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Enrico Borghi: basta castronerie sulla legge forestale

In seguito alla pubblicazione dell’intervista al professor Bartolomeo Schirone, in commento al Decreto Legislativo relativo al Testo Unico Forestale approvato dal Consiglio dei Ministri il 1 dicembre 2017, pubblichiamo oggi la replica dell’Onorevole e presidente nazionale UNCEM, Enrico Borghi.

Quello che leggo in quelle dichiarazioni è l’integralismo khomeinista di un ambientalismo conservatore che vuol sopravvivere ai tempi. Sono riflessioni di chi pensa l’ambiente come qualcosa da congelare, da mettere sotto una campana. Non hanno però capito che le conseguenze degli accordi sul clima portano a voler mettere la natura al centro, ad estrarla da quella campana di vetro. C’è necessità di creare filiere produttive. Un’esigenza che però chi ha vissuto chiuso nel mondo della conservazione non vede”.

Nell’intervista viene però affermato che noi non abbiamo filiere produttive…

Certamente. Non esistono grazie a loro e alla loro logica per cui oggi tagliare una pianta significa far scattare il codice penale. Avendo impostato la politica forestale degli ultimi vent’anni all’insegna della vincolistica è ovvio che nessuno voglia lavorarci. Noi siamo però qui per garantire un cambiamento. Stiamo lavorando per una norma che esiste in molti altri Paesi europei.

Mi permetto di fare io una domanda ai professori: è un bene o un male che la superficie boschiva italiana sia passata da 5 milioni di ettari a 12 milioni? Siamo ricchi di bosco povero. Una foresta che presenta difficoltà di conservazione della sua biodiversità, comportando anche un problema a livello di rischio idrogeologico e pericolo incendi. Io li inviterei a vedere quel che è diventato il bosco nelle valli italiane. Oggi il bosco entra nei paesi. Se parte un incendio vanno a fuoco le case, come abbiamo rischiato qualche mese fa in val di Susa.

Con la loro logica ideologica cancellano la realtà e i dati di fatto per pontificare. Ci sono già riusciti congelando la situazione con la Legge sui Parchi, ma il mondo va in un’altra direzione.

Per quanto riguarda la legge Serpieri riguardo la protezione dal dissesto idrogeologico?

La legge Serpieri è una legge che risale all’Italia di cento anni fa.

Nelle dichiarazioni lette intravedo il parere del MoVimento 5 Stelle che, per altro, è cambiato all’ultimo momento. Durante la discussione avevano dato il loro assenso al lavoro poi sono arrivati con questo documento di rewilding strategy. Se pensano di dover fare un rinselvatichimento devo dargli la brutta notizia che quest’anno, per la prima volta dal medioevo, la superficie forestale italiana supera il suolo agricolo.

Perché è una brutta notizia?

Perché questo comporta un problema di scomparsa progressiva del suolo agricolo a scapito di un rinselvatichimento, già esistente, delle foreste. Se facciamo anche la rewilding strategy in un Paese costituito al 54 percento da territorio montano vuol dire che chi vive nelle valli deve fare il giardiniere della natura.

Quanto è importante conservare le opere umane?

È importantissimo perché il paesaggio montano italiano è tale e ha una sua bellezza, una sua caratterialità, proprio in virtù del lavoro svolto sul territorio dalle comunità locali. Pensate anche solo ai terrazzamenti realizzati fino alla metà del Novecento. Costruzioni fondamentali per il mantenimento dell’economia rurale che poi, a causa di un cambiamento dell’economia, sono stati abbandonati e invasi dai boschi. Grazie ai terrazzamenti avevamo superfici drenanti che oggi non abbiamo più. Lasciandoli a se stessi abbiamo ottenuto un aumento del dissesto idrogeologico e una diminuzione della qualità paesaggistica della montagna.

Mi domando quindi perché non si possa fare nelle nostre valli quel che si fa all’estero dove i terrazzamenti e i pianori sono stati mantenuti. Dove si è conservato perché è stata creata un’economia attorno a questo. Ed è forse qui che viene il problema perché questi signori non vogliono che si crei un’economia.

Chiederei soltanto che non si dicessero castronerie. Che adesso si affermi addirittura che non ci sia competenza nazionale su questa categoria è eccessivo. Uno dei problemi sulle leggi forestali sta proprio nel fatto che fino ad oggi ci sono state ventuno leggi forestali. Se siamo diventati il primo produttore di mobili al mondo che compra tutte le materie prime dall’estero, se siamo diventati il primo consumatore di legna in Europa che compra tutto dall’estero è perché non c’è mai stata una legge nazionale.

