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Vincenzo Torti: Il CAI di oggi è già il CAI di domani

I nuovi bollini sono ormai arrivati e molti soci ne hanno già approfittato per incollare questa nuova piccola opera d’arte al loro tesserino CAI. Un francobollo che non è solo Soccorso Alpino e sconto nei rifugi, ma cos’è allora il CAI? Abbiamo cercato di capire meglio cosa vorrebbe essere il Club Alpino Italiano dialogando con il suo presidente generale Vincenzo Torti.

“Da un sondaggio è emerso che i giovani ritengono il CAI un’associazione molto seria, che però non sa comunicare bene all’esterno chi è e cosa fa. Dovremo quindi lavorare meglio per diffondere meglio il nostro messaggio.” Vincenzo Torti

 Il CAI ieri, oggi e domani?

Io sono stato accanto a due presidenti generali e tutti e due avevano costituito due gruppi di lavoro dedicati al CAI di oggi e al CAI di domani. Quando è toccato a me diventare presidente sono partito dicendo immediatamente che non esiste un CAI del futuro senza un CAI che oggi lavora seriamente.

Cosa significa CAI che lavora seriamente oggi?

Un CAI che non butta via il suo tempo e quello dei volontari. Considero il mio tempo e quello dei soci estremamente importante. Di mio ho già speso un anno e mezzo riuscendo a recuperare diecimila soci, credo quindi di aver fatto qualcosa di buono in quest’arco temporale.

Come immagina invece il CAI del futuro?

Il CAI futuro è il CAI che di giorno in giorno si profila all’orizzonte con idee che poi si trasformeranno in realtà. È il CAI che oggi progetta per poi fare in futuro qualcosa di concreto.
Uno degli esempi più concreti di CAI futuro è la casa della montagna di Amatrice a cui stiamo lavorando e che giorno dopo giorno si concretizza sempre più. Ora ci siamo impegnati per il dissequestro dell’area e, a breve, daremo incarico di progettazione della casa della montagna.
Altro esempio è il Sentiero Italia che io voglio rivedere nel 2018. Il mio editoriale su Montagne360 di gennaio sarà dedicato al Cammina Italia che torna e che viene integrato perché mancavano itinerari in due Regioni. Ho anche ricontattato Teresio Valsesia per lavorarci.
E ancora, appena insediato, sono riuscito a portare a compimento in pochi mesi una mia promessa di insediamento, ovvero la costituzione di un fondo di mutualità per aiutare le sezioni con difficoltà di risorse e, le sezioni che hanno avuto necessità importanti hanno già avuto accesso a questi fondi. Ora aspettiamo il benestare del MIBACT per far si che le sezioni possano richiedere un mutuo usando come garanzia la somma messa in una banca etica da parte del CAI Centrale.

 Lei sta allargando il panorama decisionale del CAI alla sua base, ai soci tutti. Quanto è importante nel CAI questo?

È importantissimo perché la voce deve essere quella della base. Io cerco di avere un dialogo con i soci tutti. Lo faccio attraverso l’editoriale di Montagne360 e, sempre attraverso quello, sono stato il primo presidente della storia a comunicare in anticipo a tutti i soci quel che sarebbe stato l’argomento di dibattito all’assemblea generale del CAI. Era un tema delicatissimo per noi, si parlava della nostra proprietà al Pordoi che ci è costata lacrime e sangue negli anni. Nell’editoriale del primo maggio ho espressamente detto che era insensato buttare via soldi così e ho motivato il perché si sarebbe parlato di questo nell’assemblea di Napoli. Non era mai accaduto prima.
Oltre all’editoriale io sono il presidente che ha intestato e firmato 1300 lettere a tutti i soci che nel 2017 hanno raggiunto 50, 70, 80 bollini. Sono piccole cose che ti fanno sentire la vicinanza della sede centrale. E a riprova di questo ci sono le tantissime lettere di risposta che sto ricevendo. Tutti mi rispondono con belle parole, riconoscenti. Molti ringraziamenti.
La vicinanza è questa. Avere il momento in cui fai vedere che il centro non è lontano. Spesso ho incontrato soci che scrivevano per essere ascoltati e quando ho potuto ci ho preso un caffè.
Ho cercato di mettere dei corsi in sede centrale. Questa sede non è lontanissima, va sfruttata.

 Che significato ha oggi il tesserino CAI?

Quello di appartenere ad un’associazione che risulti coerente tra gli ideali che propugna e i comportamenti che tiene. La coerenza, solo questa. Negli anni il CAI ha preso una marcata piega ambientalista, nel senso positivo del termine. Un modo fondamentale per mostrare la vicinanza del CAI al territorio.
Nel corso del mio mandato c’è poi stato l’impegno, preso in prima persona, a sostegno dell’ambiente per cercare di risolvere la problematica delle moto sui sentieri e ora tutte le associazioni ambientaliste stanno respingendo le associazioni di motociclisti che temono di subire un duro contraccolpo da questa chiusura.

Quella delle moto è una causa che le sta molto a cuore…

Certamente e le spiego perché con un esempio. Questa mattina ho parlato con R. da Prato, che mi ha contattato per dirmi grazie dopo aver letto un mio articolo sulle moto. R. è invalido su carrozzina da 30 anni. Si trova in questa situazione perché è stato aggredito da un gruppo di motociclisti sul suo terreno di proprietà mentre cercava di impedirne l’accesso.
Una storia grave, di cui non sto qua a raccontare tutta la trafila legale, ma una storia che insegna che ognuno deve avere rispetto per l’altro. Le moto devono stare nel loro spazio. Il codice della strada definisce ad articolo 2 quelli che sono i percorsi per loro e i sentieri non ne fanno parte.

Una battuta sul problema Guide Alpine/guide ambientali?

È una problematica che conosco indirettamente. Ma è un tema straordinario perché le Guide Alpine stanno studiando un modo per aprire il mondo dell’accompagnatore di media montagna e probabilmente si troverà un sistema, se da ambo le parti si lavora in modo serio.
Io sogno, come in tutte le professioni, che non si perda un livello di adeguata professionalità. So che le Guide Alpine sono serie nella preparazione. Non conosco invece la preparazione di altre forme di guide d’accompagnamento, ma questo non vuol dire che il loro livello sia scarso. Se si vuole fare seriamente c’è spazio per tutti. La speranza è che si abbia la voglia di trovare forme di accompagnamento professionale e serio, con preparazioni serie in modo che venga garantita all’utenza la miglior professionalità possibile. Poi, con quali sigle, poco importa. 

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3 Commenti

  1. Sig. Torti…
    Io primo qua, io primo la, sotto la mia presifenza abbiamo fatto…
    La vedrei molto bene in politica con qualcuno di conosciuto.
    Intanto il Cai come l’ Italia perde sempre più i pezzi. E gli aiutoistruttori come il sottoscritto che si sono rotti di regalare il proprio tempo prezioso ad un organo burocratico e politico cone il Cai.
    Buon lavoro…

    1. Bravo Federico, concordo pienamente!
      Presidente Torti, faccia quello che ha promesso, tagli, snellisca, mandi a casa i burocrati.
      Buon Lavoro….

  2. Articolo 1 dello statuto del CAI: Il Club alpino italiano (C.A.I.), fondato in Torino nell’anno 1863 per iniziativa di Quintino Sella, libera associazione
    nazionale, ha per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale.
    Il CAi sta all’alpinismo come Belen al canto lirico.

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