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Quanto costa una gita in montagna?

Pubblicavamo qualche giorno fa la dura polemica dei rifugisti contro l’alpinismo mordi e fuggi ritenuto, in alcuni casi, pericoloso per gli stessi praticanti. Appassionati che, cimentandosi in impegnative salite in giornata rischiano di trovarsi esausti e spossati ben prima della fine della gita. Un problema per la sicurezza affermano i rifugisti.

L’articolo e le opinioni espresse, anche nel sondaggio che via abbiamo proposto, hanno destato un certo clamore scatenando un dibattito proseguito poi per giorni. Dibattito che ci ha dato lo spunto per fare un approfondimento: quanto costa una salita in montagna?

La montagna viene spesso raccontata come un luogo gratuito dove il denaro perde la sua funzione sociale. Una cosa vera, se si vive in quota vicini ai sentieri e non bisogna spostarsi con treni, bus o mezzi privati per avvicinarsi alle località interessate. Se invece si vive in pianura, in una metropoli come Torino (luogo scelto come partenza per le nostre gite alpinistiche) allora le cose cambiano e, ai costi inesistenti della camminata in se vanno aggiunti quelli dello spostamento e del rifugio se l’escursione o la salita alpinistica richiedono più giorni.

Andiamo però per ordine è scopriamo quanto viene a costare una gita in montagna prendendo a esempio alcune delle classiche salite che si possono effettuare sulle Alpi.

Se, a esempio, ci si volesse cimentare in una salita della via normale al Monviso (3841 m), cima più alta delle Alpi Cozie, i costi da mettere in conto sarebbero quelli del trasferimento a Pian del Re (circa 40€ a/r) e del pernotto al rifugio Quintino Sella al Monviso (Mezza pensione: 40€ soci CAI, 49€ non soci; non presente sul sito costo di solo pernotto).

Una salita che viene a costare in tutto tra gli 80€ e gli 89€ circa.

Se invece si vuole andare più lontano, magari verso la cima più alta d’Europa, verso il Monte Bianco (4810 m), affrontandola dal versante italiano i costi da mettere in conto sarebbero quelli del trasferimento (circa 85€ a/r) più quelli di pernotto al rifugio Torino (Solo pernotto: 18€ soci, 25 non soci; Mezza pensione: 50€ soci, 58€ non soci).

Una salita che, volendosi concedere qualche comodità in più mangiando in rifugio, viene a costare in tutto tra i 135€ e i 143€ circa.

Se invece si volesse andare alla scoperta di luoghi maggiormente patinati, come le Tre Cime di Lavaredo, i costi da sostenere sarebbero quelli del trasferimento (circa 184€ a/r) più un soggiorno sotto le Tre Cime al rifugio Auronzo (Solo pernotto: 22€ non soci; Mezza pensione: 50€ non soci. Dati aggiornati alla stagione 2017, non disponibili sul sito costi della stagione 2018).

Una gita che, volendosi concedere qualche comodità in più mangiando in rifugio, viene a costare in tutto 234€ circa, a patto di rimanere una sola notte.

Un ultimo esempio lo facciamo con il Cevedale (3769 m). Immaginando una salita lungo la via normale i costi da sostenere sarebbero relativi al trasferimento (167€ circa a/r) più i costi di pernotto al rifugio Casati (Mezza pensione: 60,5€ soci CAI, 77€ non soci; non disponibile sul sito la voce “solo pernotto”).

Un’uscita che verrebbe a costare in tutto tra i 227,5€ e i 244,5€ circa.

 

Cifre che oggi, in un periodo in cui il reddito medio delle famiglie italiane si assesta sotto i 30mila Euro annui, incidono non poco sulle scelte degli appassionati di montagna. Da ricordare inoltre che si parla di reddito medio e che molti sono nettamente sotto queste cifre con stipendi che spesso non superano il migliaio di euro al mese. Cifre che possono portare gli amanti delle terre alte a scegliere di fare una salita in giornata, oppure di preferire la tenda al rifugio o i mezzi pubblici all’auto privata. Scelte che non si possono giudicare senza conoscere le possibilità economiche di ognuno.

Con questo pezzo non vogliamo certo mettere in dubbio i costi dei rifugi alpini. Strutture che presentano mille difficoltà gestionali a partire dagli affitti, ai costi di gestione e pulizia a cui si aggiungono i costi degli elicotteri per i rifugi più alti e non raggiungibili con mezzi a motore.

In realtà con quest’articolo non vogliamo dire nulla, se non constatare come l’alpinismo mordi e fuggi possa non essere solamente un atteggiamento da highlander che “arrivano dalle metropoli della pianura” né da presuntuosi con “la smania di dimostrare a sé stessi che tutto si può fare in un giorno”. Più facilmente questo tipo di alpinismo può essere conseguenza di una vita caratterizzata da una minor disponibilità economica.

