Alpinismo

Cordata tutta vicentina in vetta al Khan Tengri

Una cordata tutta vicentina, composta da Giampaolo Casarotto e Silvia Favretto, è arrivata in vetta al Khan Tengri, 7000 a confine tra Kazakistan, Kirghizistan e Cina. La via seguita è quella nord, la più complessa dati gli oltre 3000 metri di dislivello. Roberto Ferrari, terzo membro della spedizione, ha dovuto rinunciare. 

Di seguito il resoconto di Giampaolo Casarotto.

 

 

Partiti dall’Italia il 20 luglio con volo su Istanbul e poi Almaty, in Kazakistan. Spostamento in auto di circa 300 km verso il confine con la Cina ed il Kirghisistan, presso il villaggio Kalkara, a 2000 metri circa.

Un giorno di acclimatazione con passeggiata fino a 3200 metri  ed il 23 abbiamo fatto il volo in elicottero che in circa 45 minuti ci scarica sul ghiacciaio nord dove è situato il campo base a 4000 metri.

I giorni successivi saliamo al campo 1 a circa 4600 metri, poi al campo 2 a 5500 metri e saliamo alla cima del Chapaeva a 6150 metri. Scendiamo al campo base per alcuni giorni di riposo e poi ritorniamo dal campo base al campo 2 direttamente. Spostiamo la tenda ed i materiali necessari al campo 3 a circa 5950. Rimaniamo un giorno fermi a causa del forte vento ed il 6 agosto, alle 2,30, iniziamo la salita verso la vetta. Verso le 15,30 riusciamo a toccare la piccola croce di vetta del Khan Tengry.

La fatica non è finita perchè bisogna scendere i ripidi pendii e salti rocciosi e solo verso le 21,00, con il chiaro della luna, raggiungiamo la nostra tenda. Il giorno successivo risaliamo i circa 200 metri per superare la cima del Chapaeva e poi ci tuffiamo lungo i 2000 metri che ci separano dal campo base che raggiungiamo con le prime ombre della notte. Ad attenderci un piatto di minestra calda e la simpatia dei kazaki che per festeggiare aprono una bottiglia di vodka da bere a grandi sorsi.

Durante il nostro soggiorno abbiamo incontrato solo altri due alpinisti italiani e poi molti alpinisti dagli Stati Uniti, dalla Spagna, dalla Francia, e dai paesi dell’est Europa.

La salita lungo il versante nord non è mai banale e anche se ci sono corde fisse su cui assicurarsi richiede sempre molta attenzione. Anche la discesa è impegnativa e richiede molte calate in corda doppia. Il dislivello dal campo base alla vetta è superiore ai 3000 metri e questo richiede un notevole sforzo per trasportare il necessario per allestire i vari campi.

Il nostro viaggio alpinistico era in autonomia nel senso che non abbiamo richiesto l’aiuto di guide o portatori d’alta quota, ma solo i vari passaggi di spostamento ed il vitto ed alloggio al campo base.

Il gruppo era composto da Silvia Favretto, Roberto Ferrari, Giampaolo Casarotto, tutti alpinisti vicentini. In vetta sono arrivati Silvia Favretto e Giampaolo Casarotto mentre Roberto Ferrari ha rinunciato dopo il campo 2 per malori legati alla quota.

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3 Commenti

    1. Sono 45 minuti di volo obbligatorio perchè è impossibile raggiungere il campo base a piedi attraverso i vari ghiacciai. E’ come sul Denali che si raggiunge il campo base con i piccoli aerei.

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