunghezza. La coda si aggira attorno ai 30 cm. L’apertura alare è pari a 203-220 cm. Il peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6 kg. Generalmente la femmina risulta del 20% circa più grande del maschio. Il termine “chrysaetos” che compare nel suo nome specifico fa riferimento al piumaggio dorato della testa. In greco significa infatti “aquila d’oro”. Può sopravvivere fino a 20 anni di età in libertà, addirittura 50 in cattività.

Un tempo la specie era presente nelle zone temperate dell’Europa, nella parte nord dell’Asia, nel nord America, nord Africa e Giappone, in pianura come in montagna. Oggi in queste aree la si ritrova solo sui rilievi montuosi. Totalmente assente in Islanda e Irlanda dove è in corso un tentativo di ripopolamento con 35 uccelli rilasciati dal 2001. In Italia si ritrova sulle Alpi (200 coppie), sugli Appennini (50 coppie), in Sicilia (10 coppie) e Sardegna (30 coppie).

Un ringraziamento al Parco

Merito della scoperta, come sottolineato dall’Assessore ai parchi e biodiversità della Regione Liguria Stefano Mai va, oltre che ai due ricercatori responsabili dello studio, a tutto l’ente Parco e al personale al completo, quotidianamente impegnato nella tutela di un habitat estremamente ricco di biodiversità.

“Questa scoperta attesta la ricchissima biodiversità del territorio – dichiara Mai – ma anche la capacità di alcune specie animali di saper coesistere con l’uomo e le sue attività, stabilendosi in aree antropizzate”.

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