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15 Commenti

  1. Risposta sensata, da una persona competente e non rimasta alle logiche medievali,basta col terrorismo ecologista della prima ora senza una ben
    che minima competenza.

  2. Gli accordi sul Clima di certo non prevedono un incentivo alla filiera delle biomasse, ma è universalmente riconosciuto come la mitigazione del clima sia una delle funzioni principali delle foreste, quelle stesse entità attive da miliardi di anni per regolare gli scambi gassosi sul Pianeta, che voi pretendete adesso di tagliare.
    Inoltre da che mondo è mondo sono gli alberi stessi, e i boschi e le foreste in misura infinitamente più ampia, a fornire un valido strumento di prevenzione del dissesto idrogeologico, come si vede andando a studiare le cause dei maggiori disastri ambientali italiani, causati sempre dalla volontà dell’uomo di regolare ciò che la natura sapeva già ampiamente fare senza il nostro aiuto. Questo non è conservazionismo antiquato, questo è invece un nuovo risveglio delle scienze che si accorgono degli errori fatti negli ultimi 60 anni di mercificazione dell’ambiente.
    Per altro la stessa affermazione di aumento della superficie forestale italiana è sbagliata a monte, visto che sono cambiati i parametri con cui si definisce superficie boscata, per cui ogni formazione arbustiva rientra ora nella definizione. Come dire, per dimostrare che l’acqua non è inquinata, alzo il livello minimo degli inquinanti presenti in essa. Mossa per altro ampiamente utilizzata nel nostro Paese.
    E per finire Onorevole, mi permetta da Agronoma un commento sui terrazzamenti. Lei sa benissimo qual era la loro funzione, quella di consentire alle popolazioni di zone montane e collinari di coltivare su un suolo più comodo e agevole. La loro struttura a gradoni imitava infatti la stessa funzione delle radici degli alberi nel trattenere il suolo ed evitarne lo scivolamento a valle. Il fatto che siano abbandonati è dovuto al progressivo abbandono delle terre coltivate, ovunque nel nostro Paese, e non certo perché sono state ricoperte dai boschi e quindi i poveri contadini non potevano più coltivarle. Ma al contrario, è un bene che i terrazzamenti si siano ovunque rinselvatichiti proprio per impedire il dilavamento e lo scivolamento progressivo di tutto il suolo in pendenza. Se Lei immagina di voler riportare alla luce tutti i terrazzamenti del nostro Paese, ci faccia gentilmente sapere dove ha intenzione di prendere i fondi per il loro mantenimento considerando che non esistono più sufficienti contadini per gestirli e metterli a coltura.
    Detto questo, le sue repliche all’intervista del prof. Schirone appaiono francamente scarne e superficiali, segno che probabilmente neanche i promotori della presente Legge ne hanno ben compreso la portata né gli effetti nefasti che avrà sul nostro Paese.

    1. Grandissima! Non sono un’agronoma ma sottoscrivo. Borghi del PD, come Madia che ha sciolto il corpo forestale dello stato, non ha nessuna competenza. Fa politica

