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Tre Cime di Lavaredo: il muro della discordia

Suscita polemiche a non finire il nuovo balcone costruito dal Comune di Auronzo per il belvedere vicino al rifugio omonimo, nella zona delle Tre Cime di Lavaredo. A farsi portavoce del malcontento diffuso nei confronti di questa nuova opera sono Giancarlo Gazzola e Gigi Casanova, leader di Mountain Wilderness, la ONLUS impegnata nella salvaguardia delle montagne nostrane.

Alle Tre Cime di Lavaredo non era sufficiente l’umiliazione della strada che in estate porta in quota 2000 auto al giorno, un rifugio, l’Auronzo trasformato in mensa di massa – commentano i due attivisti sui social – No. Bisognava offendere le rocce anche imponendovi un balcone. Un inno al cemento, un’oscenità. Le fotografie che riportiamo confermano tanto pessimo gusto“.

Le foto non lasciano infatti molto spazio all’immaginazione, ritraendo un’opera massiccia e probabilmente poco in tono con l’ambiente, tanto che qualcuno non ha esitato a definirla “un muro di Berlino”. “La bellezza ogni giorno viene offesa da una folle rincorsa al mercato – proseguono i due su Mountain Wilderness – da una ormai diffusa incapacità degli amministratori pubblici di sapere distinguere fra quanto è realmente necessario per vivere in montagna e quanto vi è di superfluo”. 

Nell’occhio del ciclone è infatti la precedente amministrazione di Auronzo, che avrebbe lasciato in eredità a quella attuale i lavori di costruzione già in fase di completamento, senza alcuna possibilità di modifica. Parte del muro eretto servirebbe come rinforzo alla base del rifugio, ma nonostante l’utilità del progetto è difficile sorvolare sulle scelte artistiche compiute dai progettisti.

Nessuno sentiva la necessità di imporre alle Tre Cime una simile bruttura. Forse solo chi l’ha progettata e chi l’ha accettata sul territorio da lui gestito. Se veramente fosse stato necessario dotare il rifugio di un balcone panoramico era sufficiente lavorare con materiali locali: legno, pietre calcaree e niente altro“.

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Un commento

  1. Vergogna! Maledetto vile denaro. Amministratori incoscienti e senza scrupoli.
    Oltre a sorvolare sul discutibile aspetto estetico del manufatto, che si potrebbe almeno rivestire con pietra a vista, il buon senso dovrebbe imporre nuove regole per tutelare una parte di patrimonio dell’Umanità, qual è la zona delle Tre Cime.
    Con la tecnologia di cui disponiamo da decenni (e una piccola parte dei milioni di euro incassati coi pedaggi), una gestione illuminata avrebbe creato un park a Misurina con servizi vari e magari un’esposizione permanente, tipo i musei di Messner, e predisposto la salita in quota con sole navette elettriche, anche allo stesso esagerato prezzo del parcheggio del Rifugio Auronzo.
    Ma non c’è speranza. Se nessuno protesta, alla fine abbiamo ciò che ci meritiamo.
    fabio

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