Alpinismo

La semantica alpinistica di Alex Txikon

Alex Txicon è un gran bravo ragazzo, anche un forte alpinista, ma a volte pare un gran pasticcione. Ci informa, solo ora che è sull’IceFall, sulla composizione della squadra della sua spedizione attraverso la foto degli sherpa (lavoratori d’alta quota, con tanto di stipendio, regole e sindacato), insieme ad Ali Sadpara (che con gli sherpa non c’entra nulla essendo un Balti del Pakistan) che non si capisce se sia lì incastonato come un alpinista invitato da Txikon, a cui il basco paga magari le spese e un rimborso, o un lavoratore d’alta quota come gli altri con lui nell’immagine.

Certo, se tutti facessero parte della spedizione, cioè ne sono membri, Txikon lo avrebbe scritto nella richiesta di permesso della spedizione che quindi la stessa risulterebbe composta da nove persone. E poi se questa è la Squadra della spedizione, con 7 sherpa ed un pakistano, dove sta Txikon? Non è della squadra? Boh.

All’inizio aveva dato mandato a un poco esperto portavoce di annunciare i paletti alpinistico-sportivi entro i quali si sarebbe consumata la sua performance e ce ne eravamo complimentati per il coraggio e l’arditezza: salita senza ossigeno, solitaria, prima invernale. Poi prima di partire è comparso Ali e la solitaria è scomparsa, ma sono rimasti l’assenza di ossigeno supplementare e la prima invernale.

Poi, usando lo strumento della semantica, più che la piccozza, per aumentare il valore della sua impresa, che tale è e rimane, Alex ha dichiarato allora che realizzerà la “prima invernale integrale, senza ossigeno all’Everest”.

L’Everest è cosa certa, almeno lui. Per il resto: l’ossigeno Alex non lo usa, bene, ma secondo quanto dichiarato dallo stesso basco Sadpara probabilmente si. Come dire: io corro il giro d’Italia con una bici regolarissima ma il mio gregario o compagno di squadra al quale sto a ruota e mi tira la volata (Nanga docet, ma entrambi senza ossigeno) potrebbe essere dotato di una e-bike.

Infine la furbata semantica per dribblare la prima invernale di Ang Rita che il 22 dicembre del 1987 era in cima all’Everest: l’aggiunta della aggettivazione “integrale” a invernale, a dir suo, la caratterizza come la prima salita, se sarà effettuata, con partenza dal campo base e rientro entro le date canoniche previste dalle effemeridi, 22 dicembre-21 marzo. Quantunque qualcuno, pure autorevole, sulla questione delle date dell’inverno la pensi diversamente.

Perché quest’articolo? Perché vogliamo bene ad Alex (a torto magari lui non ne è così convinto), conosciamo bene l’Everest e conosciamo le variabili climatiche, tecniche ed umane che si frappongono tra Alex, la vetta ed il ritorno al campo base. Roba da far tremare il cuore e i polsi. Aggiungerci nel racconto le variabili delle “interpretazioni” linguistiche pare forse un poco serio. Un po’ come indossare un abito bellissimo, con una macchia di cioccolata sul bavero. Niente di che, per carità, se ne vedono di peggio e l’amplissimo parterre di supporter e sponsor fa capire che qualcosa di gran valore bisogna pur vendere. Ma forse basta la vetta della montagna più alta della terra e il coraggio di l’affronta.

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