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L’ibis eremita vola sulle Alpi – di Stefano Ardito

Nelle scorse settimane, una carovana volante ha sorvolato le Alpi tra il Lago di Costanza, il Tirolo, l’Alto Adige e il Veneto. Poi, dopo aver scavalcato l’Appennino, ha raggiunto l’Oasi WWF di Orbetello, in Maremma. Il volo, durato cinque giorni, ha avuto uno sviluppo di circa 900 chilometri. La quota massima è stata di 2500 metri. 

A indicare la rotta da seguire erano due ultraleggeri, con a bordo il pilota e una ragazza con una vistosa maglia gialla. Intorno a loro, era una trentina di uccelli dalle penne nere e dal becco rosso e ricurvo. L’ibis eremita, goffo a terra, è elegantissimo in volo. 

Ibis eremita, foto Fabio Cianchi WWF

Quando si pensa all’ibis, viene di solito in mente l’ibis sacro, dalle piume bianche e nere, che era venerato dagli Egizi. Una specie che vive anche oggi nell’Africa subsahariana, e che ogni tanto si spinge sulla Pianura Padana. I birdwatcher italiani osservano spesso il mignattaio, un ibis dalle penne e dal becco neri. 

L’ibis eremita, Waldrapp in tedesco, è arrivato a un passo dall’estinzione. Diffuso fino al Seicento in gran parte della Mitteleuropa, è scomparso a causa della caccia. Sei anni fa rimaneva solo una piccola colonia stanziale in Marocco. Altri ibis, non abituati a migrare, vivevano in alcuni zoo austriaci e tedeschi. Poi è arrivato il riscatto. 

Il Progetto Waldrapp, finanziato dall’Unione Europea, ha come obiettivo il rilancio e la diffusione della specie. Ma se allevare in cattività i piccoli ibis è facile, indicare loro la via della migrazione è più complicato.

Per alcune specie di uccelli, la rotta delle migrazioni è scritta nel patrimonio genetico. Altre la apprendono dai genitori nel corso del loro primo volo” spiega Fabio Cianchi, responsabile delle Oasi WWF della Maremma. “L’ibis eremita appartiene al secondo gruppo. Per insegnare la rotta ai piccoli c’è stato bisogno delle mamme adottive”. 

Le mamme adottive e i piloti a Orbetello, foto Waldrappteam

In primavera, le uova fornite da sei zoo austriaci e tedeschi sono state fatte schiudere in un solo ambiente. Quando hanno aperto gli occhi, gli ibis neonati non hanno trovato una mamma con becco rosso e piume nere, ma due ricercatrici, Corinna Esterer e Anne-Gabriela Schmalstieg. Come nei libri di Konrad Lorenz, le hanno “adottate” come madri. 

Nel lungo volo in direzione della Maremma, Anne-Gabriela e Corinna hanno indicato la strada. Il pilota di uno degli ultraleggeri era Johannes Fritz, il biologo austriaco che coordina il progetto Waldrapp. “Il volo è stato spettacolare, l’operazione ha avuto un grande successo” commenta Fritz. 

Nel cielo di Merano, quando un’aquila ha tentato un attacco, i piccoli ibis si sono stretti intorno agli ultraleggeri come a due mamme vere. Una notte, una volpe è entrata in una voliera si è portata via due uccelli. Dei 31 ibis decollati dal Lago di Costanza, ne sono arrivati a destinazione 29. 

Li terremo per qualche settimana nelle voliere, poi saranno liberi di uscire, verso i prati e le paludi dove trovano insetti, lumache e altro cibo” spiega Fabio Cianchi del WWF, che si occupa della gestione degli ibis in Toscana.  

I piccoli resteranno a Orbetello tre anni. Poi, diventati adulti, si alzeranno in volo per la migrazione di ritorno verso le Alpi. La rotta è stata memorizzata all’andata, e al ritorno gli ibis potranno seguirla senza aiuto. “Il volo accompagnato dei giorni scorsi è stato il quarto dal 2013. Le prime due nidiate di ibis sono già tornate in volo nel Salisburghese e in Baviera” spiega Johannes Fritz.  

Gli ibis eremiti in volo sule Alpi, foto Waldrappteam

Il momento difficile arriverà a ottobre, quando gli ibis adulti che hanno trascorso la primavera e l’estate sulle Alpi torneranno in Maremma. Sapranno trovare la rotta da soli, ma sul loro cammino incontreranno cacciatori e doppiette. Nei primi due rientri sono stati abbattuti 50 ibis, quasi tutti in Italia.

Qui entra in gioco il Parco Natura Viva, a poca distanza dal Garda, che si occupa della conservazione di molte specie di mammiferi e di uccelli. 

Alleviamo l’ibis eremita, ma i nostri piccoli vengono liberati in Spagna. Alleviamo grifoni che vengono liberati in Friuli, e bisonti europei destinati a Slovacchia e Romania. Ci occupiamo del leopardo delle nevi e dei lemuri del Madagascar” racconta Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca.

Nel progetto Waldrapp, il Parco Natura Viva si occupa di comunicazione verso il pubblico, la stampa e i cacciatori italiani. “Collaboriamo con le associazioni venatorie, tutti i cacciatori italiani hanno ricevuto l’invito a non sparare agli ibis” spiega Spiezio. Speriamo di cuore che funzioni.  

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3 Commenti

  1. Più che volantini per i cacciatori servirebbe qualche anno di galera e multe salatissime quando abbattono specie protette

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