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Nuova via sul Cerro Riso Patron per Della Bordella e Silvan Schüpbach

Un bellissimo successo per la spedizione patagonica al Cerro Riso Patron di Matteo Della Bordella e Silvan Schüpbach.

Foto @ Matteo Della Bordella

I due alpinisti hanno aperto una nuova via di ghiaccio sulla vetta sud della montagna. Non ci sono ancora informazioni sulla salita, che siamo certi arriveranno non appena saranno in grado di comunicare con facilità dato che al momento rimangono isolati.

Non è nemmeno dato sapere se l’avventura sul Cerro Riso Patron è terminata o resteranno ancora per qualche giorno al campo base. Quando sono partiti, il 7 febbraio, avevano viveri per 30 giorni. Bisogna però considerare che hanno diversi giorni di viaggio per poter rientrare: 2 giorni di traghetto e 105 km di navigazione in kayak.  

Un’altra avventura sulle orme dei Ragni di Lecco, che nel 1988 per primi salirono questa difficile montagna con una spedizione composta da Casimiro Ferarri, Giuliano Maresi, Annibale Borghetti, Luigi Corti, Luciano Spadaccini, Carlo Buzzi, Bruno Lombardini, ed Egidio Spreafico. Questi ultimi due giunti in vetta assieme a Casimiro.

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8 Commenti

  1. Disumani. SOlo i 100km di Kayak in Patagonia basterebbero a chiamarli disumani.
    Siamo bombardati di false imprese e passano inosservate cose disumani così sono andato a rivedere su wikipedia la voce Della Bordella. Un gigante della storia alpinismo

  2. che mostri questi ragazzi. Degni eredi dei Ragni di ogni epoca.

    il loro kayak , di sicuro non ha il motore come quello delle “slitte nomadi” ( in italiano MOTOSLITTE, oppure MOROSLITTE ) di qualcun’altro che parla di alpinismo estremo al freddo piu’ mortale , o il 4×4 super furgoncino UAZ per tornare a casa.

  3. In effetti stride la bellezza di queste sfide così pure e morali con tutto quello che si legge sugli 8000 che effettivamente dalle foto sembrano tutte camminate estreme ma non certo salite difficili. Gli 8000 assomigliano sempre di più a reality come l’isola dei famosi dove fanno apparire estrema la normalità. Sicuramente il K2 e l’everest d’inverno non sono normalità ma queste salite sono di un altro mondo e forse anche di tempi che pensavamo scomparsi

    1. Ai caiani piacciono gli 8000 perchè il resto non lo capiscono. Basta vedere le serate promosse dalle sezioni CAI, come trattano l’arrampicata sportiva. Per loro una via sopra il quinto grado è incomprensibile. Si sentono vicino agli 8000 perchè sono l’estensione di quello che fanno la domenica come gita al rifugio. Quello che fanno Della Bordella da noi e Lama e compagnia all’estero sono troppo al di là. I media seguono i lettori. Ai caiani piacciono gli 8000 perchè il resto non lo capiscono. Basta vedere le serate promosse dalle sezioni CAI, come trattano l’arrampicata sportiva. Per loro una via sopra il quinto grado è incomprensibile figuriamoci una via di ghiaccio fatta arrivandoci in Kayak. Si sentono vicino agli 8000 perchè sono l’estensione di quello che fanno la domenica come gita al rifugio. Quello che fanno Della Bordella da noi e Lama e compagnia all’estero sono troppo al di là. I media seguono i lettori, e in TV ci vanno Meroi e Moro o addirittura Confortola, mica David Lama. Fra venti anni si accorgeranno che una cosa come questa era molto più di valore rispetto alla salita di 14 ottomila nel 2020 o un’invernale. Come dopo ventanni ci siamo accorti che Doors e Led Zeppelin erano più importanti di Baglioni e Donna Summer

    2. La colpa degli 8000 tritamarroni è di Messner. Colpa involontaria. Ai suoi tempi era davvero il non plus ultra dell’alpinismo. Poi inglesi e tedeschi hanno cominciato a provare le montagne e le pareti difficili ma degli italiani non c’era nessuno tranne Salvaterra in Patagonia. Della Bordella e i suoi Ragni sono nel paese sbagliato, altrimenti sarebbero National Geographic e ci farebbero i documentari su Netflix.

  4. Ma tutti voi che avete sempre una lingua così lunga e critica che cosa avete mai scalato nella vostra vita, il divano forse?

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