Alta quota

Everest. Il governo nepalese propone nuove regole per limitare i permessi di salita

In Nepal sono in arrivo nuove regole per chi decida di salire l’Everest. Un provvedimento reso necessario dall’elevato numero di incidenti avvenuti durante la passata stagione, con ben 11 decessi, di cui 9 sul versante nepalese. In un rapporto stilato da una commissione governativa sono molteplici le norme che si prevede di introdurre prima della prossima primavera 2020.

Una pessima stagione sull’Everest

Mai come quest’anno l’Everest si è presentato così affollato da fornire al mondo, tramite le tante foto circolanti delle code nella “death zone”, l’immagine di un lunapark, un supermercato se non una autostrada. Alpinisti e sherpa costretti a una estenuante fila indiana, con tempi di attesa per salite in vetta anche di due ore. Per ricordare qualche cifra citata al termine della passata stagione, solo il 22 maggio sono stati in 200 gli alpinisti che, partiti da campo 4 sul versante nepalese, hanno tentato di raggiungere quota 8.848 m. Undici i decessi registrati in poche settimane. Nove sul versante nepalese, due sul versante tibetano. Quattro si stima siano stati dovuti al sovraffollamento sulle vie.

Il problema dell’affollamento sul Tetto del Mondo non è affatto una novità. Ma da qualche anno si era riusciti a limitare il fenomeno grazie a una maggiore collaborazione tra le varie agenzie nell’organizzazione delle spedizioni. Quest’anno qualcosa non ha funzionato. Probabilmente anche a causa del meteo che, concedendo solo due brevi finestre di bel tempo, ha comportato il concentrarsi dei tentativi di salita in pochi giorni.

Attendere due ore a quota ottomila non è uno scherzo neanche per gli alpinisti più esperti. Chi sale senza bombole ha poche ore a disposizione per raggiungere la vetta e iniziare la discesa, prima di andare incontro a rischio di edema polmonare. La maggior parte dei salitori dell’Everest è però dotata di bombole di ossigeno. Il rischio in questo caso è che si scarichino prima di raggiungere la vetta e trovarsi a una simile quota improvvisamente senza ossigeno e non acclimatati, può risultare fatale.

A seguito delle morti registrate durante la stagione 2019 il Governo nepalese è stato ampiamente criticato per aver concesso troppi permessi. O per aver concesso il permesso di salita anche ad alpinisti poco esperti. Il tutto per salvaguardare il cospicuo introito monetario legato alle spedizioni, che si aggira attorno ai 300 milioni di dollari annui.

Le nuove regole per ottenere il permesso di salita

Di fronte alle pesanti accuse ricevute, il governo nepalese ha deciso di introdurre delle nuove regole per chi voglia scalare l’Everest, a dimostrazione del proprio impegno nel garantire la sicurezza degli alpinisti.

Per richiedere un permesso di salita si dovrà essere in grado di dimostrare di aver già effettuato una ascesa su una vetta superiore ai 6.500 m. Dettaglio che andrà ad aggiungersi alle attuali richieste, che prevedono per ciascun alpinista l’obbligo di fornire una copia del passaporto, una breve biografia e un certificato medico di buona salute che attesti la possibilità di effettuare una salita a quota Ottomila.

Le agenzie di trek, d’altro canto, dovranno dimostrare di avere alle spalle almeno 3 anni di esperienza nella gestione di spedizioni in alta quota.

Altra novità sarà l’obbligo di sostenere per la spedizione una spesa non inferiore ai 35.000 dollari. Cifra che scende a 20.000 dollari per tutte le altre vette nepalesi superiori agli ottomila metri. Una mossa per scoraggiare il taglio dei costi che in molteplici casi, anche quest’anno, ha portato a carenze in termini di equipaggiamento di sicurezza o addirittura mancanza di assicurazione a copertura degli interventi di soccorso. Deficit in assenza dei quali diverse morti sarebbero risultate evitabili. Nel corso della stagione 2019 sono stati 381 i permessi concessi. Una cifra, mai raggiunta prima d’ora, che le regole sopra descritte dovrebbero portare a ridursi in maniera significativa.

In sintesi saranno ammessi a scalare l’Everest soltanto alpinisti con esperienza comprovata, ben allenati, in possesso di idonei certificati di buona salute e assicurazioni che coprano anche i costi di un eventuale soccorso.

Non c’è tempo da perdere

Ghanshyam Upadhyaya, ufficiale del Ministero del Turismo nepalese, ha dichiarato a Reuters che le nuove regole verranno introdotte quanto prima. Il Governo lavorerà alacremente nei prossimi mesi per apportare le dovute modifiche a livello di leggi e regolamenti che disciplinano l’alpinismo himalayano. Il proposito è di riuscire a sottoporle ad approvazione parlamentare e introdurle ufficialmente prima del mese di marzo 2020, quando si aprirà la nuova stagione.

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