Alpinismo

Barmasse e Gottler scalano in giornata la difficile parete sud dello Shisha Pangma

Nella giornata di ieri le agenzie e gli uffici stampa avevano rilasciato informazioni contraddittorie tra di loro circa la salita di Hervé Barmasse e David Gottler. Da un lato si annunciava la vetta, dall’altro si parlava di rinuncia a pochi metri dalla cima per problemi di sicurezza. Noi avevamo dato la notizia riportando quanto sostenuto da entrambi i comunicati e specificando la necessità di attendere Barmasse, che era comprensibilmente a riposare dopo essere tornato al campo base, per fare chiarezza su quello che era stato evidentemente un problema di comunicazione. 

Ecco quindi l’atteso comunicato, che riportiamo integralmente, dell’ufficio stampa dell’alpinista inviato pochi minuti fa. Da parte nostra i complimenti per la bella e difficile impresa realizzata sulla parete sud dello Shisha. 


 

Al primo tentativo, Hervè Barmasse ha salito in poche ore la Parete Sud della 14esima montagna più alta del mondo. Come annunciato alla partenza dal 39enne scalatore valdostano, che ha avuto come compagno di scalata il tedesco David Goettler, in sole 13 ore e in stile alpino (senza corde fisse e campi pre-allestiti) ha scalato i 2.200 metri della difficile Parete Sud dello Shisha Pangma (8.027).

Partiti alle 4.45 del mattino di domenica mattina da quota 5.850 m, i due sono arrivati a quota 8.024 alle 17.45, sfruttando una finestra di bel tempo limitata a meno di 24 ore.

“E il momento più bello – sono state le prime parole al telefono satellitare pronunciate dopo l’impresa da Barmasse, atleta del Team The North Face – è stato proprio quando nei pressi della vetta, guardando l’orologio, abbiamo capito in quanto poco tempo eravamo saliti. Non per una questione di record, ma di capacità di sfruttare al meglio le poche ore di bel tempo e il nostro impegno fisico e mentale. Parlare di stile alpino, in Himalaya è facile, ma avere il coraggio di praticarlo su una montagna cosi grande, è un’altra cosa. Pochissimi alpinisti al mondo ci sono riusciti e iniziare la mia esperienza a quota 8000 in questo modo è per me molto significante”. 

Una salita “esemplare” quella di Barmasse, soprattutto se si considera che l’alpinismo Himalayano praticato dal 99,9% degli scalatori segue ancora le vie normali, con ossigeno e corde fisse. Altra dimostrazione di coraggio, lucidità mentale i due scalatori l’hanno dimostrata pochi passi dalla vetta 8.027 m, per un incombente pericolo di valanghe.

“Mancavano meno di tre metri per essere sul punto più alto della montagna, forse solo una cornice di neve, ma ad ogni passo il manto nevoso si assestava con rumori preoccupanti. Ci siamo guardati e con un cenno d’intesa siamo ritornati sui nostri passi, al sicuro per goderci il panorama e scattarci una foto a testa. Sono certo che pochissimi alpinisti si porrebbero il problema di specificarlo, ma noi ci teniamo a sottolinearlo perché quei 2/3 metri, anche solo tre passi, potevano fare la differenza tra vivere o morire”.

Scalare le montagne in modo pulito e allo stesso tempo mantenere lucidità e responsabilità delle proprie azioni sono l’esempio migliore per le generazioni future. Il “bagaglio” di Barmasse e Goettler prevedeva una tenda, un sacco piuma da condividere in caso di emergenza, un fornello gas da 500 grammi, un pentolino, 4 gel, 4 barrette, una cioccolata, 5 tisane, 2 chiodi ghiaccio a testa, 2 picche, 25 metri di corda e 6 moschettoni. I due erano completamente soli, quindi non ci sarebbe stata alcuna possibilità di soccorso in caso d’incidente.

