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Barmasse sulle limitazioni al Monte Bianco: un attacco ai valori dell’alpinismo

Lo scorso martedì si è svolto un incontro storico lì dov’è nato l’alpinismo. Sotto i ghiacci della più alta vetta d’Europa si sono incontrati Jean Marc Peillex, sindaco di Saint-Gervais (Francia), il prefetto dell’Alta Savoia, le Guide Alpine, il CAF (Club Alpino Francese) e altri enti per discutere riguardo la possibilità di regolamentare le salite al Monte Bianco. Dal 2019 infatti, per scalare i 4810 metri della montagna, potrebbe essere necessario un permesso. L’ipotesi, accolta con favore dai partecipanti alla riunione, sarebbe quella di limitare la salita lungo la via normale francese ai soli alpinisti in possesso di un talloncino. Circa 214 al giorno le persone che potrebbero tentare la vetta, tanti quanti i posti letto del rifugio Gouter.

Una presa di posizione e un possibile provvedimento che lascia sgomenti molti amanti della montagna come anche l’alpinista valdostano Hervé Barmasse che, affidandosi ai social scrive: “Vietare l’accesso alle montagne significa togliere la libertà. Il sindaco di St-Gervais esulta, ‘giornata storica’. Ma è la più triste nella storia dell’alpinismo”.

Duro il commento della Guida del Cervino che abbiamo scelto di sentire per meglio capire le ragioni di questa sua affermazione. “Una giornata triste per l’alpinismo da qualsiasi punto di vista la guardiamo. Se il sindaco di St-Gervais arriva ad una scelta così drastica è perché anche dove l’aria è più sottile la brutalità, la maleducazione e l’inciviltà di alcune persone ha raggiunto un limite intollerabile. Ma dall’altra, imporre un permesso e l’obbligo di passare la notte in rifugio non è garanzia di sicurezza. I divieti non servono a far cultura della montagna, ma a lavarsene le mani quando le cose diventano ingestibili e non si ha voglia di investire in informazione e prevenzione. Inoltre togliere la libertà di frequentare la montagna, che è un bene comune, e appartiene a tutti coloro che la rispettano e la amano, è un attacco ai valori dell’alpinismo”.

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8 Commenti

  1. D’accordo al 100% con Hervé.
    L’importante è che non inseriscano anche l’obbligo di prendere una guida…
    Sarebbe proprio una meschinità ed un imbroglio oltre che un attacco ai valori dell’alpinismo!!

  2. Intanto hanno messo l’obbligo del rifugio…e se uno non vuole dormirci? Se uno volesse fare record di salita in giornata? se uno volesse dormire alla “diaccio” per interpretare una forma di alpinismo by fair means? Insomma il trionfo dell’ottusità!

  3. Sono d’accordo in generale con Hervé anche se, purtroppo per svariati motivi, il caso particolare è molto più complicato.
    Vietare l’accesso ad una montagna è una decisione che ha dell’incredibile oltreché fornire un importante precedente; l’amarezza che provo non viene dalla chiusura della via francese al monte bianco, ma viene dalla paura che la cosa si ripeterà su altre frequentate cime dove gli incidenti stanno crescendo (o fanno più notizia): pensiamo alla punta Gnifetti, Cervino, Breithorn, Granparadiso, Monviso, Großglockner…. Tutte cime ambiziose perché rappresentano qualcosa nell’immaginario collettivo:
    -Gnifetti: ah il rifugio più alto d’europa
    -Cervino: ahhhh il Cervino!!!!
    -Breithorn: il più facile
    -Granparadiso: l’unico 4000 tutto italiano
    -Monviso: lo si vede da 400 km di distanza!!
    -Großglockner: la più alta dell’Austria
    e via dicendo
    Purtroppo sempre più persone prendono l’alpinismo come uno sport fine a se stesso, lo assimilano al correre 20 minuti al giorno o fare 20 km in bici. La scalata di una montagna diventa una medaglia (o peggio ancora un selfie) di cui vantarsi.
    Il Bianco è una medaglia troppo ghiotta da lasciarsi scappare sopratutto con i suoi (soli) 1000 m di dislivello dal Dome!!!
    Non è, per caso, che il problema lo hanno creato proprio i francesi???
    Forse era meglio non costruirlo quel ca…spita di rifugio così vicino alla vetta. Hanno voluto trasformare l’alpinismo in un bussinnes più ancora di quello che già era diventato e il risultato non ha tardato a farsi sentire.
    Il discorso potrebbe proseguire ore……
    L’alpinismo è ben altro: è voglia di organizzarsi le tappe, sceglire cosa mettere nello zaino (e magari scoprire tragicamente che hai dimenticato i ramponi), non dormire niente per l’agitazione la notte prima per della scalata anche se stai andando sul Granparadiso, arrivare a casa stravolto pensando “ma chi me lo ha fatto fare” e dopo una settimana essere nelle stesse identiche condizioni….ed è proprio per questi motivi che rifarei cento volte la via italiana dal Gonella piuttosto che quella ragliata della via francese (scusatemi ma un po’ di nazionalismo ci voleva!!!).

