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Il Canto del Gallo – Ahi Ahi Mezzalama

Da sempre il mondo della montagna si divide fra chi sostiene che non si debba e non si possa fare dello sport e quindi delle competizioni in montagna e chi invece sostiene che alpinismo e sport siano due aspetti diversissimi, ma che possono coesistere. Sport e alpinismo diversi fra loro, ma con mille sovrapposizioni.

Quasi tutte le parole che finiscono in –ismo stanno ad indicare dottrine e movimenti religiosi, sociali, filosofici, letterari, artistici, atteggiamenti, tendenze, caratteri collettivi o individuali; solo in rarissimi casi attività sportive (ciclismopodismo). Cito tre “ismo” che secondo me sono ben collegati fra loro: illuminismo, eroismo, alpinismo; perché quando si pensa all’alpinismo spesso si intende più uno stato mentale nei confronti della montagna, per alcuni una filosofia di vita. Giusto o sbagliato che sia l’alpinismo lo abbiamo accettato così.

Faccio un passo indietro, ripartendo dallo sport: attività che si esprime in una competizione, con una classifica, un vincitore sulla base di regolamenti ben precisi e un’etica della correttezza che anch’essa ha delle regole scritte, non solo tramandate oralmente come quando si parla di alpinismo.

Io sono fra coloro che da sempre ha sostenuto che lo sport in montagna ci sta tutto; anzi, se si fossero adottate le regole tipiche dello sport si sarebbero potute evitare tantissime polemiche su chi era o è il più forte alpinista, chi ha salito o meno una tal cima: tutte cose che costellano la storia dell’alpinismo che in realtà così puro e scevro da competizione, come taluni ci vogliono far credere, non è mai stato.

Sono stato promotore delle gare di arrampicata su ghiaccio fino alla loro massima espressione con la Coppa del Mondo, nello stesso tempo non mi sono mai opposto ai meeting tra amatori, i “rassemblement alla francese”, anche se mi è sempre sembrato importante tenere ben distinte le due cose.

Nello scialpinismo è lo stesso. Ci sono i raduni non competitivi e ci sono le gare vere e proprie (anche se poi nelle competizioni rimane ancora una frangia di partecipanti per i quali è importante partecipare e basta).

E arrivo al tema di questo mio “canto”. É verissimo che il Mezzalama è qualcosa di incredibile e unico nel panorama delle gare di scialpinismo, in un ambiente eccezionale e complesso, difficilissimo da organizzare anche per le variabili condizioni meteo e nevose, ma è e deve rimanere comunque una gara agonistica a tutti gli effetti, con delle regole certe perché si parla di tracciato, cancelli e tempi.

Lo scialpinismo sportivo diventerà a breve disciplina olimpica, sicuramente non sarà come il Mezzalama, che è incredibilmente di più, ma rappresenterà gare per le diverse specialità, in ogni caso più semplici e facilmente interpretabili da parte dei giudici.

Gare sportive: ma il Mezzalama di quest’ anno si è, suo malgrado, sicuramente allontanato da questa visione sportiva ed ancor più da quella olimpica.

Mi spiego: in tutte le gare in cui bisogna stare in un tracciato, chi salta una porta o non segue il percorso obbligato viene squalificato (a meno di non risalire a scaletta per riprendere il tracciato corretto) anche se il secondo avrebbe comunque perso, anche se il secondo non fa ricorso ecc, per rispetto delle regole che nello sport devono essere, per l’appunto,  rispettate; in caso contrario si avvalora ulteriormente tutto quell’alone di incertezza naif,  talvolta di comodo, tipico del cugino alpinismo.

Non si può essere rigorosissimi nei controlli prima della partenza sui materiali per ragioni di sicurezza, tanto da non accettare una piccozza se non ha la paletta, e poi essere morbidi su un errore chiaro nel seguire il tracciato.

In più il tracciato era stato modificato per ragioni di sicurezza, dove è finita questa decisione?

