Alpinismo

Krzysztof Wielicki: nessun “demerito”, sul GII nel 2006 abbiamo fatto il nostro dovere

Krzysztof Wielicki ci ha contattati per il nostro articolo riguardante il premio Princesa de Asturias, dove venivano riportate le opinioni dell’alpinista militare spagnolo Alberto Ayora secondo il quale, in base ai fatti a dir suo avvenuti durante la spedizione del 2006 sul Gasherbrum II, Wielicki non sarebbe degno di ricevere tale onorificenza.

In quell’occasione il polacco aveva raggiunto senza problemi la vetta con la sua spedizione, mentre uno dei membri di un team spagnolo, in salita verso la cima del GII nelle stesse ore, si era infortunato rimanendo poi bloccato a campo 4. Secondo l’alpinista spagnolo, né Wielicki né gli altri alpinisti polacchi avrebbero prestato un adeguato soccorso.

Krzysztof Wielicki, GII, Gasherbrum, Princesa de Asturias
Wielicki dopo aver conquistato il Nanga Parbat nel 1996, © Krzysztof Wielicki

Krzysztof Wielicki, ci scrive difendendo energicamente l’operato suo e dei suoi uomini e affermando di aver fatto tutto il possibile, essendo stati (lui e un americano, membro di una terza spedizione) i primi a soccorrere l’alpinista spagnolo infortunato e avendogli fornito tutto il supporto e il materiale necessario per resistere fino all’arrivo dei soccorsi.

Wielicki ha provveduto a inviarci il report completo del soccorso stilato immediatamente dopo i fatti in questione, che per completezza d’informazione e correttezza nei suoi confronti riportiamo integralmente:

Abbiamo lasciato il CB per il C1, e il giorno dopo raggiunto C3 a circa 7.000 m. Il 25 luglio verso mezzanotte noi (Fronia, Jucha, Podsiadlo e io) siamo partiti dal campo verso la vetta, pianificando di saltare C4. Janusz Majer, Agnieszka Adamowska e Zbigniew Zimniewicz ci stavano però aspettando a C4, pronti a unirsi a noi nel nostro attacco alla vetta. Abbiamo raggiunto C4 a 7.400 m verso le 3 del mattino.

Era leggermente ventoso e faceva molto freddo. Janus e Agnieszka sono tornati alla tenda. Siccome erano i meno acclimatati del team, ho sconsigliato loro di rischiare la vetta. Zbigniew Zimniewicz, che a sua volta non era ben acclimatato, era pronto ad andare e ha insistito per unirsi al team.

Quattro scalatori spagnoli di una spedizione militare stavano tentando la vetta lo stesso giorno, lasciando C3 un’ora prima di noi. In totale eravamo quindi in nove.

Rafal Fronia ha raggiunto la vetta per primo, in sole 7.5 ore! Robert e io siamo arrivati un’ora dopo, seguiti a breve da Pawel Podsiadlo. Zbyszek Zimniewicz ha raggiunto la vetta un’ora dopo Pawel. Abbiamo ammirato la vista meravigliosa, scattato fotografie e iniziato la discesa. A quel punto Janusz e Agnieszka erano già ridiscesi a C3.

Per questione di sicurezza sono rimasto ultimo in coda, monitorando Zbyszek. Anche uno degli spagnoli era debole, forse esausto ma anche (penso) mancante delle abilità tecniche necessarie. All’ultima attraversata della parete della vetta, mentre scendevamo, ho visto lo spagnolo cadere e scivolare per circa 100 m. Fortunatamente si è fermato in un avvallamento perché cadendo più in basso ci sarebbe stata solo…la Cina.

I miei compagni erano già scesi; solo uno degli scalatori spagnoli era presente ad aspettare il suo amico – al limite della visibilità. Sono rimasto anch’io. Avendo esaminato lo spagnolo ho appurato che la sua condizione era seria. Volevamo farlo sollevare e muovere, ma non se la sentiva. Gli facevano male collo e testa. L’americano Mike Farris ci ha raggiunti – stava lanciando l’attacco alla vetta con un altro climber, ma si è fermato per aiutare e insieme abbiamo fatto del nostro meglio per aiutare lo spagnolo. Eravamo a circa 7.600 m.

Mi sono messo in contatto con il mio team, che aveva già raggiunto C4. Anche due scalatori del team spagnolo erano lì. Ho suggerito di prendere la nostra tenda, i sacchi a pelo, il gas, le stufe e il cibo e portare tutto a 7.600, in modo che lo scalatore ferito potesse sopravvivere alla notte ed essere aiutato a scendere al mattino. Il team spagnolo non aveva equipaggiamento al C4. Ho anche chiesto al nostro dottore – Pawel Podsiadlo – di risalire e assistere lo spagnolo ferito. Pawel ci ha provato, ma sfortunatamente si è presto dimostrato troppo esausto per raggiungerlo.

Il dottore spagnolo ha assunto la supervisione dei soccorsi di emergenza da campo 1, mandando immediatamente medicinali essenziali su per la montagna. Quando io e Mike eravamo sicuri che il team di soccorso di HAP e gli scalatori spagnoli stavano salendo e che non potevamo fare nient’altro, abbiamo lasciato il ferito sotto il controllo del suo partner spagnolo e siamo ripartiti: io sono sceso, Mike ha proseguito in salita. A C4 ho incontrato uno scalatore spagnolo in salita con il nostro equipaggiamento per il ferito.

Oggi è stato segnalato che lo spagnolo ferito è in marcia sotto C4 e tutto dovrebbe finire bene. Gli HAP lo hanno assistito e lui ha potuto camminare con le sue forze. Le montagne sono imprevedibili, ma il suo incidente mi ha fatto capire ancora una volta che questi attacchi alla vetta tanto di moda, senza un’acclimatazione adeguata, possono portare a risultati molto negativi. Si aspetta ancora un resoconto dal team spagnolo Mayencos. Secondo il portavoce del Mayencos Mountain Club, le famiglie sono state tenute informate. I report sulla stampa locale hanno informato dell’arrivo di tutti i membri a CB oggi, ma non viene menzionato l’incidente.”

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4 Commenti

  1. Sul fatto che Wielicki avesse fatto nell’occasione il proprio dovere, e forse anche di più, non nutrivo dubbi. Così come penso avrebbe fatto meglio il proprio dovere l’autore dell’infamante articolo che ha generato questa smentita dell’alpinista polacco, se prima di pubblicarlo qui (e con un titolo ad effetto) avesse interpellato lo stessoWielicki, chiedendogli chiarimenti sulle accuse a lui rivolte da questi spagnoli.

  2. sembra ci sia un grosso problema, a Montagna.TV, nel fare le dovute verifiche “prima”.

    Vedi i titoli sulla vicenda di Tenji Sherpa (con Jon Griffith) , che suggeriscono malafede

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