Alpinismo

Sovraffollamento e morti sull’Everest, UIAA: “Bisogna agire adesso”

Un approccio più sicuro e sostenibile alla scalata dell’Everest. È questo l’impegno che l’UIAA, International Climbing and Mountaineering Federation, chiede dopo la stagione alpinistica appena conclusa.

Le soluzioni dovrebbero concentrarsi sul sostegno alle comunità che vivono e lavorano nella regione, aumentando la sicurezza degli scalatori, migliorando l’esperienza dell’arrampicata sull’Everest e proteggendo un ambiente montano sempre più fragile, dove le problematiche legate ai rifiuti e all’inquinamento sono diventate croniche”, per fare questo la federazione ritiene che ci si debbano affrontare tre temi chiave: la preparazione degli alpinisti, la gestione degli accessi alla montagna, la formazione e l’auto-responsabilità. Un processo in cui l’UIAA si impegna a collaborare.

Una presa di posizione che ci si aspettava dato anche il clamore mediatico creato dalle immagini delle code che hanno suscitato molte domande da più parti circa la deriva di questo tipo di alpinismo. Non del tutto condivisibile è però l’affermazione del comunicato in cui l’UIAA accredita all’affollamento le cause della maggior parte delle morti: la situazione ha certamente influito, ma è un’analisi parziale. Il punto cruciale rimane l’esperienza e la preparazione, che permette all’alpinista di comprendere l’ambiente in cui si trova, le criticità, la propria condizione di salute e soprattutto gli consente di valutare quando tornare indietro prima che sia troppo tardi.

Nell’appello dell’UIAA si fa riferimento anche alle agenzie di trekking che curano la gestione delle spedizioni, che vengono definite dalla federazione come “estremamente esperti e altamente responsabili” come interlocutori necessari per un cambiamento. Condivisibile, ma probabilmente bisognerebbe avere il coraggio di mettere in discussione anche questi soggetti, soprattutto il modello di business attuale che talune volte predilige il guadagno ad altri valori che in alpinismo e in ambienti così delicati dovrebbero essere tenuti in debito conto.

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4 Commenti

  1. Foto con tanta gente che sale fa diventare tutto semplice. A pri.a vista. Numero chiuso e preparazione certificata. Curriculum minimo per salire o provare.

  2. Su 1000 persone che erano lì sono morte solo in 10, la percentuale è bassissima e penso anche insolita per un 8000

    Il vero problema non sono i morti ma chi vuole scalare veramente l’Everest in uno stile più puro (es: stile alpino, senza ossigeno, senza portatori, in solitaria, con gli sci…) sfruttando comunque la via più semplice: la normale.

    Quella fiumana di gente non genera solo morti ma impedisce a molte persone di vivere quella montagna come hanno fatto i primi salitori.

    Immaginate come sarebbe scalare una bella via classica sulle Alpi se venisse ferrata con scalette e corde fisse d’acciaio.

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