Cronaca

Dramma nel Vallese: 4 alpinisti morti e 5 in fin di vita

 

Strage di alpinisti nel Canton Vallese, fatale la notte passata all’addiaccio per alcuni elementi del gruppo.

Grave stato di ipotermia è stata la prognosi per gli alpinisti sopravvissuti ritrovati nella regione di Arolla (VS). Le missioni di ricerca e soccorso sono partite lunedì mattina, e hanno trovato il gruppo, composto da 14 alpinisti italiani, francesi e tedeschi, martoriato dal freddo e dalla tempesta. Secondo la prima ricostruzione, quella stessa tempesta avrebbe impedito al gruppo di trovare il rifugio, posto a 3.157 m d’altitudine tra la Pigne d’Arolla e il Monte Collon, a cui erano diretti per rifocillarsi e riposare.

L’unica alternativa rimasta agli uomini sarebbe stata quindi quella di passare la notte all’addiaccio, sfidando temperature che sono scese ben al di sotto dello zero. Il risultato è stato tragico: 4 alpinisti morti, 5 in fin di vita, feriti ma salvi gli altri.

Gli alpinisti stavano affrontando la Haute Route Chamonix-Zermatt, l’allarme che ha dato il via alle operazioni di ricerca è stato lanciato verso le 6:30 dal responsabile della capanna Vignettes, il rifugio dove il gruppo di alpinisti non è mai arrivato. Sette elicotteri sono stati mobilitati, insieme a medici e guide alpine, dispiegamento che ha permesso una localizzazione rapida del gruppo.

Al momento del ritrovamento, uno degli alpinisti era già deceduto, probabilmente a seguito di una caduta, e tutti gli altri membri del gruppo erano in gravi condizioni, dovute all’ipotermia. Tutti gli alpinisti sono stati quindi trasportati d’urgenza in ospedale, dove tre di loro sono morti poco dopo l’arrivo.

Tra i sopravvissuti, ancora critiche sono le condizioni di cinque membri del gruppo, mentre il resto degli alpinisti, seppur ancora feriti, debilitati e traumatizzati, non sarebbero in pericolo di vita.

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21 Commenti

  1. Io non riesco a capire…come è potuto succedere?!?!?
    Mettiamo che non siano riusciti a costruirsi una truna e nemmeno a stare uniti tra loro per scaldarsi, ma io me li immagino vestiti dell’ultima attrezzatura goretex sul mercato..forse solo chi non ce l’aveva ed era vestito solo di piuma non ha avuto scampo. Poi forse anche la stanchezza.. E il meteo? non era prevista una perturbazione?
    Sarei curiosa di conoscere temperature e WINDCHILL..

  2. Piano con i commenti. -5°C non può essere vero. Soppravvivi una notte anche in maglietta se si è più di uno a -5, garantito. Hanno riportato stupidaggini

  3. su Montagne.tv trovato vecchio articolo che fornisce dritte su come costruirsi una truna.Poi un conto e’ farlo come esercitazione tranquilla ed un altro sotto una bufera.Ma almeno una qualche pala, piumotto compresso nella sua custodia, poncho o telo temico bisognerebbe averli.Anche in Estate.Comunque ci si potrà fare un’idea solo tra qualche giorno.

  4. Come fece a sopravvivere allora Bonatti con lo sherpa in quella famosa notte del 1954 sul K2 senza certamente l’abbigliamento di cui si dispone oggi ?

    1. Bonatti (come altri alpinisti di quella generazione) aveva una tempra che non è da tutti, è risaputo che dormiva sul balcone per allenarsi al freddo…Non si può proprio confrontare.

    2. Un superstite è stato intervistato. Come pensavo, la temperatura era sotto i -15°C e la guida aveva avuto un incidente quindi tutti gli altri erano senza un esperto, tranne il sopravvissuto che è stato molto duro. I poveracci non sapevano minimamente come comportarsi in quella situazione. Di notti così ne ho trascorse una decina te le ricordi ma non rischi la vita. La guida, pace all’anima sua, aveva organizzato molto male e comunque una guida per tutta quella gente inesperta è poco. Ah, chiamare esperti alpinisti degli scialpinisti un pò allenati è un grave ossimoro in molti casi

    1. Mi pare che invece qui molti lo sappiano. E purtroppo i dettagli arrivati dicono che il gruppo era totalmente impreparato e senza la guida non c’era speranze. Non avevano GPS, telo da bivacco, scaldini, pala, esperienza. E la guida avrebbe dovuto riportarli subito indietro. Infine, una guida per un gruppo così numeroso e inesperto…riposino in pace