Esiste però qualche modo per risparmiare senza arrivare a dover fare la salita in giornata? Da qualche parte si può togliere si. Si possono a esempio utilizzare i moderni Flixbus verdi che permettono di spostarsi da un lato all’altro d’Italia (raggiungendo anche le montagne) per pochi euro. Oppure si può optare per portarsi il cibo da casa e prenotare unicamente il pernotto in rifugio.

Da sottolineare che, in questo calcolo, non abbiamo preso in considerazione i costi da sostenere per l’attrezzatura alpinistica.

 

(I costi dell’avvicinamento sono calcolati grazie al portale www.viamichelin.it)

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17 Commenti

  1. Articolo molto interessante, che fa capire (nero su bianco) realmente quanto costa un fine settimana “alpinistico”.
    Ecco perchè molti preferiscono il mordi e fuggi. Certe persone possono permettersi un fine settimana appoggiandosi al rifugio solo 2-3 volte all’anno.
    Idem d’inverno: sta aumentando esponenzialmente lo scialpinismo a discapito dello sci con skipass. Una volta comprata l’attrezzatura, puoi permetterti una giornata meravigliosa sulla neve “quasi” a gratis…

  2. Allora respiro di sollievo:solo carburante….avendo montagne dolomitiche a max due ore -tre.Pero’…la permanenza prolungata anche in casa rusticana e’tutta un’altra cosa…il massimo e’ la residenza permanente, avendo un lavoro ben remunerato e tanto tempo libero..

  3. Bè c’è da dire anche che in alcuni rifugi i gestori non vedono di buon occhio chi consuma i viveri propri è in altri rifugi c’è una specie di tassa (contributo) per chi consuma quello che si porta da casa.

    1. Il rifugista paga un affitto, il personale per le pulizie, il riscaldamento quando bisogna…. e non dovrebbe chiedere un contributo a chi si accomoda a mangiare del proprio?

      1. Dal regolamento CAI (quindi valido per i soli rifugi CAI). Poi se sia giusto o sbagliato è altro discorso. Io personalmente anche se iscritto una piccola quota per l’uso degli spazi trovo giusto darla.
        “Esclusivamente i non Soci che consumano, anche parzialmente, viveri propri, restano soggetti al pagamento di un corrispettivo, fissato dal Tariffario, per l’uso del posto a tavola, quale contributo per il servizio di riassetto e smaltimento rifiuti.”

  4. Spostarsi, mangiare, dormire costa a prescindere dall’attività svolta. Ovvio che se uno abita a Torino concedersi di andare in 3 Cime sia da considerarsi un’eccezione, come anche per un bellunese andare sul Rosa…a meno che uno non se lo possa permettere…in termini economici ma anche di tempo libero

  5. Certi si lamentano per l’uso del bagno a pagamento in varie località turistiche.Mettici in conto acqua , tempo per pulizie prorzionale alla frequentazione, , carta igienica, detergenti, sapone, illuminazione e ventola aspirante e varie, tasse depurazione ..IVA..si spende meno o uguale che a casa propria.
    Giusto anche pagare l’occupazione tavoli e sedie…vanno ripuliti da briciole , liquidi zuccherosi,si sta al riparo da pioggia, magari e’ accesa la stufa senza aver portato su legna:l’alternativa e’un sasso più o meno levigato , un telo di plastica sulla testa a corpo umido di sudore o inzuppato…tra lampi e grandine che danno spettacolo tutto intorno.

  6. Francamente credo che l’alpinismo mordi e fuggi sia un compromesso…..compromesso con la propria vita sociale e con il proprio portafoglio.

    Se una persona fa alpinismo vuol dire che è un appassionato di montagna, ovvero è dipendente dalla “montagna” (ahimè la montagna crea dipendenza)…e non può stare senza….

    Credo che se tutti potessimo scegliere, saremmo in giro a scalare/arrampicare tutti i giorni…(gli alpinisti sono sognatori) e se potessimo staremmo a pernottare nei rifugi, (che alla fine sono comodità).

    Però poi si ha a che fare con la realtà: c’è chi ha la famiglia (bimbi piccoli) che ha piacere vedere, c’è chi ha dolce metà…. c’è chi magari lavora alla sera…… c’é chi poi oggettivamente non può spendere 100 euro a settimana per fare la gita, quando con molto meno la gita la si fa lo stesso…… quindi è “costretto” a fare alpinismo mordi e fuggi per realizzare i propri sogni . . .. e ognuno opta per la sua dimensione e non deve essere criminalizzato.

