Alpinismo

Jim Reynolds. Un epico free solo sul Fitz Roy

Anche una salita in solitaria non si fa mai da soli. Un enorme grazie a tutte quelle persone che sono state parte del mio viaggio, di recente e nel corso degli anni. Tanto affetto per le comunità di El Chaltén, Yosemite, Bishop e Trinity. Il mio suggerimento è di combattere per due cose nella vita:

1: la creazione e diffusione dei più alti livelli immaginabili d’arte, bellezza e amore

2: sostenere gli altri nel raggiungere questi obiettivi

Per me, la mia arte (come per molti scalatori) è la combinazione del nostro essere umani con lo splendore della natura grezza. Non credo che arrampicare significhi essere egocentrici. È semplicemente un riempire la mia tazza della gioia al punto da farla traboccare nel resto del mondo. È un modo di raccogliere la positività dalla montagna e portarla con sé per dividerla con le altre persone. Quindi qualunque sia ciò che vuoi fare, esci e fallo!

Questo il messaggio con cui l’alpinista statunitense Jim Reynolds ha commentato sul suo account Facebook la notizia della sua ultima impresa, una salita in solitaria in arrampicata libera e senza protezioni lungo la via Afanassieff, sulla parete Nord-Ovest del Fitz Roy (3.359 m) in Patagonia.

Andata e ritorno realizzati il 21 marzo in soli 15,5 ore. Un tempo che riporta alla mente il suo record di velocità su The Nose, conquistato insieme a Brad Godbright nell’ottobre del 2017, quando con un tempo di 2:19:44, fu in grado di battere di quasi 4 minuti il precedente record di velocità stabilito nel 2012 da Alex Honnold e Hans Florine.

Un risultato incredibile quello del Fitz Roy, considerando che si trattasse del primo viaggio di Jim in Patagonia. Tre mesi invernali che ha trascorso collezionando una serie di salite, una fase di preparazione all’exploit finale.

La lunga via Afanassief vanta un dislivello di quasi 1600 metri, che il 25enne californiano è riuscito a completare in 6 ore e 38 minuti, arrivando in vetta verso le 3 del pomeriggio e decidendo di ripercorrere tutta la via a ritroso senza calarsi in corda doppia ma tutto in arrampicata libera.

Il titolo dell’articolo dedicato a Jim negli scorsi giorni da National Geographic, che ha fatto il giro del mondo, definisce la sua impresa “il più grande free solo dell’anno”, con l’aggiunta di una parentesi decisamente dovuta, in questo periodo di Free Solo mania, in cui si legge “and he’s not Alex Honnold” (e non è Alex Honnold).

Di certo più facile tecnicamente di Freerider (7c+ contro 6b+ della via Afanassieff) ma parimenti impegnativa in considerazione del fatto che si tratti di una lunga via coperta di neve e ghiaccio. Riprendendo le parole del free soloist Alain Robert, “ciò che rende difficile un free solo non è il grado ma lo stile”.

Non sarà Alex Honnold, ma Jim Reynolds è riuscito, parafrasando le parole del grande esperto di Patagonia Rolando Garibotti, a spostare l’asticella ancora un po’ più su, al punto che sia difficile immaginare qualcuno che possa alzarla ulteriormente.

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