  5. Io un piccolo esempio di che cosa sia una bufera di vento e di neve in montagna l’ho avuto anni fa a meno di 3.000 m, salendo ad un rifugio per fare cima il giorno dopo. Per fortuna ero a poche decine di minuti dal rifugio, il mio zaino con l’equipaggiamento era rimasto sulla motocarriola che portava su i rifornimenti, un km indietro. In pochi minuti la temperatura è crollata, ha iniziato a spirare vento teso da nord-ovest ed a nevicare orizzontalmente. Quando sono arrivato al rifugio la barba sulla parte sinistra della faccia era un ghiacciolo. Detto questo, da un’intervista ad uno dei sopravvissuti pare evincere che non fossero dotati di frontali (almeno, non tutti) e si siano trovati al buio completo durante la notte. Sembra anche che li abbiano trovati in cresta. Evidentemente non si rendevano conto dell’effetto vento. Dalla foto che ho visto su non mi ricordo più quale quotidiano alla partenza sembravano sufficientemente equipaggiati (almeno come vestiario). Probabilmente non sapevano che cosa fosse una truna, o erano talmente in panico da non pensarci, o non avevano le pale per scavarne una. Dell’utilizzo di teli isotermici, che dovrebbero far parte dell’equipaggiamento base, come Artva, pala e sonda, non si parla. Ma queste sono tutte mie supposizioni, in parte avallate dalle scarne informazioni che ho trovato sinora in rete. Resta il fatto, e questo è fondamentalmente certo, che l’allarme è stato dato alle 0630 e le operazioni di soccorso si sono concluse alle 1230. Se un rifugista, soprattutto in quelle condizioni meteo, ha un mancato arrivo in giornata, non aspetta il mattino dopo per dare l’allarme. E’ questo che, prima di tutto, non mi spiego e che qualcuno dovrà spiegare.

    1. Secondo la ricostruzione del corriere.it hanno provato a scavare un riparo nella neve ma la durezza del ghiaccio è stato invincibile.

  6. Completamente d’accordo, inutile speculare senza informazioni certe, ma un telo termico costa 3-4€ e non pesa nulla, la frontale anche economica x un giro da più gg è d’obbligo per non dire pala, arva e sonda visto il periodo e la quota…un gruppo di 13 persone compatto e con la metà di quello che bisognerebbe avere nello zaino non avrebbe dovuto avere problemi a sopravvivere….inoltre la perturbazione era ampiamente prevista…qualcosa ormai non torna nell’affrontare la natura come fosse un parco giochi.

  7. Accidenti torno a casa voglio leggere qualche notizia sulla montagna e ci trovo un bollettino di guerra. Un dispiacere immenso , tutta gente che amava la montagna, tantissime condoglianze a parenti ed amici, vi sono vicino al Vs dolore ed un R.I.P. alle vittime.

  8. Invito montagna.tv ad effettuare, se possibile, una dettagliata ricostruzione degli eventi.
    Sarebbe oltremodo utile, grazie

  9. Zappy, i commenti che ho letto non sono irrispettosi per le vittime. Credo alla buona fede dei lettori che con i loro contributi ci ricordano che lo scialpinismo non è solamente un’attività puramente ludica ma, se praticato su terreni capricciosi come l’alta montagna, richiede competenza, prudenza e umiltà.

  10. Lungi da me mancare di rispetto a chi ha perso la vita cercando la felicità. Ho condiviso alcune mie riflessioni, forse troppo a botta calda visto che quanto è accaduto mi ha toccato profondamente. Uno spazio come questo comunque è fatto anche per riflettere su che cosa è accaduto, su che cosa è andato male, su che cosa avrebbe potuto essere fatto altrimenti. Con il massimo rispetto per le vittime (morte in montagna, non uccise dalla montagna, come certa stampa si ostina a ripetere).

  11. Mario 51 e Andrea Buscaglia hanno ragione, il freddo della tormenta in montagna è micidiale, chi fa ipotesi non la mai provato per sua fortuna.
    Anche io come tutti, vado in montagna sia in estate che in inverno e freddo, vento e sole l’ho provato in tutte le stagioni.
    Un ricordo indelebile però, un ottobre di una decina di anni indietro,il tempo alla partenza era discreto, le previsioni non erano male, però nel primo pomeriggio qualcosa era cambiato, eravamo diretti ad un bivacco ed eravamo ancora sotto i 3000, figuriamoci! in pochissimo tempo si è levato un vento fortissimo e freddissimo come la morte, aghi di ghiaccio sulla giacca e sul passamontagna, questo inferno ghiacciato era precipitato in men che non si dica. A meno di un ora dal bivacco abbiamo accelerato il passo ma il corpo iniziava a gelare lo stesso, da non credere lo sò, ma è la verità. Per fortuna seguendo gli ometti abbiamo raggiunto il bivacco per ripararci dal vento. Erano le prime ore del pomeriggio! Io avevo anche un sacco a pelo, per fortuna. Il bivacco era di quelli tipo militari, molte coperte si, ma non molto coinbentato. Quella notte ricordo che la bottiglia dell’acqua sotto le coperte di lana nel bivacco è gelata completamente.
    E poi per finire ribadisco che chi pratica alpinismo con o senza sci, sulle alpi non usa indumenti himalayani.

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