    Forza ragazzi teniamo duro: se chiudono un sentiero, basta spostarsi un po’ più in la per aprirne un altro!

    Ciaooooo

  4. Non resta che l’autoregolamentazione , ovvero la sensibilita’ del praticante.A certi può far piacere o non dar fastidio la frequentazione numerosa sullo stesso itinerario alpinistico o escursionistico…si puo’ fare amicizia, scambiare due parole o litigare.Chi non sopporta ..puo’ scegliere altro periodo o altra meta piu’ solitaria.Chiaro che a chi di montagna campa, e’ più gradita la fequentazione numerosa…Atrimenti poi i conti non tornano ed i rifugi non piu’ gestiti per scarsa remunerazione della fatica aumentano.In altro servizio, si legge di gestore telefonico che conta i segnali nelle celle in cui sono situate le zone alpinistiche ambite e frequentate , e compie statistiche sula numerosita’ e flussi dei clienti.
    Favorevoli o contrari?Il servizio puo’ servire per dimensionare l’offerta …ma esiste anche la possibilita’ di incontrare numerosi compagni di escursione urlanti al telefonino.Certe zone sembrano isolate dal mondo e poi…il campo e’ assicurato ..per tutti i gestori…meglio che in fondovalle.

  5. Forse chiudendo le funevie al pubblico si risolverebbero tanti problemi, dal sovraffolamento di alpinisti, a gente in infradito sul ghiacciaio, a cafoni che salgono in quota come se la montagna fosse un luna park. E forse senza tanto nuocere al turismo.
    Ma qua si vuole la botte piena e la moglie ubriaca!

  6. Purtroppo alcune cabinovie e seggiovie…chiudono proprio per mancanza di clienti .Per esempio sul Nevegal bellunese o la vecchia seggiovia al rifugio Scarpa –,Gurekian al monte Agner.Chi non ha piu’ la prestanza ed il fiato, si accontenterebbe di evitare lunghe scarpinate di avvicinamento, specie con questo clima estivo impazzito.Appena fara’ fresco…chiuderanno gli impianti non griffati ed i rifugi romantici piu’ appartati…la dura legge dei bilanci.

  7. Elamadonna (da immaginarsi con la voce di Pozzetto)
    Pare stiano mettendo la pena di morte per chi pratica alpinismo.
    Stanno ponendo delle *limitazioni* ad *una* via al Monte Bianco (la più facile e turistica). Dai ragazzi, spazio per l’alpinismo (vero) ce n’è ancora parecchio.
    Se è giusto/sbagliato/opportuno non so, ma stracciarsi le vesti perchè regolano la via francese (quasi una camminata) gridando alla lesa maestà per il Vero Alpinismo mi pare un po’ esagerato e fuori luogo.

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