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Il report ufficiale polacco della missione di salvataggio al Nanga Parbat

Pubblichiamo, qui di seguito, il report ufficiale, a firma di Jarosław Botor (capo operazione), della missione di soccorso avvenuta in questi giorni al Nanga Parbat, che ha visto protagonisti: Jarosław Botor, Denis Urubko, Adam Bielecki, Piotr Tomala e molti altri, tra organizzatori e tecnici dell’esercito pakistano. 
 
 
Il 27/01/2018, circa alle 13.30, dal campo base del K2 in Pakistan, due elicotteri EC350m hanno prelevato il team di soccorso composto da Jarosław Botor (capo del team) Denis Urubko, Adam Bielecki, Piotr Tomala. Sono state prelevate anche le attrezzature necessarie, opportunamente selezionate, tenendo conto delle diverse varianti possibili per le operazioni di salvataggio sul Nanga Parbat / attrezzatura per allestire un campo, 8 bombole d’ossigeno, diversi medicinali, borsa Gamov, cibo e gas per quattro giorni per sei persone, attrezzatura per arrampicare/ . I soccorritori sono stati trasportati a Skardu, con una sosta preso la base militare di Payu per fare rifornimento. 
 
A Payu hanno discusso con i piloti sulla possibilità di eseguire un volo per cercare Elisabeth Revol e Tomasz Mackiewicz vicino a Campo 3 sul Nanga Parbat /ca. 6500 m/ e di poter recuperare le vittime con un vericello. Inizialmente i piloti hanno espresso il loro consenso e a Skardu i tecnici hanno montato un vericello su uno dei due elicotteri. Verso le 15.40 il team completamente equipaggiato /con caschi, tute imbottite, attrezzatura personale per l’arrampicata / parte da Skardu verso la base vicino al Nanaga Parbat, con una sosta in una base militare per il rifornimento di carburante. Dopo essere arrivato intorno alle 17.00 vicino al massiccio del Nanga Parbat, e aver raggiunto il campo base del Nanga Parbat via aerea, è stato fatto un tentativo di atterrare a Campo 1 ad un’altitudine di circa 4.900 m e qui sbarcare la squadra di soccorso e le attrezzature.  
 
Dopo diversi tentativi infruttuosi, da ciascun elicottero è stata fatta scendere una persona con una parte dell’attrezzatura al Campo Base e in quattro viaggi, dopo circa 20 minuti, le attrezzature necessarie e quattro soccorritori sono stati portati  al Campo 1 del Nanga Parbat. Gli elicotteri si sono poi allontanati, dal momento che non era possibile eseguire il recupero con il vericello a causa dell’ora tarda. Due degli alpinisti meglio acclimatati, Denis Urubko e Adam Bielecki, hanno iniziato a salire sul muro della via Kinshofer verso le 17.30. Hanno attaccato leggeri, con una bombola di ossigeno, due kit di pronto soccorso, una tenda da campo, una mezza corda, 50 metri di corda da 5 mm, un fornello da gas, sei viti e attrezzatura personale per l’arrampicata. Nel frattempo, Piotr Tomala e Jarek Botor hanno allestito Campo 1. Le squadre hanno mantenuto contatti radio e satellitari costanti con il Campo Base del K2 e il team di coordinamento in Polonia / Janusz Majer, Robert Szymczak /. Di notte, la squadra al campo ha ricevuto informazioni che Elisabet Revol stava scendendo verso il secondo campo sul muro Kinshofer. Intorno alle 2.00 del 27/28.01, Denis Urubko e Adam Bielecki, dopo aver scalato 1100 m di quota, stabiliscono un contatto vocale con uno degli incidentati, leggermente sopra a Campo 2 a 6.100 m. I soccorritori hanno immediatamente provveduto ad aiutare la Revol, allestendo un bivacco in sicurezza, portando le prime cure mediche secondo le linee guida PHZ e fornendo liquidi caldi. Esliabeth Revol ha le mani e il piede sinistro congelati. In seguito, ella ha descritto lo stato di Tomasz Mackiewicz rispondendo alle domande di Adam Bielecki. 
 