    2. Sono da rispettare tutte le posizioni e le opinioni, soprattutto quelle che provengono da tecnici che si occupano dell’argomento e hanno un’esperienza diretta dell’argomento, vissuta sulla propria pelle, anche attraverso il contatto con le persone che vivono e lavorano sul territorio. Ma pensare che un testo di legge che risulta da un dibattito di 4 anni, cui hanno partecipato almeno tre ministeri, il mondo della ricerca, dell’agricoltura, le associazioni ambientaliste e tutti portatori di interesse, sia una legge superficiale e distruttrice dell’ambiente, approvata a fine legislatura sottobanco per farla passare di nascosto, come dicono molti, vuol dire non capire nulla. E’ stata approvata a fine legislatura perché se ne è discusso per tutta la legislatura e se non si fosse approvata adesso si sarebbero buttati nella spazzatura 4 anni di faticoso dibattito. Al termine di un iter di questo tipo, una legge come questa non può che essere il frutto di un compromesso realistico tra diverse visioni, interessi e aspettative, come è giusto che sia. Mentre non è giusto affrontare l’argomento della gestione forestale da un punto di vista ideologico, da una parte e dall’altra. Il problema è che in Italia, su qualsiasi tema, non si fa altro che disporsi su due schieramenti opposti e prendersi a sassate. E questo non porta mai niente di buono. Comunque: io sono un dottore forestale, sto lavorando da anni in cedui puri di castagno abbandonati, all’interno di un’area protetta, che si è tentato di rinaturalizzare per 25 anni a suon di soldi pubblici con diradamenti e conversioni ad alto fusto, col risultato che oggi stanno collassando in modo generalizzato, sotto l’attacco di siccità, incendi, malattie e insetti venuti dalla Cina con il legname importato: le ceppaie meglio radicate muoiono in piedi e formeranno boschi di scheletri secchi per svariati decenni, perché il legno di castagno si decompone molto lentamente, con buona pace del paesaggio e della biodiversità (oggi bassissima); le altre si ribaltano innescando fenomeni di dissesto e favorendo erosione e frane. Forti dell’esperienza degli anni passati, quello che stiamo cercando di fare, finché siamo in tempo, è un taglio intenso (!) di rigenerazione delle ceppaie per ottenere un soprassuolo nuovamente vitale su cui si potrà nuovamente fare delle scelte a partire da diradamenti precoci e graduali. E siccome siamo in area protetta si deciderà di rinaturalizzare favorendo il ritorno di specie che erano pressoché scomparse dalla zona e ottenere, al termine del processo, una fustaia di latifoglie miste a struttura irregolare, come in natura, con un alto indice di biodiversità. Nel frattempo avremo utilizzato il materiale che era nei boschi per fare, in loco, una quantità di cose al posto di prodotti di materiali a ciclo di vita lunghissimo o provenienti da lontano con conseguenti emissioni dannose in fase di trasporto; avremo permesso alle imprese di lavorare, ai proprietari di averne un tornaconto, e di mantenere in definitiva una presenza su un territorio diversamente destinato ad essere abbandonato completamente. Questo può essere un esempio di gestione forestale sostenibile, programmata, che concilia tutte le istanze. Ma non tutte insieme e non tutte subito. E sono quasi sicuro che quando nel parco si vedranno le prime superfici temporaneamente prive di copertura forestale, succederà un finimondo e si griderà al disastro ambientale.

    3. Lei ha perfettamente ragione! I nostri politici, purtroppo, hanno posto in essere una legge che nel breve volgere di qualche decennio avremo dei seri problemi di stabilita’ idrogeologica del nostro territorio montano! A cio’ va aggiunto la grande “castroneria” del passato governo a guida del fiorentino che ha soppresso il Corpo Forestale dello Stato!!!

  3. Muretti a secco…lavoro par molti e per tanto tempo, con conseguente controllo idro geologico e agricoltura specializzata.Solo in
    Trerntino organizzano corsi professionali ad hoc, lavoro assicurato.Il bosco gestito frutat e fornisce lavoro.Ma in molti per esigenze di edilizia e carpenteria, si fanno arrivare i camion di pezzi pronti e lavorati secondo misure fornite via web..dall’Austria.Pure la pacciamatura in scorza e pellet.
    Qui se un platano cavo o ippocastano che si chianta su auto di passaggio , ferisce o uccide …fanno ilfunerale all apianta.Una amministrazione comunale trema ad ogni decisione su tagli e piantumazioni.

  4. Il bosco non sta avanzando, ma tornando dove le superfici agricole sono le meno produttive e abbandonate. Spesso anche in zone agricole improduttive.
    Il suolo agricolo scompare a casa della cementificazione e urbanizzazione, della speculazione edilizia, non a causa del bosco che è invece reversibile.

    Enrico borghi parla di estremisti della conservazione quando in realtà in Italia oggi si taglia illegalmente o aggirando le norme tramite belle parole e i tagli sono in costante aumento.
    Con relativi danni e disastri ambientali ed economici. Quindi bisognerebbe temere più gli estremisti ed affaristi del taglio che sono il maggiore problema al momento.

    Evitando di poter dare delle ragioni ulteriori a chi incendia, al malaffare e alle mafie che già stanno prendo piede nel settore e che ci stanno portando a credere che il bosco vada per forza tagliato quando non è così. Abbiamo bisogno di tagliare solo per soddisfare nostri bisogni, ma non lo si può fare per il bene della naturalità del bosco, per la sicurezza del territorio o altro.

    I boschi non sono campi di mais e ne meri insiemi di alberi ma dei sistemi complessi ove il sottobosco e il legno morto sono indispensabili all’ecosistema e alla stabilita del territorio.