Con la salita in poche ore della Parete Sud della 14 esima montagna più alta del mondo Barmasse e Gottler realizzano un’impresa riuscita solo a Erhard Loretan (terzo alpinista ad aver scalato tutti i quattordici 8000) Jean Troillet e Wojciech Kurtyka.

“Dietro questa salita c’era una grande voglia di riscatto dopo i miei due recenti infortuni, e la voglia di dimostrare che ci si può rialzare e che niente è impossibile”.

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11 Commenti

  1. …il povero e altissimo Ueli Steck è già stato sepolto nel dimenticatoio sotto una valanga…??? Salì la stessa parete a tempo di record in 10 ore e 30 minuti e in stile alpino il 17.04.2011…

    Ciao e grazie !

    1. Ciao Luchino,

      data la confusione a livello di comunicazione già presente sulla salita, abbiamo, come è scritto nell’articolo, voluto solamente riportare integralmente il comunicato di Hervè, decidendo quindi di non aggiungere o togliere nulla da quanto scritto dall’ufficio stampa.

  2. Spero che il comunicato stampa sia di qualche manager euforico perchè di cadute di stile, oltre che di dimenticanze, ce ne sono parecchie

    1. Se dire un sacco di inesattezze in 50 righe per autoelogiarsi e mettersi in un podio dove non ci sei è per te un segno di stile, ben vengano gli alpinisti che salgono in stile alpino (e sono centinaia), dicono quello che hanno fatto senza ghirigori inventati e lasciano agli appassionati. Sono sobbalzati anche in Polonia, come puoi leggere, per questo comunicato stampa tipico dei tre italiani che da anni fanno così. Utile per avere seguaci su feisbuk e giornali massmedia e quindi tanti tanti sponsot

      1. sono centinaia che salgono in 13 ore una parete come lo shisha e sono così onesti da dire che hanno mancato la cima per così pochi metri… non ci credo

        1. lla prima parte della tua frase la risposta è sì. Solo uno è andato come Steck (dimenticanza del comunicato), mentre sono molti in grado di salire così, e lo hanno fatto su pareti più difficili . Pensi Lama, Auer, Anderson, i giapponesi, non abbiano fatto cose molto più difficili ad alta quota in tempi assurdi? Resta un’ottima performance, ci mancherebbe preclusa a noi normali, ma non superlativa per i migliori. non super paroloni come quelli del comunicato. sui tre metri applaudo e se si limitavano a salita, tempi di salita e precisazione della vita non facevano la figuraccia che stanno descrivendo in tutto il mondo come definirsi re del cervino senza aver salito la nord e queste cose qui. poi bisogna vedere chi l’ha scritto quel comunicato perchè la dimenticanza di Steck è assurda

  3. Hi everybody,
    sorry for writing in English.

    Concerning the south face of Shisha Pangma and alpine style, the first person who climbed new route solo on this face in pure alpine style (real “on sight”) was Krzysztof Wielicki in 1993. The line is called Wielicki route/couloir and mentioned in internet and printed literature, see for example [2, 3].
    Internet, with topodiagram:
    http://www.everestnews.com/sproute.htm

    The route runs between British Route (Baxter-Jones, MacIntyre & Scott 1982) on the left and former Girona route (1995, Spanish) on the right hand side. This is exactly the same part of the face which was climbed in 2011 by Ueli Steck by his variations. On planetmountain.com one can find the following description of the Steck’s 2011 line:
    ”… Steck combined the original route up the SW Face – the British route established in alpine style by none other than Doug Scott, together with Alex Macintyre and Roger Baxter-Jones – with a section of Krzysztof Wielicki’s extraordinary 1993 solo and the 1995 Spanish route…’’
    [ http://www.planetmountain.com/en/news/alpinism/ueli-steck-the-climb-up-shisha-pangma.html ]

    By the way:
    1) Wielicki’s ascent was recently used as a benchmark to compare/analyze the speed of Ueli Steck 2011 climb; 2) Wielicki finished the route by more direct variation via rock face while Ueli Steck turned further to the right and joined Girona route.