Dopo aver lasciato la cima, ha sistemato Tomek protetto in un sacco a pelo in un crepaccio (tenda?) a un altitudine di circa 7.280 m in gravi condizioni: congelamenti alle mani, gambe, faccia, senza percezione del tempo e dello spazio, senza nessuna possibilità di stabilire un contatto, cecità da neve, impossibilitato a muoversi indipendente. Dopo queste informazioni, via radio e telefono il team decide di non cercare Tomasz Mackiewicz  e cercare di salvare la salute e la vita di Elizabeth Revol. La squadra decide di accamparsi a Campo 2 / Orle Gniazdo /. Dopo un bivacco di quattro ore in condizioni molto difficili / vento forte, temp. -35C /, la squadra ha iniziato a far scendere la Revol dalla via Kinshofer sempre assicurandola, fino alla base del muro ca. 5000 m. Il tragitto fino a Campo 1 la Revol è riuscito a farlo in autonomia. Nel frattempo, il team di supporto a Campo 1, riportando la situazione in parete, ha organizzato con Krzysztof Wielicki il tempo di arrivo degli elicotteri del soccorso per le 12.00, in modo da esser pronti per una rapida evacuazione dei soccorritori e dell’infortunata dal Campo 1. Gli elicotteri sono arrivati circa alle 13.00 e hanno portato Piotr Tomala, Jarek Botor e l’equipaggiamento dal Campo 1 fino al Campo Base del Nanga Parbat a 4.000 m. Poi, dopo trenta minuti d’attesa, circa alle 13.30, sono stati evacuati anche Elizabeth Revol, Denis Urubko e Adam Bielecki.
 
Gli elicotteri dell’ Askari Aviation hanno trasportato l’infortunata e i soccorritori alla base militare, lontana venti minuti di volo, dove Elisabeth Revol è stato caricata sopra un elicottero militare e trasportata in un ospedale a Islamabad. Il team di soccorso è stato portato a Skardu alle 16.00, dopo 28 ore di operazione di soccorso. 
 
 
Capo del team di soccorso
Il paramedico Jarosław Botor
 
Post Scriptum: Grazie ai miei colleghi per l’efficiente operazione di soccorso, vorrei anche ringraziare l’addetto della ambasciata polacca in Pakistan, Zbigniew Wyszomirski, per aver coordinato gli spostamenti degli elicotteri, e per la sua completa disposizione durante le operazioni. Vogliamo anche ringraziare i piloti dell’esercito pakistano che, in difficili condizioni, hanno fatto il loro lavoro molto bene. 
 
Capo della spedizione invernale nazionale al K2
Krzysztof Wielicki
 

 
English Version 
 
Skardu, 29/01/2018
ACTION REPORT TO RESCUE ELIZABETH REVOL AND TOMASZ MACKIEWICZ FROM NANGA PARBAT CONDUCTED ON 27-28.01.2018
On 27/01/2018, around 13:30 from the K2 base in Pakistan, two EC350 helicopters, the Rescue Team composed of Jarosław Botor (team leader) Denis Urubko, Adam Bielecki, Piotr Tomala was picked up. The necessary equipment was also taken, appropriately selected taking into account different variants of the development of the rescue operation on Nanga Parbat / camping equipment, 8 oxygen cylinders, expanded medical equipment, Gamov bag, food and gas for four days for six people, climbing equipment /. The rescuers were transported to Skardu with a stopover at the military base in Payu for refueling.
In Payu, talks with pilots were made about the possibility of performing the search flight of Elizabeth Revol and Tomasz Mackiewicz near the third camp on Nanga Parbat / approx. 6500 m.n.p.m./ to pick up casualties with a use of rope techniques. Initially, the pilots expressed their willingness and consent, and in Skardu, technicians assemble a rope clip to one of the helicopters.
About 15:40. The team fully equipped with climbing equipment/ helmets, down suits, personal climbing equipment / starts from Skardu towards the base near Nanga Parbat with a stop at a military base for refueling. After arriving around 17:00 near the Nanga Parbat massif and finding the base from the air, an attempt was made to land in the first camp at an altitude of about 4,900 m.n.p.m. and disembarking the Team and rescue equipment.
 
