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Nuova legge forestale: un assalto ai boschi italiani?

È attualmente all’esame della Commissione Parlamentare per la Semplificazione il Decreto Legislativo relativo al Testo Unico Forestale approvato dal Consiglio dei Ministri il 1 dicembre 2017. Decreto che nasce dalla volontà di aggiornare la normativa nazionale in materia di foreste e filiere produttive.

Non tutti sono però concordi con quanto scritto in queste pagine di legge, alcuni le ritengono un “assalto ai boschi italiani” o ancora affermano “che questo decreto è contro la costituzione e i diritti fondamentali dell’uomo”.  Tra questi il professor Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale; il professor Gianluca Piovesan, ordinario di selvicoltura e assestamento forestale dell’Università della Tuscia; e ancora il professor Bartolomeo Schirone, professore ordinario di selvicoltura dell’Università della Tuscia, che abbiamo avuto modo di intervistare per farci raccontare il suo punto di vista su questa legge forestale.

Qual è secondo lei l’obiettivo della nuova legge forestale?

Credo che si voglia tornare, come afferma la stessa legge, a fare una gestione attiva dei boschi. Ovvero al taglio dei boschi. Una gestione che non sarebbe del tutto negativa perché è sempre necessario considerare gli aspetti produttivi. Quello che però sconvolge realmente è che non ci sia alcuna zonazione. Che non si distinguano boschi di produzione e di conservazione.

Se poi si guarda più in dettaglio la legge, in particolare andando ad esaminare tutti gli articoli che la contornano, ci si rende conto che l’obiettivo fondamentale è la possibilità di recuperare biomasse. Non si tratta quindi, come afferma la legge, di produzione legnosa per cui, tra l’altro, non ci sono nemmeno le filiere. Si tratterebbe di destinare la maggior parte del materiale recuperato alle stufe, alle biomasse.

Per lei quindi questa è una legge troppo generica e mancante di dati specifici?

Certo e credo che il fatto che sia generica è voluto. Solo in uno degli ultimi capitoli si parla necessariamente di statistiche e dati in cui mi preoccupa non poco il discorso degli inventari forestali. Non c’è chiarezza su chi li potrebbe gestire, va chiarito e poi bisogna capire come gestirli. Se non si specifica potrebbe accadere di tutto.

Cioè?

Partiamo dal fatto che questi prima facevano capo al Corpo Forestale dello Stato, ora accorpato ai Carabinieri che, al momento, rappresentano l’autorità che li gestisce. Si può essere d’accordo o meno sul fatto che la Forestale sia stata soppressa, ma i Carabinieri rappresentano un’autorità che merita la massima fiducia e fin quando questi inventari sono in mano loro siamo certi che i dati rimarranno quelli realmente raccolti… quando cambieranno i responsabili di questi potrà però accadere qualsiasi cosa.

Esistono in Italia boschi che realmente non devono essere toccati?

Certamente. Esistono boschi che assolutamente non dovrebbero essere toccati dall’uomo perché sono antichissimi. Basti pensare alla Val Cervara con le sue foreste vetuste, oppure a tutti quei boschi che non vanno toccati per ragioni storiche o per questioni di stabilità ambientale, come nel caso di quelli sopra Sarno. Quando elimini certi presidi naturali automaticamente si innescano processi erosivi senza controllo.

È mai esistita una legge che tutelasse i boschi sotto questi punti di vista?

La legge detta Serpieri del 1923 istituiva questa categoria di boschi che, salvo casi eccezionali, non potevano essere usati o toccati perché era chiaro il problema del dissesto idrogeologico. Nella nuova legge invece si parla di cedui per protezioni idrogeologiche ed è un controsenso a livello scientifico.

Nelle vostre osservazioni parlate di “naturalizzare senza l’intervento dell’uomo”, di rewilding strategy, cosa intendente dire?

Si tratta di un processo che è cominciato all’estero, negli Stati Uniti, in Australia e in molti Paesi dell’Europa. In pratica ci si è resi conto che è necessario lasciare degli spazi alla riconquista dell’ambiente da parte della natura. È necessario farlo per ragioni strettamente ecologiche, ma anche per ragioni culturali e turistiche perché l’uomo ha bisogno del selvatico. Ritornando alla legge è facile capire che non si può portare turismo in luoghi caratterizzati da boschi cedui. Chi mai andrà a fare turismo in zone di taglio?

Per lei quindi la legge è ricca di controsensi?

