Medicina e benessere

Fare un’ecografia in una forra? Da utopia a realtà

Eseguire un’ecografia in una situazione di emergenza, magari anche in una forra allagata: quella che sembrava un’utopia medica è diventata realtà. Il battesimo dell’ecografo in territorio “ostile” è stato al contest-esercitazione “Canyon Rescue Race” organizzata dal CNSAS lo scorso aprile, dove squadre da tutta Italia si sono sfidate in operazioni di soccorso in canyon. La sperimentazione è stata effettuata dal dott. Andrea Orlandini, istruttore nazionale medico del Soccorso Alpino, lungo il Fosso del Campione di Prodo, una forra in Umbria.

L’ecografia effettuata dal CNSAS nella forra in Umbria.

“L’attrezzatura (la sonda wi-fi dell’ecografo in un involucro stagno nello zaino del medico) – dice il dott. Orlandini –  ha resistito a salti e tuffi da almeno 8 metri ed ha permesso di simulare un eco all’interno della forra senza alcun problema”. La possibilità di effeturare in loco l’ecografia ha grandi vantaggi per la diagnostica dei traumi da caduta (in genere: rottura milza, emorragie interne, lesioni a cuore e polmoni), con il vantaggio di poter cominciare da subito il giusto trattamento farmacologico .

Esperimenti di questo tipo non sono nuovi in ambito montano. Già sull’Everest l’ecografia era stata usata per monitorare variazioni fisiologiche sugli alpinisti, ma l’utilizzo in una forra allagata è una novità assoluta. L’obiettivo è quello di rendere standard la procedura nelle situazioni di soccorso speleologico. Come dice ancora Orlandini: “Il CNSAS attraverso la SNAMED (scuola nazionale medici) sta sviluppando un corso di ecografia pre-ospedaliera per ambienti ostili che verrà realizzato in collaborazione con SIMEU (società italiana di medicina emergenza urgenza) e WINFOCUS (il principale network formativo in ambito di ecografia d’urgenza al mondo)”.

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