Non si può risolvere tutto con una “strigliata agli alpini” nel dopo gara (articolo sulla Stampa del 27 aprile): le strigliate vanno bene per i ragazzi a scuola, non per degli atleti che possiamo definire professionisti veri e propri, che si allenano tutto l’anno anche per vincere una competizione, usano materiali sofisticatissimi e super costosi per i quali le aziende sviluppano da anni una ricerca continua (come accade per il Mezzalama), o che la competizione possono perderla se commettono un errore dettato dalla foga/disattenzione in prossimità dell’arrivo e quindi rilevabile da tutti.

Aspettarsi per la più bella e importante gara al mondo di sci alpinismo un provvedimento di ripristino dell’etica sportiva è chiedere troppo? Anche per rispetto di tutti coloro che praticano e seguono direttamente o indirettamente le gare di scialpinismo, aziende incluse.

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5 Commenti

  1. Ecco che le dispute tipiche del calcio..travalicano ed invadono altri sport.
    Non ci voleva in una delle ultime attivita’ libertarie entrate nella Grande Giostra degli sport olimpici( tutti professionistici).Stranamente altre restano fuori (esempio pattinaggio a rotelle artistico e velocita)

  2. Non vedo alcun plausibile motivo per cui non si debbano
    abbinare montagna e sport con le numerose possibilita’
    che l’ambiente offre. Da giovane partecipavo anch’io alle
    gare, collezionando medaglie e coppe, tuttavia rispettando
    al massimo il ‘fair means’ per quanto riguarda l’alpinismo.
    L’ultima gara l’ho fatta una dozzina di anni fa, a 65 anni.
    Certo che la differenza per quanto riguarda l’attrezzatura
    e’ enorme. Allora si partiva per qualche cima o parete di
    piu’ giorni con 30 chili sulle spalle, oggi bastano 10-12.
    Sci di legno, i miei n.o uno li conservo ancora, indumenti
    di lana e cotone, moschettoni, ramponi, chiodi di ferro etc.
    Solo gli scarponi, fatti su misura da calzolai specializzati,
    avevano poco da invidiare ai moderni, molto piu’ leggeri.
    Per quanto riguarda il team degli alpini al Mezzalama,
    mi sorprende solo il fatto che siano stati tanto avanti.
    Ai miei tempi i militari, di qualsiasi nazione fossero, non
    si classificavano mai prima del 5-6. posto, i primi erano
    sempre civili, e cosi sarebbe stato anche in quaso caso, se
    gli organizzatori avessero lavorato meglio.

  3. Penso che il “canto del Gallo” serva a chiarire alcuni concetti: la differenza fra professionismo e dilettantismo è di sostanza, perché porta con sé un maggior rigore nell’applicazione delle regole.
    Ho vissuto anch’io la stagione d’esordio delle competizioni di skialp, 35 anni fa. Belle esperienze, divertenti e memorabili. In una gara a coppie, il mio compagno fece, a causa della segnaletica approssimativa, un errore di percorso (allungandolo) che ci costò il primo posto: nessuno disse nulla, ci ridemmo su e la cosa rimase – e rimane – solo come un pretesto per sfottò postumi.
    Però… di fronte alla competizione dura e pura, dove gli sponsors investono bei soldini, dove i professionisti costruiscono e alimentano le loro fonti di reddito, dove i diritti televisivi varranno molto… mi spiace, ma delle due, l’una: o il rigore è massimo o si è squalificati. L’alternativa è che il “canto del Gallo” anticipi il canto del cigno di una nuova disciplina olimpica che, con queste premesse, si squalifica da sola.

  4. D’acccordo: la gara è stata smeretriciata e
    i secondi sono PRIMI.
    Punto.
    Potreste però scrivere chiaramente chi sono,
    questi anonimi “secondi” e ce li rimpiazziamo
    in testa, senza che dobbiamo fare ricerche?

  5. A 4000m non si fanno “gare”. In un ambiente in cui la progressione dovrebbe esser fatta in modo da conservare le energie per le emergenze (valanghe, caduta nei crepacci, cambio repentino del meteo) non ha senso fare gare di velocità.

    Per cui fate e dite quello che volete, l’etica e il buon senso mancano “a monte” e non sarà certo la vicenda dell’errore di percorso a cambiare la sostanza delle cose.

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