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Melissa Paganelli: la mia vita tra ring e ultratrail

Classe 1992 è ai vertici del pugilato dilettantistico oltre ad avere in tasca un titolo italiano di kickboxing. Stiamo parlando di Melissa Paganelli, bionda venticinquenne di Brembate che pare instancabile. Ha energia da vendere la ragazza bergamasca che si divide tra pugilato e ultratrail. Si, avete letto bene, pratica sia la boxe a livelli invidiabili che la corsa in montagna e anche in questa i risultati sono di tutti rispetto.

“Ho scoperto la corsa in montagna l’anno scorso guardando degli ultratrail e così mi sono messa in testa di provarci.”

“Era più una scommessa che altro. mi ero messa in testa di fare qualche gara, poi ho iniziato a correre in pista per il pugilato. Correndo ho conosciuto degli atleti e mi sono informata fino ad arrivare alla prima gara.” Una 50 chilometri a cui è seguita una gara da 60 chilometri con la prima vittoria e poi il Gran Trail delle Orobie.

Gran Trail delle Orobie?

Sono partita abbastanza indietro. Non avevo molte aspettative. Volevo farlo e basta, volevo provare poi, dopo qualche chilometro mi sono trovata quarta e allora mi sono detta che dovevo cercare di mantenere la posizione. Andando però avanti nel tracciato notavo che continuavo a salire di posizione, così ho finito per trovarmi prima e poi, beh poi ho spinto per andare avanti.

È li che ho capito di essere adatta alle lunghe distanze.

Come mai?

Perché nelle corte devi tenere un ritmo altissimo fin dall’inizio, devi dare tutto fin da subito mentre nelle gare lunghe più passano i chilometri più mi sciolgo e entro nella gara.

Dall’altra parte hai però il ring dove devi spendere tutto in pochissimo tempo…

Si, nel pugilato tutto va speso in quarto d’ora di gara. Abbiamo tre match da tre minuti l’uno più minuti di riposo e in quel tempo devi spendere tutto. Nelle gare invece devi saperti dosare per durare 24, 36 o 48 ore.

 

C’è qualcosa in cui si somigliano le due discipline?

Come allenamento non centrano nulla l’una con l’altra. Forse si può trovare una similitudine nella parte psicologica. Sul ring come nella corsa bisogna tener duro e non mollare nei momenti difficili. In molti mi han detto, quando mi capita di vincere, che probabilmente io ho la capacità di resistere alla sofferenza grazie al pugilato.

Come fai a conciliarle entrambe?

È difficile, soprattutto portare avanti entrambe le discipline da agonista. Dopo tanti anni di pugilato in cui arrivi ad un certo livello la tua vita cambia, si adatta alla boxe e, soprattutto, alla dieta da seguire. Una dieta che non va affatto bene con la dieta dell’ultratrail.

Ma le difficoltà non sono solo in questo. Anche a livello muscolare e di stanchezza quando devo combattere dopo una corsa lo sento fisicamente perché i tempi di recupero sono più lunghi. A volte è difficile far combaciare gli impegni. Per ora però riesco a star dietro a tutte e due.

Hai un sogno da atleta?

Certo. Ne ho un paio. Nel pugilato stiamo pensando di provare a passare professionisti nel più breve tempo possibile. Non vogliamo forzare, ma ci stiamo pensando dato che nel dilettantismo abbiamo fatto uin po’ tutto quel che era possibile.

Nella corsa invece vorrei fare qualcosa di lungo. Vorrei provare il Tor des Géants.

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Un commento

  1. secondo il mio umile modesto parere, il pugilato non e’ uno sport nobile ma un modo per scaricare rabbia, violenza, instinto primordiale di soppravvivenza e che porta come dimostrato danni inutili ed irreversibili al corpo soprattutto alla testa. Ripeto questo e’ il mio punto di vista poi ognuno fa quello che vuole, pero’ tanto di cappello alla tua costanza e perseveranza, spero cambierai punto di vista e ti dedicherari tempo pieno al trail

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