    Wielicki had climbed S face on Oct 6th 1993 starting at midnight. Climb took him about 13 hours to finish the face (with last 400m of hard rock section). Then next 5 hours to the top. The night caught him on the way down at 7400m. He had descent via Slovene 1987 route
    (in upper part common with normal route, e.g. the line of descent by British climbers in 1982)..

    For completeness of significant alpine style climbs one can also mention solo climb via new variations by Jean-Christophe Lafaille in December 2004.

    For completeness one can also mention solo climb by the new variations by Jean-Christophe Lafaille in December 2004.

    Sorry for slightly boring style and some mistakes.

    Regards

    Grzegorz Glazek, Poland

    Further reading:
    Shishapangma in en.wikpedia and es.wikipedia
    1. Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Shishapangma
    which among 4 references about Wielicki’s route, among them well known book:
    [2]. Richard Sale, John Cleare: On top of the world. Climbing the world’s 14 highest mountains, HarperCollins Publ., 2000, chapter Shisha Pangma.
    Also the list of routes in: https://es.wikipedia.org/wiki/Shisha_Pangma
    [3] List and the photograph with lines: http://www.himalaya-info.org/shisha_geschichte.htm
    as pdf: http://www.himalaya-info.org/PDF-Dateien/Shisha%20Pangma%201993.pdf
    [4]. And the most professional sources:
    4.1. http://desnivel.com/expediciones/lafaille-solo-en-el-shisha-pangma
    4.2. and AAJ 1994, p. 277-278
    http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199427702/Asia-Tibet-Cho-Oyu-and-Shisha-Pangma-New-Routes
    4.2a. Printed version, pdf:
    http://aac-publications.s3.amazonaws.com/documents/aaj/1994/PDF/AAJ_1994_36_68_277b.pdf
    4.3. Jan Kielkowski: Shisha Pangma Mountains, Explo-MJK-Stapis, Hilden-Katowice2013, especially diagrams on pages 64-66. Available via cordee.com, https://www.cordee.co.uk/Shisha-Pangma-Mountains-det-0-0-0-10411.html?search=Shisha+Pangma&stype=All&schcat=0&schtext=t&schtype=0

  4. Bene così… Solo chi sa rinunciare quando serve può dire di essere un vero alpinista! E’ in queste situazioni che si vede chi va in montagna con la testa e con il cuore…
    Le polemiche come al solito lasciano il tempo che trovano!

  5. Ma a me sorge spontanea una curiosità: non è che i 3 metri alla cima si riferiscano al solo dislivello e non considerino lo sviluppo ancora mancante e chi ha redatto il comunicato stampa per la North Face ha interpretato male le notizie comunicate in modo molto corretto dai due alpinisti?
    Penso questo per due motivi:
    1) dalla foto che inquadra Gottler sembra che dietro di lui la cresta continui per ancora un buon tratto (sino alla cima che si vede in secondo piano sulla sinistra) anche se non sembra guadagnare troppo in altezza (i famosi 3 metri citati?);
    2) che senso avrebbe dire che non si è arrivati in vetta se è solo questione di non calpestare la cornice sommitale (ad esempio sulla cima del Broad Peak tutti si tengono alcuni metri sotto la cornice sommitale per ovvie ragioni di sicurezza); diversamente avrebbe senso rilevare tale aspetto se la vetta vera e prorpia non fosse sulla verticale ma spostata e per percorrerla fosse necessario camminare su un campo minato come quello delle cornici di cresta.
    Ovviamente questo vuole solo essere un tentativo di precisazione (a mio avviso comunque non irrilevante) che, tuttavia, nulla toglie alla bellezza dell’impresa in se.

    1. E’ una delle tante curiosità del comunicato. Annuncia un tempo di salita quando mancava ancora un’ora o chissà quanto

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