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L’assassinio dell’impossibile, una serata per andare oltre i limiti

Quando Messner prende il centro del palco, al termine di un breve video introduttivo, la scena si anima per davvero. Basta la sua presenza, leonina volendo, per dettare i tempi dello spettacolo. Basta avere il singolo personaggio, abile sia in parete che in teatro, per guidare il pubblico attraverso la scoperta di un passato, malinconico per chi l’ha vissuto, d’oro per le più giovani generazioni.

Lo stile è quello classico dello scalatore altoatesino che sa unire cultura e montagna in modo amabile soprattutto grazie alla sua conoscenza meticolosa della storia dell’alpinismo. Ma quella andata in scena ieri sera all’auditorium Santa Chiara nell’evento spettacolo “L’assassinio dell’impossibile” non è stata unicamente l’autocelebrazione di uno stile alpinistico professato dal Messner ormai cinquant’anni fa, ma il racconto di un alpinismo che ha attraversato e affrontato in prima persona le dinamiche della società evolvendosi con essa, subendone i cambiamenti e vivendo una rivoluzione, quella più famosa del ’68 che ha regalato ai giovani di quella generazione un motto di vita e l’orgoglio delle proprie decisioni. Lo stesso che spingeva un allora giovane Reinhold a non protestare preferendo “protestare” sulle sue montagne. Creare, come dice in apertura di serata.

Lo spettacolo è andato scorrevole in un’alternanza di dialoghi e musica, quella del ’68. Quella che si ascoltava in macchina come in parete. Quella che accompagnava le realizzazioni dei giovani di allora. Musica introdotta e presentata da Carlo Massarini che inserisce, abilmente, ogni canzone all’interno del suo contesto politico e sociologico. A fianco di questo la lettura, da parte dell’attore Stefano Detassis, di alcuni stralci del testo di Reinhold Messner “l’assassinio dell’impossibile”. L’articolo da cui tutto è nato, in quel lontano 1968. Lo scritto con cui un giovane Messner invita ad un alpinismo diverso, più ricercato forse, ma più puro e meno artificiale. Un alpinismo di rinuncia, fatto di essenzialità e di rischio, quello naturale che fa parte del gioco.

Un appello che sarebbe potuto finire nel nulla, ma che invece è stato raccolto da giovani promettenti che han saputo portate il concetto di “limite” ad un nuovo livello innalzando l’asticella del possibile verso qualcosa un tempo ritenuto poco probabile.

A dialogare con questi ragazzi è proprio il padrone di casa Reinhold che, oltre all’interessante chiacchierare, ha dato avvio a qualche piccolo (e divertente) spettacolo imprevisto durante la conduzione della serata. Quasi degli sketch con risate e applausi che han coinvolto tutto il pubblico.

Particolarmente interessanti e divertenti sono stati gli incontri con Hervè Barmasse e il suo Shisha Pangma che, come lui tiene a sottolineare, è terminato tre metri prima della vetta; o quello con uno spigliato Adam Ondra; o un Manolo che fregandosene degli schemi fa di testa sua, come sempre d’altronde; e poi Tommy Caldwell con il suo El Capitan e Hansjoerg Auer con cui si è aperto un divertente siparietto. Infine, ad aprire e chiudere la serata, l’alpinista Nicola Tondini che in Dolomiti ha ripetuto e aperto vie tra le più difficili. Come non citare, ad esempio, “non abbiate paura di sognare” tra le più difficili vie di più tiri delle Dolomiti.

“Un tempo, la storia dell’alpinismo si scriveva sulle muraglie di roccia con la penna simbolica dell’ardimento; oggi, si scrive con i chiodi. Mutano i tempi, e con essi le concezioni e i valori. L’assicurazione strumentale ha preso il posto della sicurezza interiore, la bravura di una cordata si valuta in base al numero dei bivacchi, mentre il coraggio di chi arrampica ancora in «libera» viene squalificato come manifestazione di incoscienza.” (L’assassinio dell’impossibile, Reinhold Messner, Rivista Mensile CAI, ottobre 1968)

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Un commento

  1. L’impossibile arriva…si calmano le gambe ed anche l’eloquio.
    Le nevicate azzerano certi terreni e l’impossibile diventa ciclico.Poi piu’lentamente ed a macchia di leopardo, crollano pareti e guglie e si aprono orizzonti per nuove imprese impossibili…per quelli che verranno

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