Si, esatto. Un esempio eclatante è quello dell’articolo 2 in cui si parla di garantire l’estensione della foresta, in cui si promuove la foresta. Però poi si scopre che tutte quelle aree abbandonate dove il bosco sta ritornando non sono ritenute boschive, ma terreni incolti. E cosa ancor peggiore sono le aree di rimboschimento artificiale, di riforestazione, anche queste non considerate boschive. Sono escluse dalla categoria “boschi” e quando li escludi vuol dire che possono essere eliminati, che li puoi tagliare.

E questo comporterebbe…

Un danno enorme perché le arre evidenziate prima rappresentano il 40% della nostra superficie forestale attuale. Se però si scrive che possono essere eliminati allora non sei a favore del rimboschimento. Quale logica esiste se si è a favore del rimboschimento e poi si vuole tagliare?

Una battuta per quanto riguarda le forme di sostituzione della gestione e di conferimento delle superfici forestali previste per province e regioni autonome?

È una cosa abbastanza grave. Tanto per cominciare la legge afferma che si può eliminare, trasformare, il bosco in una determinata area a condizione che questo intervento venga “compensato” e, la prima cosa che si pensa e che si debba “compensare” con un rimboschimento. Cosa contemplata offrendo però anche la possibilità di “compensare” queste opere con dei servizi come l’apertura di una strada o, cosa peggiore, si può “compensare” economicamente se autorizzato dalla Regione. Soldi che loro accantoneranno in un fondo forestale.

Ancora più grave è che i boschi considerati abbandonati, terreni incolti e via dicendo, possano essere affidati alla Regione se il proprietario non interviene. A quel punto la Regione può agire affidando la responsabilità del terreno a consorzi o cooperative di giovani. In pratica se tu non tagli viene data autorizzazione a cooperative, che possono anche essere cooperative di persone non amanti della natura.

 

 

 

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14 Commenti

  1. In controtendenza, sarebbe il caso di nazionalizzare o rinazionalizzare:foreste, argini di fiumi, enegia elettrica, coste , servizi telefonici..centri di accoglienza..Tanto non vi e’ stata concorrenza, hanno fatto cartello .Vedi vicenda bollette telefoni a 28 giorni, tolte e sostituite con aumenti generalizzati dell’8%, vedi riappianamento bollette elettriche non pagate a carico dei paganti.

  2. Gentile Gian Luca Gasca, dal titolo mi aspettavo un serio confronto tra chi (anche se autorevoli professori) giudica una legge e chi l’ha scritta e proposta. Questa proposta di legge è stata proposta dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, concordata con il Ministero dell’ambiente e dei beni culturali, condivisa con la Conferenza Stato regioni e che ha visto 5 anni di confronto e discussione con l’accademia, i principali portatori di interesse sociale ed economico…. lanciare una visione catastrofista e il complottista di una norma come questa fa male al paese e sopratutto al patrimonio che questa norma (se letta con attenzione) propone di tutelare e valorizzare come mai prima! Il contesto climatico, socieconomico e culturale italiano e globale, impone di adottare scelte operative concrete, a cominciare da casa nostra. Prima di affermare certe cose bisognerebbe informarsi, confrontarsi e magari cercare di capire meglio come stanno realmente le cose.

    1. Salve Raoul,
      precisiamo intanto che l’intervista al Professor Bartolomeo Schirone non è stata fatta solo in base al sul Curriculm Vitae ma anche e soprattutto in quanto il professore è stato chiamato, (insieme al professor Gianluca Piovesan) dalla Commissione Ambiente e Agricoltura della Camera, per dare il suo parere riguardo il testo di legge.
      Per quanto riguarda il contenuto dell’articolo invece può piacere o meno. Non sono mie opinioni. Io faccio il mio lavoro di giornalista dando voce neutrale a fonti certe e verificate, non a caso.
      Aggiungo infine che, come giornale, siamo aperti ad eventuali risposte da parte di addetti ai lavori con un Curriculum verificato.
      E concludo precisando che, prima della pubblicazione di questa intervista, sono state numerose le chiamate e lo scambio di messaggi con l’ufficio stampa UNCEM nella speranza di poter avere una replica alle dichiarazioni da parte dell’onorevole Enrico Borghi. Replica che è benvenuta e che saremo contenti di ospitare quanto prima sul sito.
      Saluti
      Gian Luca Gasca

