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Il Veneto si attiva per il riconoscimento della transumanza come patrimonio culturale immateriale UNESCO

Transumanza come patrimonio culturale immateriale dell’umanità, questo il tema dell’incontro che si è svolto mercoledì 28 novembre presso la sede del Consiglio regionale del Veneto in collaborazione con Coldiretti Veneto e Donne Impresa, in relazione alla candidatura transnazionale presentata dall’Italia all’UNESCO lo scorso marzo.

Daniele Salvagno, Presidente Coldiretti Veneto, ha definito l’incontro quale una vera e propria “Giornata della Transumanza”, sottolineando come la pastorizia e il lavoro delle donne in alta montagna rappresentino per il Veneto un valore aggiunto da salvaguardare.

La transumanza è una pratica della tradizione assai  cara alla Regione Veneto, come spiega il Presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti: “All’origine della parola transumanza troviamo Trans, attraverso, e humus, terra. L’antica pratica della pastorizia fa parte delle nostre montagne, dei nostri allevatori, della nostra storia; non solo ci parla di antiche prassi degli allevatori nello spostare le mandrie alla ricerca di pascoli migliori, ma ci restituisce il valore del rapporto dell’uomo con la terra e l’ambiente, presentandoci la necessità di tutelare e promuovere queste forme culturali che affondano le proprie radici nella notte dei tempi. La transumanza è una testimonianza, un vero e proprio reperto vivente di una storia che ha caratterizzato, e caratterizza ancora il Veneto, in particolare nei territori del bellunese e del vicentino. Difendere la transumanza, preservare gli antichi percorsi, è quindi un nostro dovere.

Una tradizione che si trova ad affrontare al giorno d’oggi dei seri problemi, primo fra tutti il ritorno del lupo ed altri predatori nelle aree dedite al pascolo. Il Comitato delle Regioni ha recentemente elaborato una Risoluzione in merito da trasmettere alla Commissione Europea, che da un lato prevederà la tutela del lupo nell’ambiente naturale, dall’altro ne disporrà il contenimento in ambienti fortemente antropizzati, laddove la sua presenza rappresenti una minaccia per gli allevatori ed il bestiame.

Il problema dei lupi, a detta dello stesso Ciambetti, genera ancora scarsa attenzione nell’opinione pubblica che facilmente si commuove di fronte alle immagini delle carcasse di lupi abbattuti ma  difficilmente si sofferma  a riflettere sull’elevato numero di vitelli e asini dilaniati dai predatori. Obiettivo della Regione è dunque quello di difendere il duro lavoro degli allevatori, così come le loro mandrie la cui tutela, secondo le norme dettate dalla legislazione italiana, determina costi non marginali nella vita aziendale. Un secondo problema da non sottovalutare nel mondo della pastorizia risulta essere quello della Blue Tongue, una patologia che si è già manifestata nel bellunese con alcuni casi segnalati nei primi giorni di novembre. Attraverso la valorizzazione della transumanza ci si augura dunque di poter anche svolgere una funzione informativa sul territorio, contribuendo ad  una maggiore divulgazione di quelli che sono i valori e i problemi del mondo agricolo.

Il Capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale Nicola Finco, ha presentato nel corso dell’incontro un Progetto di Legge composto da 13 articoli che prevede un censimento delle vie di pascolo e del patrimonio armentizio, con successiva messa in atto  di azioni di valorizzazione e promozione turistica di questi antichi percorsi. “Non vogliamo arrivare allo scontro con le Amministrazioni comunali” – dichiara Finco – “bensì individuare soluzioni condivise per tutelare la transumanza e il lavoro dei pastori, i quali credono e investono in questo comparto economico, accettando di trascorrere anche sei mesi all’anno in montagna, e superando privazioni, avversità e gravi problemi, come quello rappresentato dal lupo. E’ grazie a loro se la montagna veneta è sana e viva.

A sostenere il progetto sono giunte in Consiglio Regionale numerose donne pastore e malgare. La presenza femminile di settore nella regione Veneto si concentra in particolare nelle aree di Vicenza e Belluno ma nell’alta padovana, nel trevigiano così come a Rovigo e Venezia cresce il numero di giovani che decidono di investire nella pastorizia. In totale sono quasi un centinaio le ragazze che in veneto si sono impegnate nell’allevamento e nella tutela di razze in via d’estinzione per un totale di 55mila pecore e 17mila capre.

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Un commento

  1. Per intanto gia’ riconosciuto come patrimonio Unesco il “Muretto a secco”.Corsi in Trentino, 5 tTerre, per costruttori , restauratori.
    Pure sul web si trovano manuali d i tecniche edilizie .Lavoro se ne troverebbe , se ci fosse interessamento pubblico e privato.Intanto servono sia per controllo geologico pendii franosi e per agricolura di nicchia di prodotti pregiati.Il nostro Oro….montano.Occorre un Fanklin Delano Roosvelt ed un New Deal che crei lavoro, lavoro, lavoro…anche con muretti a secco, pastorizia, non solo tecnologia e ricerca avanzata.Oppure abili progettatori di piani sostenuti da contributi EU.

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