Cronaca

Valanga a Pila, rinviati a giudizio 6 istruttori Cai. Torti: auspico ricerca della verità non preconcetta

Sono stati rinviati a giudizio i sei istruttori del Cai accusati dalla procura di Aosta di disastro e omicidio colposi per la valanga che il 7 aprile 2018, a 2500 metri sul Colle di Chamolé, vicino a Pila, uccise due scialpinisti – Roberto Bucci, 28 anni di Faenza, e Carlo Dall’Osso di 52 anni e istruttore Cai di Imola – durante un’escursione organizzata dal corso avanzato di scialpinismo della scuola Cai “Pietramora” (delle Sezioni di Cesena, Faenza, Forlì, Imola, Ravenna e Rimini).

Secondo il PM, l’attraversamento del colle fu “commesso con negligenza, imprudenza e imperizia” a causa “della presenza di pendii esposti al rischio valanghe“.

La notizia del rinvio a giudizio è stata commentata da Vincenzo Torti, presidente generale del Cai, nonché avvocato: “Preso atto della richiesta di rinvio a giudizio presentata dal PM di Aosta, dott.ssa Eugenia Menichetti, nei confronti dell’istruttore Cai che coordinava l’uscita sul Colle di Chamolè, vicino a Pila, durante la quale una valanga ha travolto il gruppo di scialpinisti provocando due vittime, nonché, “a strascico”, anche nei confronti di altri che, con ruoli diversi e nettamente differenziati, vi prendevano parte, il Club alpino italiano non può che auspicare che, nel perdurante rispetto per le incolpevoli vittime, già dall’imminente udienza preliminare, questa drammatica vicenda possa essere correttamente inquadrata sia nella peculiarità del contesto ambientale venutosi a creare, sia con riferimento all’effettivo ruolo dei singoli partecipanti, in una mai preconcetta ricerca della verità”.

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6 Commenti

  1. Rispetto per le vittime e solidarieta’ agli istruttori del CAI. Mi auguro che chi li deve giudicare sappia di cosa sta parlando. Detto cosi (negligenza, imprudenza e imperizia per la presenza di pendii esposti al rischio valanghe) non sembra proprio…

    1. Ovviamente giudici e pubblici ministeri non sono esperti di neve e valanghe. Il rinvio a giudizio è dipeso dal risultato della perizia che è stata svolta da una guida alpina di Gressoney (direttore del soccorso alpino valdostano) e che avrebbe individuato delle responsabilità.
      Questo solo per onore di cronaca, le competenze per valutare non le ho nemmeno io…

      1. sicuramente se al posto di istruttori Cai ci fossero state delle guide il responso sarebbe stato di tragica e imprevedibile fatalità come dimostrano altri giudizi di incidenti con responsabilita ben maggiori

  2. Giusta precisazione, grazie. Sarei tentato di dire che in questo caso la decisione del rinvio a giudizio è ancora più triste.. ma non conoscendo i dettagli e mancando sicuramente anche io di competenze, non resta che affidarsi a un auspicio neutro e imparziale come quello del presidente del CAI…

  3. Dalle foto che si sono viste in rete dei pendii attraversato dal gruppo per altro numeroso, era abbastanza evidente che non erano il massimo della sicurezza; personalmente non av rei mai seguito quelle tracce ma sono una persona prudente oltre il necessario

  4. Beh, una volta tanto avere un presidente avvocato torna utile.

    In pratica non ha detto nulla, ma lo ha detto bene.

    Almeno è un passo avanti rispetto le capziose e surrettizie invettive contro i motociclisti.

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