  3. Gentile Gian Luca,
    Grazie per i suoi chiarimenti, l’articolo dopotutto è semplicemente un’intervista, quindi condivido che il suo contenuto può piacere o non piacere a chi lo legge, ma visto che la Commissione ha chiesto pareri scritti a oltre 50 soggetti del mondo produttivo, ambientalista e accademico-scientifico nazionale, con Curriculum verificato e di alto profilo in materia, il parere di uno solo, capisce che non può essere esaustivo. Soprattutto per un tema così delicato e di estrema sensibilità sociale.
    Ben venga una replica da parte di UNCEM o dell’On. Borghi se lo riterranno necessario, come da parte di chiunque altro. Con il mio commento chiedevo se forse non sarebbe stato utile verificare prima con il Ministero proponente se le affermazioni e opinioni espresse in merito alla legge hanno fondamento e ragione di essere, soprattutto quando queste arrivano da autorevoli professori che ritengono la norma molto grave e pericolosa. Il Mipaaf ha comunque un ufficio legislativo e una Direzione foreste che possono dare puntuali chiarimenti in merito a chiunque lo volesse, professori compresi.
    Cordialmente

  4. Caro Raoul,
    Partiamo con il dire che l’intervista non è stata da me cercata. Ho avuto modo di incontrare il professor Schirone nel corso di un evento svoltosi a Terni lo scorso mese. Occasione nella quale mi ha chiesto di poter effettuare questa intervista, cosa a cui non mi sono opposto.
    Di lavoro faccio il giornalista e, una volta venuto a conoscenza del Curriculum e della partecipazione del professore come esperto per la valutazione del testo di legge, ho ritenuto il suo profilo adatto ad un’intervista per quest’argomento. Nel momento in cui decido di realizzare un’intervista ad un’esponente del mondo scientifico con un suo Curriculm autorevole non sta a me verificare se nel mondo esistono altre persone che possano pensarla diversamente da lui (cosa che per altro non ho fatto contattando UNCEM e l’Onorevole Borghi). Sta a chi la pensa diversamente dall’intervistato (con valido CV) farsi avanti per esprimere la sua opinione. Per cui non sta a me contattare il MIPAAF per chiedere quanto siano valevoli, per loro, le parole del professor Schirone. Starà a loro contattare me per metterle in dubbio o per chiedermi una replica a quanto affermato dal professore.
    A questo aggiungo che il professore si è fatto portavoce di quella che è opinione non solo sua ma di altri colleghi, in parte citati nell’introduzione dell’intervista.
    In più, sapendo bene cosa era stato dichiarato in questa intervista, io mi sono mosso in anticipo offrendo immediata possibilità di replica, come accennato prima.
    Sono d’accordo che il parere di un singolo non possa essere esaustivo. Motivo principe per cui ho ricercato il parere di chi è favorevole alla legge contattando UNCEM e l’Onorevole Borghi nella speranza di poter dare eguale spazio ad un’esaustiva replica. Siamo e rimaniamo in attesa di una risposta. A questo punto da UNCEM, da Borghi o da uno degli altri 49 esperti con una visione differente della legge… può essere anche lei se vuole.
    Cordiali saluti

  5. Gentile Gian Luca,
    guardi che nessuno ha messo in dubbio la sua professionalità. Mi dispiacerebbe molto se fosse passato questo messaggio. La ringrazio molto dell’opportunità che è disposto a darmi e che valuterò molto seriamente.
    Grazie

  6. Gentile Tarcisio, in realtà credo si tratti di un refuso. In quanto, il governo ha ricevuto delega dal parlamento con il Collegato agricolo nell’agosto del 2016 e presentato la prima proposta al Consiglio dei ministri in ottobre 2017. Il testo è stato poi vagliato per i pareri della Conferenza stato regioni, Consiglio di Stato e Commissioni parlamentari tra novembre 2017 gennaio 2018. È adesso in attesa di approvazione finale da parte del Consiglio dei ministri dopo aver integrato le osservazioni pervenute nelle fasi di consultazione istituzionale.
    la bozza di testo in consultazione, non quella definitiva, è comunque scaricabile dal sito del parlamente nella sezione commisioni parlamentari

