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Ermanno Salvaterra: Sul Latok I? Ci sarei tornato molto volentieri

“Bravissimi, anche se non hanno salito integralmente la cresta Nord. Probabilmente quando sono arrivati a due terzi della via han capito che per andare in cima era meglio uscire da lì. Veramente tanti complimenti” commenta Ermanno Salvaterra a proposito della recente salita al Latok I realizzata da Luka Stražar, Aleš Česen e Tom Livingstone. Ermanno Salvaterra non necessita di molte presentazioni. Conosciuto anche con il soprannome “L’uomo del torre” per la sua profonda conoscenza del cerro Torre e più in generale delle montagna patagoniche nel 2011 ha scelto di cimentarsi proprio sulla parete Nord del Latok I. Con lui, in spedizione, si trovavano Andrea Sarchi, Cege Ravaschietto, Marco Majori e Bruno Mottini. “La via che avevamo in testa era quella degli americani, mi era piaciuta molto”commenta Salvaterra riferendosi all’epico tentativo del luglio 1978 condotto da Jim Donini, Michael Kennedy, Jeff Lowe e George Lowe. In quell’anno i tre alpinisti rimasero ventisei giorni in parete resistendo al maltempo e rinunciando a circa 7000 metri di quota, a un tiro di schioppo dalla vetta del Latok I. “Mi ero scritto più volte con Jim Donini per avere informazioni sulla via e sono poi rimasto in contatto per tutta la vita con Jeff Lowe. Un grande oggi purtroppo venuto a mancare, un alpinista avanti in tutto, una persona squisita che difficilmente si abbatteva di fronte alle sfide della vita”.

Cos’è successo durante la spedizione?

Abbiamo fatto il nostro paio di tentativi. Nel secondo siamo saliti circa fin dove sono saliti gli americani, poi siamo stati colti dal maltempo che ci ha bloccati per tre o quattro giorni, non ricordo più bene, in parete. Ricordo la neve che cadeva, e alla fine la scelta di rinunciare e rientrare a campo base.

Parlando in generale del Latok I, non si tratta di una montagna molto frequentata…

Si, ma è grandiosa. Da campo base si vede tutta la montagna ed è qualcosa di unico, con tutte le storie che ci sono dietro poi. Già solo il tentativo degli americani è qualcosa di grandioso per i tempi in cui l’hanno fatto.

Quest’anno molte spedizioni si sono interessate al Latok e ai suoi tecnicismi…

Beh, tutto dipende da quel che uno si sente di fare. Uno ci prova poi magari non ci riesce, oppure si… tutto dipende da quel che si sente di poter fare. Si tratta di salite che richiedono non solo una grande preparazione fisica ma anche mentale. Bisogna essere predisposti per fare certi sforzi e certe fatiche.

Sarebbe tornato al Latok I dopo il tentativo del 2011?

Molto volentieri.

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