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Il canto del Gallo – Gli impianti da sci marginali: riconversione cercasi!

Passo Rolle: tanti ricordi! Partenze in corriera alle 3 di mattina per andare a fare una gara di sci su al passo tra muri altissimi di neve e tanto freddo! Bei tempi.

“As tu vist la ceseta de Transaqua, ohohoh,
col Cimon de la Pala sora i copi…
Sì, g’ho vist la ceseta de Transacqua
ma ‘l Cimon de la Pala no ghe xera; ohohoh
sòra i copi lustri de tant’acqua
se vedeva na nuvoloni nera; ohohoh
sul Cimon della Pala fiscia il vento, ohohoh…”

Un piccolo Maurizio Gallo al Passo Rolle

Ma ricordi anche molto più recenti di discese sui canali tra le pareti Nord dalla Vezzana ai Bureloni, alle Farangole o le più classiche gite con immancabili foto con il Cimon della Pala: il Cervino delle Dolomiti!

La casermetta del soccorso alpino Guardia di Finanza, quasi un reparto di isolamento, ma anche punto di incontro e di scambio di informazioni sulle condizioni con amici guide alpine lì in servizio. Due piccoli bar un tempo fumosi e affollati, oggi quasi chiusi.

Oggi i tempi sono cambiati: molta meno neve, impianti a cui fare manutenzione, costi elevatissimi per la neve artificiale, riduzione sensibile del numero di utenti.

Sicuramente possiamo affermare che lo sci sta attraversando un periodo di crisi ormai lungo dal quale difficilmente si torna indietro. Assistiamo al crescere dell’escursionismo estivo ed invernale ed allo sviluppo delle discipline più strane come la mountain bike da neve e la corsa sulla neve, mentre cala l’interesse per lo snowboard o il telemark.

In questo quadro, credo che pensare che la soluzione sia il collegamento fra i diversi comprensori sciistici con la realizzazione di nuovi impianti di risalita sia assolutamente miope e direi perfino anacronistico, senza contare l’ulteriore impatto ambientale in aree già fortemente compromesse e l’aggiunta di chilometri e chilometri di piste da innevare artificialmente. Funzionerebbe benissimo un frequente servizio di Ski bus di collegamento di ben 4 Comprensori a cavallo tra Veneto e Trentino: tra il Lusia, Passo Valles, Passo Rolle e San Martino. Anche i ritorni serali al punto di partenza verrebbero molto più facili dopo il divertimento “apres ski”.

È necessario ridurre il numero delle stazioni, tagliando quelle poco remunerative (cosa che peraltro sta già succedendo inesorabilmente), e concentrare gli investimenti nelle aree dove ha ancora un senso.

Invece è interessante la strada di un recupero di situazioni obsolete per lo sci alpino nella prospettiva di offrire degli spazi multisport estivi e invernali, che possono rappresentare un polo di attrazione per un approccio “soft-slow mountain” senza i ritmi frenetici dello sci alpino, con più spazi anche per i bambini e le famiglie, con strutture ricreative per le passeggiate, con punti di ristoro a impatto minimo, piste di slittino, parchi avventura estivi ed invernali, e tutto lo spazio per le iniziative innovative.

Passo Rolle poteva essere uno di questi spazi privilegiati e spero dentro di me che possa ancora diventarlo in futuro.

“Nella ciesa cjanta Messa ‘l prete
sul Cimon de la Pala fis’cia il vento; ohohoh…
Cossa importa se g’ho le scarpe rote:

mi te vardo nei oci e son contento; ohohoh”

 

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Un commento

  1. Di impianti marginali venuti in seguito , a discapito di passo Rolle, ne son venuti a bizzeffe,a quote inferiori e con esposizioni a sud…servirono come specchietto per le allodole per piazzare appartamenti con il solitio”vicino alla pista”.Ora quegli impianti sono falliti dopo qualche stagione e gli appartamenti deprezzati ed invendibili.Poi le caserme del Rolle…non servono piu” , la massa di reclute che in Finanza espletavano il servizio di leva obbligatoria …e’ un lontano ricordo.

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