    Abbiamo perso nei secoli molte aree agricole a causa del dissesto idrogeologica causato dalla deforestazione, da un uso indiscriminato della foresta e oggi dopo secoli di disastri ambientali, si vuole riproporre quella visione che c’era fino all’800, ribaltando la realtà e ignorando quel che è accaduto nel frattempo. Quella visione ormai stantia, passata e ottusa, secondo la quale, la terra vada scotennata fino al midollo, fino al suo ultimo granello, quella di quando nei campi si moriva di fame. midollo. Una visone tipicamente utilitarista e materialista di chi nella foresta vuol vedere solo i propri interessi economici e non altro.

    Non è vero che non si fa tagliare o non si può tagliare, in pratica per un motivo od un altro tutte le foreste sono ipoteticamente tagliabili, anche quelle più protette, e i tagli sono in costante aumento indiscriminatamente. Mettendo a nudo argini di fiumi, versanti acclivi, eliminando foreste ormai vetuste, etc etc.

    CI sono norme ed iter amministrativi che servono a cercare di controllare e regolamentare questi tagli che spesso vengono aggiriate o non sono sufficienti. Quindi in Italia non si può affatto parlare di iperprotezionismo o di estremisti della protezione riguardo al bosco.

    SI può parlare solo di persone che vorrebbero evitare che la speculazione del legnatico finisca per allargare le attuali maglie e regole, favorendo ancora di più il problema e la devastazione.

    Le biomasse sarebbero legittime ed utili, se fossero applicate per come sono nate, cioè per il recupero degli scarti agricoli ed alimentari. Mentre le biomasse vergini forestali a scopo energetico sono divenute un grande equivoco internazionale. Queste biomasse non sono né verdi, ne pulite e ne sostenibili, perché inquinano immettendo nell’area polveri sottili, smog, CO2, CO, NOx, SOx, etc Ed hanno un forte impatto sul territorio, il dissesto idrogeologico, le finanze pubbliche e sulla biodiversità delle specie più rare e minacciate.
    Un albero cresce molto più lentamente di quanto possa essere tagliato e bruciato, non è mais o grano appunto che hanno ciclo annuale.
    Inoltre quegli alberi bruciati reimmettono la co2 che avevano acquisito completamente in atmosfera in poco tempo, meno di quello con il quale sia stata acquisita, annullando il lavoro di anni e secoli. Mentre se lasciato sul posto il legno morto cede il carbonio al suolo, e alle altre piante, agli animali, tramite la catena alimentare.

    Le biomasse vergini forestali a scopo energetico servono solo alle persone che vi fanno business e impoveriscono il territorio e lo rendono più fragile, sprecano enormi risorse pubbliche che vengono dedicate e che potrebbero essere dedicate a scuole, ospedali, e tante cose di cui necessitiamo.

    Le pulizie, gli sfoltimenti, i tagli non servono a prevenire gli incendi, molte aree cosi gestite hanno bruciato più di tante ove non si era fatto mai nulla, spendendo milioni di euro per nulla. Si è ormai ben capito dunque che la manomissione dell’uomo sul bosco non serve al bosco, né alla conservazione, né alla sicurezza dell’uomo, ma solo alle ditte, ai politici e ai tecnici che ne sono coinvolti. Cosi come la selvicoltura deve assecondare al più possibile le dinamiche naturali per essere più produttiva.
    Inoltre riguardo espropri o tagli coatti, chi può definire se un bosco è abbandonato o volutamente gestito cosi? Chi può decidere se una Fomes, la processionaria o l’armillaria siano eventi naturali come sono e non fitopatologie tali da obbligare al taglio coatto?
    Non potrebbero esservi neanche boschi vetusti protetti visto che molte specie rare sono xilofagi. Chi può assumersi dunque l’onere di dire ai proprietari che la loro proprietà non è usata bene? Non è sovietico questo? E il bene chi lo decide, come si stabilisce? Secondo i gusti di chi propone questa legge? Dei tagliatori? Degli ambientalisti?

    La legge purtroppo ha tanti punti critici che rischiano di creare ulteriori problemi alla gestione del territorio rischiando di paralizzarlo tra conflitti istituzionali, conflitti nelle misure gestionali. Nonché aumentando il conflitto con i locali e le proprietà private.

