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Libri di montagna da salvare dal crepaccio

“Banalità ad alta quota” scriveva qualche settimana fa Gian Paolo Serino su Il Giornale. “Romanzi di Montagna da gettare nel crepaccio” aggiungeva dilungandosi poi in una lunga descrizione di queste banalità senza lasciar scampo a nessun autore. Il più criticato? Ovviamente il premio Strega 2017 Paolo Cognetti “colpevole” scrive l’autore dell’articolo di aver “scritto un libro banale, a quota studenti delle elementari” e di aver dato il via a una moda letteraria che “si perde tra i crepacci dell’insulso”.

Dopo aver letto tanta negatività nei confronti dei libri e della letteratura di montagna abbiamo pensato che sarebbe stato più opportuno e adeguato chiedere il parere a chi vive letteralmente sommerso dalla letteratura d’alta quota. Così siamo andati da Maurizio Bovo titolare, insieme a Marianna Leone, della libreria La Montagna di Torino. Realtà presente sul territorio dal 1974 e specializzata nel genere del “libro di montagna” che raramente trova spazio nelle librerie generaliste.

“Non sono d’accordo con quanto espresso nell’articolo uscito su Il Giornale” afferma subito Maurizio. “Se diamo adito alle parole scritte significa che la gente o legge male o non ragiona. Cognetti, ad esempio, deve gran parte del suo successo al passaparola e non al battage pubblicitario della casa editrice. Si tratta di un libro semplice, scritto molto bene, utile a far conoscere la montagna a chi ne è totalmente scevro. È chiaro poi che chi conosce e frequenta l’ambiente montano lo trova giovanile e quasi innocente”.

 

Partiamo però dal generale: com’è cambiato il mondo dell’editoria dagli anni ’80 a oggi?

È cambiato tantissimo: la produzione è cresciuta a dismisura, si è più che raddoppiata.

Sono aumentati solo i titoli o è cambiato anche il genere delle pubblicazioni?

È cambiato il genere, si è spostato verso la letteratura, verso una letteratura di montagna. Fino a vent’anni fa esisteva solamente il racconto d’alpinismo, quello che i francesi chiamano récit d’ascension. Libri spesso autobiografici scritti dai grandi alpinisti. Oggi invece ci si è spostati verso la letteratura, verso una letteratura di montagna.

Qualcuno tra i grandi alpinisti ha cambiato stile adeguandosi al mercato?

Sono tutti rimasti abbastanza fedeli al loro stile letterario. L’alpinista continua a scrivere d’alpinismo e a raccontare le proprie salite. Basti pensare a Manolo e al suo Eravamo immortali.

Chi sono quindi gli autori di questa “letteratura di montagna”?

Sono scrittori nuovi, appassionati di montagna, che hanno iniziato a scrivere di terre alte ambientando i romanzi tra le vette. Libri in cui la montagna è un contorno alla storia principale, è un luogo di ambientazione.

Ovviamente poi, sulla scia del premio Strega vinto da Cognetti, molte case editrici hanno scelto di seguire questa direzione. Fazi editore ha ad esempio riscoperto Un’estate in montagna di Elizabeth Von Armin e anche un grande editore come Einaudi è uscito quest’anno con L’ascensione del Monte Bianco di Ludovic Escande.

Cosa cercano però i tuoi clienti?

Dipende. Molti di quelli che vengono da noi cercano la guida di escursionismo o di arrampicata. Altri invece cercano il libro fotografico perché devono fare un presente. Gli appassionati di lettura poi chiedono informazioni sulle novità. Chi cerca la narrativa di montagna spesso decide per conto suo, a differenza di chi punta sulla varia dove si fanno consigliare più facilmente. Chi sceglie tra la montagna è più presente e si fa prendere dalla trama, dalla copertina o dal tema trattato.

Cosa si vende di più?

La letteratura di montagna. Negli ultimi mesi quelli che sono andati di più sono il libro di Enrico Camanni Verso un nuovo mattino, Manolo con Eravamo immortali, poi Il pastore di stambecchi e Cognetti con Le otto montagne che continua a vendere molto bene.

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3 Commenti

  1. Chi trova, non si faccia sfuggire di Dino Buzzati :”Le montagne di vetro”,”I fuori legge della montagna”
    Quasi quasi scrivo anch’io raccontini, cosi’ in caso di successo mi faccio la baita, per altro gia’ adocchiata ,ma manca el dinero.

  2. Io i raccontini di montagna li scrivo, ma li scrivo per me, per restituire un domani a un altro me stesso le emozioni e le sensazioni che la vita mi avrà fatto scordare.
    “Le imprese che si basano su di una tenacia interiore
    devono essere mute e oscure; per poco uno le dichiari o se ne glori
    tutto appare fatuo, senza senso o addirittura meschino.”
    (Italo Calvino)

  3. Infatti Dino Buzzati consiglio’ al suo accompagnatore guida alpina Gabriele Franceschini :”Non divulgare, tieni tutto per Te!”.
    Invece chi vuole puo’ trovare un elenco di guide e autobiografia del Franceschini , sul web.Scritte dopo l’addio forzato della Guida per incidente e menomazione invalidante alla scalata.I cassetti e gli archivi sono pieni di diari, racconti, documentari di vario soggetto, mai pubblicati.Forse tra essi si trova anche qualche capolavoro che mai verra’ alla luce.”Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa stava per fare la stessa fine.

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