  7. Ho letto la bozza della norma di cui si parla e concordo pienamente con quanto esposto dal Prof. Schirone nella sua intervista.
    Il testo unico forestale parte con un grave “peccato originale”: è frutto quasi esclusivo del lavoro del Tavolo “Filiera Legno del MInistero delel Politiche Agricole, per questo motivo risente molto dell’influsso di alcune organizzazioni presenti a questo tavolo. Il bosco è quasi esclusivamente considerato dal suo punto di vista produttivo, una produzione di basso livello che privilegia strutture forestali molto semplificate e prodotti forestali quasi esclusivamente destinati al mercato delle biomasse per combustione.
    Sono Dottore Forestale e Accademico Ordinario di Scienze Forestali, svolgo la mia professione da ben 34 anni, trascorsi in gran parte nella Pubblica Amministrazione a gestire foreste di alto pregio.
    Ho imparato che la foresta è un ecosistema complesso e come tale va affrontato. Ogni semplificazione (come quelle di cui è pieno il testo in discussione) porta inevitabilmente ad errori che si riflettono sia sulla produzione che sulla qualità dei boschi stessi.
    L’intervento dell’uomo crea sempre n disturbo ai processi naturali dei boschi, ma dal momento che non possiamo escludere ogni taglio, dovremmo almeno limitarlo il più possibile, evitando di stimolare, anche con finanziamenti, interventi che poi portano vantaggio solo a chi li esegue.
    L’approvazione di tutti gli organi interpellati e di una parte del mondo accademico non mi meraviglia, i primi in genere sono molto attenti ai desideri della politica più che delle foreste, il secondo attraversa una fase di pensiero forestale debole che stenta a comprendere la vera importanza della conservazione dei boschi per la vita di questo amato Pianeta

    1. “L’intervento dell’uomo crea sempre n disturbo ai processi naturali dei boschi, ma dal momento che non possiamo escludere ogni taglio, dovremmo almeno limitarlo il più possibile, evitando di stimolare, anche con finanziamenti, interventi che poi portano vantaggio solo a chi li esegue.”
      Ma non stiamo parlando di foreste vergini. E le foreste di alto pregio che lei ha avuto la fortuna di gestire per 34 anni, sono un’eccezione, che va tutelata e non smetterà certo di esserlo a causa del testo unico. Stiamo parlando, nella maggior parte dei casi, di cedui degradati, rimboschimenti artificiali di specie esotiche, boscaglie di invasione, robinieti, faggete pure in stasi evolutiva… insomma di boschi che, se non si interviene (e non si interverrà più di tanto, state tranquilli, neanche dopo l’approvazione di questa legge, per motivi su cui nessuno può incidere in modo decisivo), non vedremo niente di simile a un bosco naturaliforme per tempi lunghissimi.
      C’è un pregiudizio fortissimo dietro questa affermazione, non meno pesante di chi dice che i boschi vanno sempre e comunque tagliati. Dipende da quali boschi e per fare cosa.
      Con interventi mirati, su boschi artificiali e degradati, si possono accelerare processi di rinaturalizzazione, se è questo l’obiettivo, oppure si possono ottenere prodotti legnosi favorendo la mescolanza specifica, se c’è un interesse produttivo.
      Ma il taglio non va criminalizzato in questo modo. Ma tutto il legno che usiamo nelle nostre case, come lo sostituiamo? Dire che sia meglio importarlo mi sembra una soluzione ipocrita e con pesanti impatti in termini di emissioni.

  8. Sono d’accordo con Alessandro Bottacci. Spero che questa proposta di legge naufraghi, tutela interessi e appetiti che nulla hanno a che vedere con il mantenimento ordinario dei boschi per mezzo di tagli monitorati e controllati. Il Governo Renzi con la riforma Madia ha distrutto il CFS, e gli incendi ingovernati in Appennino dell’estate scorsa hanno dimostrano che bisogna fare ben altro per la tutela dei boschi. Ancora devo vedere uno straccio di proposta di legge che garantisca la valorizzazione del patrimonio montano e della gente che vi abita in termini di sostenibilità ambientale ed economica.

  9. Ma non è che tra tutti i commenti e le critiche da una parte e dall’altra si nasconde il solo desiderio di apparire e dire la propria gratuitamente? La formazione forestale, che non tutti hanno e l’educazione al rispetto della dignità di quanti lavorano onestamente in bosco e in città, che tutti dovrebbero avere , indurranno mai l’esperto, sia esso accademico, scienziato o tecnico di bosco a sottrarsi, per ovvie ragioni etiche e deontologiche a questo dibattito da bar dello sport? Pare di no ed è un vero peccato !!

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