    Quindi più che estremisti della conservazione sarebbe meglio temere gli estremisti degli affari propri a discapito della collettività, del bene comune e delle persone.
    Se questa legge passasse così com’è sarebbe un bel regalo per le mafie, gli incendiari, semplici i tagliaboschi che non aspettano altro, e da tempo lo dichiarano. Nonostante si continui sempre a far passare misure di estrazione, taglio e deforestazione come benefiche per l’ambiente. Ormai i conservazionisti più integralisti sembrano i tagliaboschi, visto che tutto quel che fanno è giustificato da loro in nome dell’ambiente. Allora evidentemente ha ragione Enrico Borghi nel temere gli integralisti dell’ambiente. Certamente se passera chi l’ha prodotta non potrà che essere ricordato nei prossimi secoli per gli effetti che avrà prodotto. Allora, per evitare gli estremisti ambientalisti, speriamo che questa legge cosi, non passi. Saremo tutti d’accordo con lui.

  5. Se vi fossero degli ambientalisti normali in italia, non si sarebbe neanche trovato il coraggio di proporre una legge del genere. Ma quelli che han proposto questa legge non lo han fatto per il bene dell’ambiente? Allora sono tutti ambientalisti. Dunque meglio essere contro gli ambientalisti, ha ragione il politico di turno.

  6. quelli che adesso sono contro sono gli stessi che quando arriva l’alluvione si lamentano perchè non c’è la manutenzione dei fiumi e del territorio!

  7. Leggo con attenzione e con altrettanto sbigottimento quanto riportato in molti degli interventi che mi precedono.
    Si parla genericamente di tagli senza conoscere le tecniche assestamentali della moderna selvicoltura sistemica.
    Consiglio ai tanti “esperti” del settore di leggere un buon testo di selvicoltura prima di avventurarsi in commenti e sentenze.
    Ovviamente potremmo sempre lasciar fare alla natura come nella migliore tradizione ambientalistica, peccato che il processo per il raggiungimento dello stato climax verrebbe perturbato dalla presenza ingombrante di una specie patogena aliena: l’homo sapiens!

    I radicalismi non hanno portano mai da nessuna parte. Impariamo ad ascoltare chi ha studiato la materia da una vita e lavora in bosco da sempre.

  8. L’unico radicalismo che si vede ultimante è quello dei taglialegna, in ogni loro forma.
    La legge in questione infatti è espressione di quell’ambito per quell’ambito. Che vede le foreste inutili se non tagliate, urbanizzate o eliminate.
    Quella è la manifestazione patogena dell’homo sapiens.
    L’arroganza di quella parte del mondo forestale che pensa di essere l’unica a sapere tutto e come fare le cose, facendo solo disastri con le motoseghe. Ben venga invece la silvicoltura sistemica, ma non può essere comunque l’unico riferimento per gestione delle foreste o del territorio. Il bosco serve in quanto tale. E tagliarlo serve solo a chi lo taglia. Mentre un bosco in piedi serve a tutti. Il resto sono chiacchere. Poi nella legge si legge una direzione opposta perfino alla silvicoltura sistemica, tanto è deleteria, malpensata e malfatta.

  9. Ho motivo di credere che le motivazioni di Borghi siano di origine elettorale.
    Borghi è capolista PD nel listino proporzionale per il VCO.
    Quali sono le attività basilari dell’Ossola?
    Pietre e legna.
    Tempo fà ho percorso la valle dopo la prima leggera spolverata di neve.
    Come per incanto la neve evidenziava, sotto la tenue trama del bosco ceduo, migliaia di terrazzamenti frutto del lavoro secolare di chi cercò di strappare spazi di coltivazione ad una terra grama.
    Abbandonati ormai da 50 -60 anni senza manutenzione.
    Ci hanno pensato le radici del bosco ad impedire che tutto franasse.
    Ora questi boschi definiti come invasivi fanno gola al settore delle biomasse,
    anzi motivano addirittura la costruzione di strade per poterli raggiungere.
    E poi? tagliati un pò di quintali di legna chi porterà avanti la manutenzione dei terrazzi?
    I taglialegna si impegneranno giorno dopo giorno, come facevano i loro avi, ad per impedire che tutto frani nel Toce?
    La situazione descritta può essere tranquillamente trasposta in centinaia di altre valli Alpine e degli Appennini, dove la virulenza dell’attacco al bosco può essere declinato in decine di modi diversi,
    ma evidentemente gli scopi elettorali superano qualsiasi preoccupazione.

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