After several unsuccessful attempts, one person was dropped from each helicopter with part of the equipment in the main base and four approaches, after about 20 minutes, necessary equipment and four rescuers were deported in the first camp of Nanga Parbat.
Helicopters depart, and do not return, which is synonymous with the fact that it is not possible to perform rope techniques due to the late time of the day. Two of the best-acclimatised alpinists, Denis Urubko and Adam Bielecki, set off on the wall by Kinshofer wall around 17:30.
 
They start off lightly with one oxygen cylinder, two first-aid kits, a camping sheet, a half rope, 50 meters of 5mm rope, a gas cartouche, six screws and climbing personal equipment. Meanwhile, Piotr Tomala and Jarek Botor set a camp I. Teams maintain permanent radio and satellite contact with the base for K2 and the coordinating team in Poland / Janusz Majer, Robert Szymczak /. At night, the team at camp I receives information that Elizabeth Revol descends towards the second camp on the Kinshofer wall.
 
Around 2:00 from 27 / 28.01, Denis Urubko and Adam Bielecki, after climbing 1,100 m of elevation, establishes a voice contact with casualty slightly above the second camp at about 6100 m.n.p.m. Rescuers immediately proceeded to help Revol, which consisted of securing a lifesystem camping bivouac, applied medical help with accordance to the PHZ guidelines, and providing warm fluids.
Elizabeth Revol has frostbitten hands and a left foot. Next, she describes the state of Tomasz Mackiewicz in response to Adam Bielecki’s questions.
 
After leaving the summit, she left Tomek protected in a sleeping bag in a crevasse (tent?) at an altitude of about 7280 m.n.p.m. as very heavy: frostbitten hands, legs, face, unoriented in time and space, there was no contact with him anymore, snow blindness, inability to move independently.
After this information radio and telephone contact, the Team decides not to try to reach Tomasz Mackiewicz and focus on saving Elizabeth Revol’s health and life.
 
In connection with the above, the team decided to camp in camp II / Orle Gniazdo / . After a four-hour bivouac in very difficult conditions / strong wind, temp. -35C /, the team started lowering Revol by Kinshofer wall with continuous and direct belaying to the base of the wall approx. 5000 m.n.
She made the rest of the way to camp I by herself.
 
In the meantime, the support team in camp I, reporting on the situation in the wall on an ongoing basis, arranged with Krzysztof Wielicki the time of arrival of rescue helicopters at 12:00, secured the equipment and prepared for the rapid evacuation of rescuers and the injured from camp I. Helicopters flew in around 13:00 and took Piotr Tomala, Jarek Botor and all their equipment out of camp one and dropped them in the main base camp of Nanga Parbat at 4000m. Then, after thirty minutes of waiting, about 1:30 pm from camp I, Elizabeth Revol, Denis Urubko and Adam Bielecki were taken out.
After re-loading the helicopters in the main base camp of Nanga Parbat, picking up Piotr Tomala, Jarek Botor and all the equipment. Askari Aviation helicopters transported the victim and rescuers to a military base 20 minutes away where Elizabeth Revol was handed over to a military helicopter team and transported to hospital in Islamabad .The team of rescuers was transported to Skard around 4:00 pm and finished rescue operation after total of 28 hours.
 
Head of the Rescue Team Paramedic Jarosław Botor
Post Scriptum Thanking my colleagues for the efficient rescue operation, I would also like to thank the Attache of the Polish Embassy in Pakistan, Zbigniew Wyszomirski for the coordination of all helicopter actions, and full availability during the campaign.
We also thank the pilots of the Pakistani army who, in difficult conditions, did their job well.
National Winter K2 Expedition leader Krzysztof Wielicki

 

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4 Commenti

  1. Bisognerebbe avere un report non ufficiale con intervista agli elicotteristi Pakistani, non censurata di eventuali parolacce.

  2. Non riesco a capire se il povero Tomek in cima c’è arrivato oppure se ha iniziato ad avere problemi durante l’ascesa finale ed è stato lasciato a 7200..

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