    E poi bisogna dirci anche la verità……gli incidenti succedono per carità, ma non perché non si dorma in rifugio ma perché c’è molta gente in giro e il livello delle escursioni è notevolmente aumentato, …..altrimenti con tutta la gente che c’è in giro puoi immaginare quanto lavoro in più ci sarebbe per la “stampa di cronaca nera” che ahimè si sa fa notizia…..

    Quello che bisogna creare o rafforzare secondo me è la cultura della montagna, sia nella parte della domanda che nella parte dell’offerta (ahimè molto carente).

    Ai rifugisti….direi…trattateci bene, siamo la vostra risorsa, (non polli da spennare), e invece ogni volta vedo l’incompetenza turistica delle varie strutture ricettive. Forse invece di lamentarsi dei costi di approvvigionamento, che poi a conti fatti non sono cosí spropositati (tranquilli ho lavorato in rifugio), direi di fare corsi di come proporre un’offerta ricettiva, di come interloquire con i clienti……e poi vedrete quante persone entreranno…… Turisti ce ne sono di ogni genere, c’è chi è alla sua prima esperienza e lamenta servizi improponibili in rifugio, ma non per questo deve essere criminalizzato, è solo “ignorante” in materia..imparerà…. e c’è chi nel rifugio è di casa……..

  7. “In realtà con quest’articolo non vogliamo dire nulla”

    E ci siete riusciti perfettamente.
    Cifre buttate là a membro di segugio.
    Se uno ci abita sotto al Monviso e il trasferimento se lo fa a piedi…!

  8. Sabato con tre amici siamo saliti a Punta Helbronner per fare una scalata su roccia
    Dato che il rifugio Torino (160 posti) era gia’ tutto prenotato da giorni, abbiamo optato per la levataccia ed abbiamo fatto tutto in giornata da Genova
    A parte i costi folli che abbiamo sostenuto (36.40E a tratta di autostrada, 49E a testa per la Sky Way, il gasolio a 1.55E il litro, ecc) la cosa che veramente ci ha sconcertato e’ stato il trattamento ricevuto al bar del rifugio Torino
    Alle 15.30 nella bacheca c’erano solo 2 panini tristissimi avvolti nella pellicola che li aveva resi gommosi
    Alla nostra richiesta di un tagliere di salumi e formaggi, o di qualsiasi altra vivanda, ci e’ stato risposto che la cucina era chiusa
    Ci siamo divisi meta’ per’uno quei due panini e li abbiamo mangiati freddi, perche’ non hanno una piastra per scaldarli
    Mi domando se possibile una cosa del genere in un rifugio di alta montagna, tra i piu’ famosi e frequentati delle Alpi. Se e’ concepibile che una struttura del genere rimanga senza nulla da offrire al turista o all’alpinista a meta’ pomeriggio
    E poi la gente si lamenta dell’ospitalita’ genovese (“torta di riso finita”)

    1. Ogni commento penso sia superfluo.
      Volevo solo puntualizzare una cosa sui rifugi di alta montagna: Ci sono tre categorie: quelli che possono essere forniti di tutti i materiali occorrrenti (vettovaglie ecc…) solo con l’utilizzo di Elicotteri o con faticose scarpinate, e da questi posso accettare che il mangiare non sia proprio perfetto ecc…
      Ci sono invece quelli raggiungibili da teleferiche (enel o altre), gabinovie ecc.., hanno la luce proveniente da linea elettrica, es: il rifugio Torino, e da questi NON posso accettare un trattamento cosi vergognoso!!
      Poi ci sono quelli davvero da “aquile” e ce ne sono tanti: cioè senza corrente elettrica da linee, ma solo grazie a pannelli o turbine. Nessun impianto d’acqua potabile, ma cisterne di acqua piovana o ruscelli.
      Il caso vuole che sono proprio quest’ultimi dove vieni trattato meglio!!
      Certi rifugisti dovrebbe fare un bel esame di coscenza

  9. Davvero non riesco a capire dove si voglia arrivare…il rifugio è troppo caro/scomodo/lontano? Non andateci…. il mangiare non vi piace o altro? Non tornateci…
    La cosa più bella è che si parla di cultura della montagna ecc ecc, e poi ci si lamenta per due panini, oltre all’immancabile atteggiamento del “si stava meglio quando si stava peggio”….
    Volete vivere davvero la libertà di cui amate riempirvi la bocca? Allora in primis lasciate gli altri liberi di fare come credono, rifugisti compresi.
    E se il rifugio vi va stretto, dormite in tenda! Libertà assoluta, costi ridotti al minimo e menù direttamente proporzionato alla propria capacità di carico sulle spalle!!
    Più facile di così!!!

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