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Giro d’Italia nel Parco del Gran Paradiso, è polemica

Negli ultimi giorni la tappa numero 13 del prossimo Giro d’Italia, prevista per maggio 2019 presso il Lago del Serrù nell’Alto Canavese nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, è stata oggetto di un “dibattito surreale”.

Così Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, definisce lo scontro nato tra Uncem e le associazioni ambientaliste che, a partire dalla fine di novembre, hanno iniziato a far sentire la propria voce contro la decisione di far passare il Giro d’Italia all’interno del Parco.

Il consigliere dell’ente parco Gran Paradiso, Toni Farina, facendosi portavoce del risentimento generale del mondo ambientalista, ha scritto qualche settimana fa una lettera per chiedere che la tappa venisse accorciata, con uno spostamento dell’arrivo a Ceresole Reale, anzichè al Serrù.

Non si tratta solo di impatto ambientale, che esiste ma si può almeno in parte contenere, ma di impatto culturale” – si legge nella sua lettera – “E un parco, soprattutto un parco come il Gran Paradiso, primo in Italia (prossimo al secolo di vita), ha oggi, soprattutto oggi, il compito, la missione, di creare cultura, sensibilità ambientale diffusa. E deve farlo ponendo un limite. Accanto alla tutela della biodiversità deve tutelare la propria diversità. Ed è su questa diversità che l’economia locale deve puntare, cogliendo questa straordinaria opportunità.

La responsabile nazionale Alpi di Legambiente Vanda Bonardo ha inoltre aggiunto che “Legambiente è impegnata da tempo per realizzare una mobilità meno impattante nelle zone più delicate e di valore delle nostre montagne. Il passaggio del Giro in Valle Orco è un momento utile per tutta l’area e la scelta di fermarsi a Ceresole costituirebbe un messaggio di grande sensibilità verso l’ambiente naturale”.

Nonostante queste richieste di modifica del percorso nel rispetto della natura, Regione ed Ente Parco hanno confermato il loro appoggio all’arrivo della tappa al Serrù. Il Sindaco di Ceresole Andrea Basolo ha tenuto a sottolineare che la tappa sarà green, con la carovana delle auto ridotta al minimo e l’utilizzo di elicotteri di ultima generazione a bassissimo impatto acustico.

A fargli da eco arriva la risposta secca di Bussone: “Chi crede che la Corsa rosa disturbi ambiente e animali non sa che negli ultimi cento anni di storia del Giro, si sono sempre attraversati e raggiunti luoghi eccezionali sul piano naturalistico e ambientale, dei quali l’Italia è piena, senza intaccare in alcun modo il territorio, le specie animali e vegetali che lo rendono autentico e scrigno unico di biodiversità”. La lista dei luoghi citati dal Presidente è lunga, si va dal Gran Sasso allo Stelvio, dal Colle delle Finestre alle Dolomiti Patrimonio Unesco, fino ai  borghi delle Madonie e alle vette valdostane e friulane.

Non vi è ragione di accusare il Giro d’Italia di creare un impatto sul territorio, secondo Bussone, che riporta come esempio di sostenibilità il programma Ride Green, che prevede nelle tappe di altissima montagna il posizionamento del Quartiere tappa per giornalisti e addetti, così come della maggior parte dei mezzi della corsa, non in cima ma generalmente nel paese a fondo valle o nel borgo più vicino all’arrivo. “Solo pochi mezzi sono autorizzati, con gli speciali bollini, possono salire fino in cima” – specifica – “Così è stato ad esempio lo scorso anno sullo Jaffreau. Il Quartiere tappa era a Bardonecchia”.

Due punti di vista decisamente antitetici dunque quelli del mondo ambientalista, capitanato da Legambiente, e quello dell’Uncem che ritiene eccezionale l’occasione di questa tappa alpina, che porterà “uno straordinario ed irripetibile ritorno di immagine, mediatico e non solo” per le aree del Canavese, di Ceresole, del Parco Gran Paradiso e più in generale per il Piemonte.

Bussone invita dunque a sotterrare l’ascia di guerra, ad “abbandonare le polemiche e guardare alla sostanza”, prendendo coscienza del fatto che l’arrivo al Serrù sia la scelta migliore da fare per “mostrare lo scrigno di biodiversità che sono le Alpi per l’Europa”.

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