Alpinismo

Francesco Ratti: ora l’Alaska, poi in Himalaya per l’inviolato Pangpoche e il Manaslu

Tutto pronto per la spedizione di Francesco Ratti per l’Alaska. La partenza è fissata per il 12 maggio con ritorno previsto il 12 giugno. Con lui in cordata François Cazzanelli, Stefano Stradelli e Roger Bovard.

Denali, Foraker e Hunter sono le montagne su cui presumibilmente ci muoveremo in Alaska” ci racconta Francesco Ratti, classe 1980, alpinista, Guida Alpina della Società Guide del Cervino e supportato nel progetto da Millet.

L’obiettivo primario è il Denali, la vetta più alta del Nord America, tra le più fredde del Pianeta e che “presenta una ridotta pressione barometrica che porta ad una rarefazione dell’aria pari ad una montagna di 1.000 metri più alta. La quota e l’acclimatamento, che avverrà sulla via normale, rappresentano già di per sè una grande sfida” spiega Francesco. “Avessimo la possibilità di salire la Cassin sarebbe la ciliegia sulla torta” confessa l’alpinista, consapevole però che la decisione finale relativa alla via di salita sarà da prendere quando potranno vedere di persona le condizioni della montagna. “In alternativa al Denali abbiamo lì vicino il monte Foraker dove una via che ci interesserebbe potrebbe essere il famoso “Infinite Spur”. Altra bella montagna a cui potremmo puntare è il monte Hunter che logisticamente sarebbe anche lui abbastanza accessibile”.

I quattro si muoveranno in stile alpino e in totale autonomia. “Non ci sono i portatori, quindi bisogna essere in tutto e per tutto autonomi e sobbarcarsi il lavoro del trasporto materiali, montaggio e smontaggio dei campi, insomma un alpinismo con la A maiuscola!”.

Le sfide alpinistiche non terminano con l’Alaska. In autunno Ratti partirà per il Nepal con un duplice obiettivo: il Pangpoche (6.620 mt), che ad oggi risulta ancora inviolato, e il Manaslu (8.163 mt), l’ottava montagna della Terra. La squadra non è ancora definitiva, ma le idee sono chiare: “Per il Pangboche vogliamo realizzare sicuramente una salita veloce e leggera in stile alpino, mentre per il Manaslu dipenderà da cosa faremo: se ci orientassimo sulla via Hajzer-Kukuczka sul versante nord-est, ancora irripetuta, cercheremmo di salire il più possibile in stile alpino, mentre se dovessimo orientarci sulla via normale utilizzeremo l’itinerario attrezzato per le spedizioni commerciali, ma in ogni caso saliremo senza l’uso di ossigeno supplementare”.

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